Avete presente quando dite cose del tipo “vado e torno, non ci metto molto“. Ecco, sabato scorso per me è andata così. Complice lo stesso mio livello di pazzia nella mia amica Elena, i chilometri del mio vado e torno sono stati 616 in poco più di 12 ore. Vado, guardo una mostra, faccio qualche chiacchiere e torno. Per essere precisi. La mostra in questione era R’n’R Bonsai, evento durato una quindicina di giorni e che ha occupato una parte di Villa Buonaccorsi a Potenza Picena, nelle Marche. Perché tanto interesse da parte mia per un evento così? Perché le foto esposte erano di Henry Ruggeri, fotografo ufficiale di Virgin Radio, professionista davvero molto bravo, del quale avete già letto l’intervista su questo blog. Beh… perché parlarvi di una mostra già chiusa? Perché il Rock (e l’arte) non dorme mai…
Che cos’è R’n’R Bonsai?

R’n’R Bonsai (che avete capito tutti che sta per Rock and Roll, vero?) è stata una mostra-evento che si è tenuta nelle Marche. L’intento era quello, in primis, di raccontare il lavoro di Henry Ruggeri e di Gianluca Grandinetti, rispettivamente fotografo e videomaker. Entrambi operano nel mondo della musica che – lo sappiamo fin troppo bene – ne ha patite di ogni in questo periodo di pandemia. Hanno patito i professionisti del settore, qualsiasi fosse la tipologia di lavoro facessero. La mostra si prometteva ri raccontare, per immagini, il lavoro di due professionisti come Henry e Gianluca ma indagava anche sul rapporto con gli artisti. Oltre a questo, erano esposti un sacco di memorabilia davvero interessanti.
Che cosa ha a che fare il rock con i bonsai?
Eh, bella domanda. Me la sono posta anch’io un sacco di cose prima di andare a visitare proprio l’esposizione con le foto di Henry e i video di Gianluca. Io non sono un’esperta di bonsai e, per furtuna, all’ingresso della mostra c’era chi ci ha spiegato tutto. E che ringrazio anche oggi, scusandomi per tutte le interruzioni che gli abbiamo imposto. Il bonsai, solitamente, viene accostato a una pianta più grande perché crei una sorta di connessione energetica. Il concetto è totalmente applicabile all’aver accostato, all’interno dello stesso evento, la carriera di Henry Ruggeri con quella di Gianluca Grandinetti: due artisti con percorsi simili ma pur sempre diversi, capaci di comunicare in un modo spettacolare, sempre nel nome della musica.
Si può sentire la musica… guardando un’immagine?
Può sembrare una sinestesia degna di non so quale poeta: sentire un’immagine. Percepire il suono, la folla, la densità delle onde che escono dagli amplificatori. Vi sembra così strano? A me no. Sarà perché la passione per la musica muove ogni mio giorno e, spesso, anche molti di miei viaggi. Le foto di Henry lasciano percepire il momento in cui sono state scattate. Non importa che voi siate stati o meno a quel dato concerto o no: guardando le foto di Henry si sente la musica. O almeno questo capita a me. Sapete che non faccio mai troppi spoiler parlando di mostre da vedere ma oggi voglio raccontarvi una cosa: all’ingresso della mostra c’era una stanza con un’installazione immersiva. Si trattava di un video proiettato a 360° sulle pareti, opera proprio di Gianluca Grandinetti, capace di ridare la sensazione del live. Una sensazione persa da troppo tempo ormai. Io ho avuto la pelle d’oca lì dentro e mi stavo commuovendo. Iniziare la mostra con una simile proposta aiuta, poi, a sentire la musica con gli occhi.
La mostra R’n’R Bonsai, per me
Sai quando senti di fare la cosa giusta, vero? A me capita quando scrivo. A volte, ci sono dei giorni in cui mi dico “mannaggia” (proprio come scrivevo ieri) e poi mi ripeto ad libitum “chi me l’ha fatto fare“. Spesso ricevo delle gran soddisfazioni da voi che mi leggete e quindi mi sento di essere al posto giusto. Osservare quella mostra, parlare con Henry (che ci ha gentilmente raggiunte, facendoci un regalo grande) mi ha fatto capire quanto lui sia davvero al posto giusto. Anche se questo che viviamo può sembrare a tutti gli effetti il momento peggiore. Qualcuno più saggio di me scrisse che non esiste un momento migliore o un momento peggiore per le cose. Di per sé c’è solo il coraggio di credere al percorso verso cui tende la nostra anima. Visitare quella mostra mi ha fatto bene perché mi ha riportata in una dimensione che sentivo persa. Persa per la troppa attesa. So che tornerà ma sono stufa di aspettare. Ci vuole coraggio a organizzare un evento così. Ci vuole coraggio a ricordare alle persone una delle cose più preziose che hanno perso e ci vuole coraggio anche nel raccogliere l’amore che le persone ti restituisco quando si rendono conto che le tue foto trasmettono musica, che le tue immagini sono musica. E che in quella musica… nulla potrà mai andare male. Ecco perché mi sono fatta 616 km in un giorno. Grazie a Henry, a Gianluca e a tutto lo staff dell’evento perché è così che si fa la differenza. La cosa bella che ho in mente? Portare quella mostra anche in altri luoghi. Magari ci riesco. Chi lo sa.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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