
Domenica scorsa, forse complice un gin lemon particolarmente generoso, sono finita a intavolare una sorta di monologo sulla bellezza assoluta e sull’importanza di Werimar. La Kulturstadt tedesca è un luogo che vale il viaggio in Germania, almeno per me. Mi sono resa conto parlando che raccontare Weimar è un po’, per me, come raccontare il pezzo di un amore. Ecco perché oggi sono qui a parlarvi di quello che amo di Weimar: tornerei di corsa in quella città della Turingia e tornerei di corsa a rivivere tutte le esperienze che sto per elencarvi, pronte a diventare motivo d’amore e non solo motivo di viaggio. Cosa volete farci? Sono fatta così? L’elemento culturale in viaggio vale per me più di mille altre motivazioni. Weimar, così come la vicina Jena, sono una specie di molla per la mia mente.
Viaggio in Germania: come raggiungere Weimar
Weimar è una città di poco più di 60 mila abitanti che si trova in Turingia, un Land che faceva parte della DDR. Come si vede dalla mappa, Lipsia e Dresda non sono così distanti come non lo è Francoforte sul Meno. Io, quando ci andai, decisi di raggiungere Weimar in treno. Dall’Italia si arriva a Monaco di Baviera; da lì a Erfurt e da lì a Weimar. Ci ho messo un giorno di viaggio, tra un cambio e l’altro. Sinceramente non ho mai deciso di arrivarci in aereo ma credo opterei per Lipsia o Francoforte, per l’appunto. La zona della Turingia in cui si trova Weimar è comunque ben servita da treni locali, utili anche per esplorare i dintorni dove troverete località come Jena oppure Marburg. Tutte città universitarie dove io sognavo di andare a studiare prima o poi. Il centro di Weimar è piccolo e si gira tranquillamente a piedi.
Perché Weimar è definita “Kulturstadt”?
Le mie foto di Weimar sono state fatte con non mi ricordo che telefono: sicché non sono proprio il massimo ma spero mi vogliate bene lo stesso. Una delle domande più frequenti su Weimar è perché questa città sia definita Kulturstadt in modo perenne. Kulturstadt significa città della cultura – ovviamente – ed è un appellativo che Weimar si è guadagnata in secoli di presenza culturale in Germania. Molta della fortuna culturale di Weimar si deve alla presenza, inizialmente, della corte del Duca Sassonia-Coburgo-Weimar che, dal XVII Secolo, ha fatto il bello e il cattivo tempo in città. Dalla sua corte passarono non so quante persone celebri e culturalmente importanti, da Bach a Goethe. Con susseguirsi dei Duchi, si susseguirono anche le personalità. Il Novecento, poi, portò nuova linfa a Weimar con la scuola di architettura del Baushaus. Chi studia tedesco come lingua straniera e ne studia la letteratura sa bene quale sia il significato di Weimar: basta solo citare Goethe e Schiller e il gioco è fatto. Esaltazioni da studiosi a parte, quello che ha fatto di Weimar una città culturalmente fondamentale fu proprio la presenza di una corte a dir poco illuminata e capace di essere terreno fertile per musica, letteratura e filosofia. Ed è proprio lì che vado ad attingere parlandovi di quello che amo di Weimar.
Quello che amo di Weimar: la Lutherweg

Nel centro di Weimar c’è una chiesa che ha tanto da raccontare: viene comunemente chiamata Herderkirche, ovvero la chiesa di Herder. Questo nome deriva da quello di Johann Herder che fu un filosofo e parroco di questa chiesa. Oltre a questo, al sui interno si trova una pala d’altare di Lucas Cranach, pittore che immortalò anche Martin Lutero. E proprio lì voglio arrivare: Weimar si trova lungo quella che viene definita la Lutherweg, ovvero l’itinerario di viaggio che si può seguire in Germania per ritrovare Lutero, le tesi di Wittemberg, la sua fuga e tutto quello che ne fu successivamente. Lutero si rifugò a lungo proprio a Weimar che, già ai suoi tempi, era considerata una città culturalmente fertile e accogliente. Se conoscete poco la Germania e avete voglia di seguire un itinerario poco comune tra i viaggiatori italiani, prendete come esempio la Lutherweg: vi porterà in posti incredibili.
Quello che amo di Weimar: le birrerie, la Solianka e le Thüringer Klöße
Non a caso, nel paragrafo precedente, ho scritto “ospitalità“. Le locande di Weimar e le sue birrerie sono un qualcosa che vale il viaggio fino in Turingia. Io ero lì a inizio gennaio, anni fa, in un momento in cui il freddo si faceva sentire in modo particolare. Per questo motivo, era davvero molto piacevole finire la mia giornata all’interno di una taverna con tanto di stube, ordinando una keller come si deve e magari un piatto di Solianka. Quest’ultima è una zuppa molto diffusa nella ex DDR, qualcosa di davvero speciale nei giorni freddi. Oltre a questo, la Turingia in cui si trova Weimar è famosa per le Thüringer Klöße. Cosa sono le Thüringer Klöße? Ve ne ho già parlato qui sul blog: si tratta di un qualcosa di preparato con le patate, pronto a fare da companatico per i piatti tipici di questo Land. Da provare!
Quello che amo di Weimar: la Anna Amalia Bibliotek

“Cosa vuoi come dono di nozze?“, chiese il duca alla sua futura moglie. “Una biblioteca“, rispose lei. E così fu. La storia della Biblioteca di Anna Amalia, capolavoro di Weimar, può essere riassunta così ma è molto più lunga. Questa biblioteca in stile Rococò è un qualcosa di eccezionale e, per davvero, fu donata alla futura duchessa da colui che divenne suo marito. Anna Amalia approdò con il su carico di libri in una corte dove già la cultura era di casa. La biblioteca che porta il suo nome si è aggiunta a una collezione già bella tosta di libri che la corte metteva a disposizione delle personalità che ospitava. La Anna Amalia Bibliotek di Weimar se l’è vista brutta in un incendio ma è riuscita a tornare all’antico splendore ed è visitabile. Altro luogo che vale il viaggio a Weimar.
Quello che amo di Weimar: il monumento a Goethe e Schiller
In centro a Weimar c’è il monumento a Goethe e Schiller: uno guarda il cielo; l’altro guarda a terra. E non è un caso. L’immagine di quel monumento è stato un must della mia adolescenza perché, da qualche parte, saltava fuori in ogni libro di tedesco che passasse sotto le mie mani e dentro il mio zaino di scuola. Quando sono arrivata a Weimar, quel monumento è stato una delle prime cose che ho voluto vedere. Fatto divertente: sono andata lì, come vi dicevo, a inizio gennaio e c’era ancora la città addobbata per le festività natalizie. Quel monumento era contornato dalla pista di pattinaggio sul ghiaccio. La cosa mi fece rimanere quasi delusa ma, alla fine, riuscii a farmi la foto con Goethe e Schiller, sorridendo come una bimba la mattina di Natale. Sono fusa, vero?!
Quello che amo di Weimar: Bauhaus

Avete mai sentito il termine Bauhaus? Si riferisce a varie realtà legate al mondo dell’architettura. Per essere precisi, la Bauhaus Schule fu proprio una scuola di architettura nata in Germania agli inizi del XX Secolo, momento in cui Weimar era al centro dell’attenzione politica e sociale. Nel 1919, col finire della Grande Guerra, lì venne proclamata la Repubblica di Weimar, il cui collasso (tagliandola proprio cortissima) porto poi all’ascesa di chi sappiamo tutti. Non mi voglio perdere negli spiegoni storici oggi ma riportarvi sulla via dell’architettura Bauhaus, nata proprio in quegli anni in questa città e in altre non proprio distanti (come Dessau, per esempio). Dobbiamo il tutto a un certo Walter Gropius, giusto per citarne uno. Bauhaus è un termine che delinea uno stile ben preciso che può ancora essere ammirato a Weimar, soprattutto perché da un po’ di anni è stato aperto un museo dedicato al Bauhaus che vi consiglio di vedere, anche se non siete esperti del genere o interessati all’architettura.
Quello che amo di Weimar: il parco lungo il fiume Ilm e l’incontro tra culture
Lungo il fiume Ilm, a Weimar, c’è un parco che racchiude davvero molte cose: ci sono i busti dei visitatori celebri della città, così come alcune costruzioni del passato di Weimar. In quel parco si passeggia, si corre, si pensa, si va in cerca di un posto per stare bene. La cosa bella, almeno per me, è pensare che quel parco fosse già lì ai tempi di Goethe. Il caro scrittore tedesco, non solo visse a Weimar, ma lì scrisse di tutto. Quando visitai la sua casa, cercai di lasciare che il suo spirito mi ispirasse. Lo feci anche passeggiando sulla neve che ricopriva il parco. C’è un monumento molto bello e che, al giorno d’oggi, dovrebbe aiutare a riflettere. Goethe non è solo stato un poeta, uno scrittore, un gran viaggiatore e chissà quante altre cose. Lui fu uno dei primi traduttori della lingua persiana. Ormai anziano (per il tempo, ora sarebbe diverso), Goethe pubblicò un libro dal titolo “Il Divano Occidentale-Orientale“. Fu un’opera nata dall’amore e voleva esprimere amore. Goethe mise in dialogo oriente e occidente, la Persia con la cultura europea. A memoria dell’importanza culturale di quell’opera (e soprattutto del pensiero che la generò), a Weimar venne eretto questo monumento fatto da due sedie, una di fronte all’altra. La cultura dovrebbe essere questo: dialogo, apertura, voglia di guardarsi e di comprendersi. Per mai passarsi al di sopra e considerarsi superiori. Ribadisco: lo so che quello che sto scrivendo forse ha senso solo per me ma, nel vedere una cosa così e nel ricordare il pensiero di Goethe, io mi sono commossa. La nostra cultura non dovrebbe mai perdere la capacità di guardare, in modo paritetico, un’altra cultura e aprire il dialogo. Sappiamo tutti quanto non sia così. Ecco: un viaggio a Weimar insegna questo. Si fa presto a capire – o almeno spero di essermi spiegata bene – perché io ami Weimar e perché vorrei tornarci di corsa.
Tutte le foto senza caption sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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