
Rivoluzione, anche quando non si trova a inizio della frase o dopo il punto, è una parola che non riesco a scrivere in minuscolo. Mai. Sul mio braccio destro c’è scritto – impresso per sempre sulla mia pelle – “what do you do with a Revolution?” e, anche in questo caso, la R di Revolution è maiuscola e ho chiesto esplicitamente al tatuatore di lasciarla così. Prima o poi, mi farò un nuovo tatuaggio (uno dei tanti che ho in mente) e ci sarà scritto “I pray every single day for a Revolution“. Sempre con la R maiuscola. Ora, prima di iniziare a leggere – o continnuare a farlo – i cavolacci miei pucciati nel latte a colazione, indovinate le canzoni da cui sono tratte quelle due frasi sulla Rivoluzione. Senza cercare su Google, mi raccomando.
Le mie Bibbie
Di fianco a me, nello studio in cui passo quasi tutte le mie ore sveglia quando sono casa, c’è una libreria chiusa, una di quelle con le porte in vetro. Oltre quelle porte, ci sono quelle cose che non voglio prendano troppa polvere: i miei diari, alcuni Funko-Pop e i libri che considero le mie Bibbie personali. Così come, crescendo, ci si crea attorno la famiglia che si vuole – ovvero quella fatta di amici e di persone che diventano le tue persone – allo stesso modo è possibile crearsi un reparto di Bibbie. Non mi sento di essere blasfema – e parlo con puro rispetto per chi crede e pratica – nel chiamarle bibbie. Bibbia vuol dire libro, libro importante e quelli sono, per me, libri importanti. Ci sono alcuni scritti di Simone de Beauvoir, c’è HP Lovecraft, c’è Hobsbawm con Il Secolo Breve, c’è Naomi Klein, ci sono i Grimm in tedesco e c’è “Sulla Rivoluzione” di Hannah Arendt (oltre ad altri libri suoi). La lista delle mie bibbie non è finita ma i miei occhi, ultimamente, cadono spesso sul dorso di quel libro, quasi a dirmi che forse sia arrivata l’ora di rileggerlo. Di nuovo.
I pray every single day for Revolution
Sono giorni che penso alla Rivoluzione. A cosa voglia dire Rivoluzione. A cosa voglia dire per me e perché abbia sempre avuto un grande significato. Senza perdermi in uno spiegone storico sui tipi di Rivoluzione e sulle loro differenze (se volete farmi felice, chiedetemi di sedermi da qualche parte con voi e parlarvi di questo), mi sono resa conto di quanto Rivoluzione possa essere tutto e quanto la Rivoluzione dipenda da noi. Siamo passati – e potrebbe non essere un bene al 100% – dal pensare a una Rivoluzione sociale a lottare per un qualcosa di interiore, al quale diamo lo stesso nome di una lotta sociale. Dico che non sia un bene al 100% perché, forse, ci stiamo perdendo la spinta per rendere migliore il nostro mondo. Del resto, lo facciamo perché pensiamo un po’ di più a noi. A noi come fondamento della società. Avete mai letto nulla di Ayn Rand? Quella donna era pazzesca, per quanto io non mi trovi concorde con le sue teorie in molti casi. Lei è considerata una teorica dell’Individualismo ed è forse lì che ci stanno portando le nostre rivoluzioni. Lei dirette, sicuramente, che senza l’individuo non c’è la società.
Quella città che mi ha insegnato la Rivoluzione
Ci pensavo domenica pomeriggio, mentre guidavo con il sole in faccia (mannaggia a me e al fatto di non essere proprio alta: vi capita mai che il parasole dell’auto non vi copra gli occhi? A me sempre) per tornare a casa proprio da una città che ha inserito in me il seme della Rivoluzione, la voglia di studiarla e la volontà di scriverne, nonché di venerarla eternamente. Parlando con una delle mie persone, ho proprio capito che – come per molte cose – esistono diverse definizioni di Rivoluzione, a seconda di come siamo e del momento che viviamo. Devo ancora ragionare se questo pensiero sia o meno una cagata bestiale ma, per ora, mi sento di dire che sia così. Rivoluzione è il movimento della Terra intorno al Sole, un’orbita ellittica che stabilisce davvero tante cose. Rivoluzione, per un essere umano, potrebbe mai essere un moto intorno al proprio di sistema solare? Forse mi sto avventurando in una similitudine che non mi appartiene. Senza voler sembrare quella che apre bocca e gli dà fiato, provo a fare quello che mi riesce meglio: faccio una lista e capisco – anch’io – cosa io voglia dire.
La mia verità sulla Rivoluzione
Ora come ora, nel marzo del 2023, il mio concetto personale di Rivoluzione si può spiegare come segue:
- La Rivoluzione è diventare il proprio sole, sempre e comunque. Non è egoismo: è vita.
- La Rivoluzione è dire “cavolo, sono stanca. Oggi mi spengo” e capire che va tutto bene. Il mondo va avanti lo stesso e tu vai avanti meglio.
- La Rivoluzione è saper accettare e vivere per quel che sono anche emozioni negative come la rabbia, per esempio. Per anni ci hanno detto di scansare ciò che è negativo. E se la vera Rivoluzione fosse lasciare che queste emozioni vivano e, fatta la loro vita, se ne vadano?
- La Rivoluzione è saper dire di no, se ci va di dire di no. Senza pensare che gli altri siano contrariati.
- La Rivoluzione è sentirsi finalmente dentro la vita che fa per noi; non importa quanto dolore ci sia voluto per arrivarci.
- La Rivoluzione è ballare in mutande quando ci va e rendersi conto che lo si fa da 30 anni. Vorrà pur dire qualcosa?
- La Rivoluzione è scoprirsi fallaci e fallati… e non averne paura.
- La Rivoluzione è guardare dove si è arrivati – in più ambiti, dove vogliamo – ed esclamare un “porca tr°§*” di stupore.
- La Rivoluzione è tornare dove si è già stati – che sia luogo, persona, sentimento – e riconoscersi in una pelle nuova.
- La Rivoluzione è dirsi “non mi sono mai piaciut* come in questo periodo“. E non è un fatto di fisicità.
Cosa vuoi farci con una Rivoluzione, Giovy? La voglio riconoscere, adorare, amare alla follia.
Le foto senza caption sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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