Si può amare una città come Charleroi? Certamente: tutti i luoghi si possono amare. Basta saperli guardare con gli occhi giusti e visitarli senza pregiudizi. Il mio viaggio in Vallonia del giugno scorso, mi ha portata proprio nel cuore di una città cha ha davvero tanto da dire. Non sarà di quelle città che sembrano un gioiello custodito dall’alba dei tempi ma è una città con carattere e tantissima arte per conquistare un po’ tutte le anime. Ci ripensavo l’altro giorno… a Charleroi, a quel suo essere vissuta alla grande dai suoi abitanti e al suo avermi accolta come pochi altri posti al mondo. Oggi vi racconto cosa c’è da amare a Charleroi. O meglio. cosa io ami di Charleroi.
Cosa aspettarsi da una città come Charleroi
Cosa ci si può aspettare da una città come Charleroi? Proprio mentre ero lì e la osservavo dal ponte che porta alla stazione, mi dicevo che, con tutta probabilità, io ho una sana (o insana) passione per le città dal passato difficile, quelle che hanno addosso un’etichetta solitamente negativa: Manchester, Birmingham, Belfast, Charleroi… appunto. Ma l’elenco potrebbe continuare. Città che hanno dovuto lottare o stanno lottando per togliersi di dosso una nomea che appartiene ormai al passato. Charleroi è così: tutti se la immaginano brutta, sporca di carbone, senza cose da dire ma non è assolutamente così. Chi viaggia dovrebbe avere la mente aperta (e il condizionale è d0obbligo) e, a volte, dovrebbe anche affrontare qualcosa che, a furor di popolo, è inaffrontabile. Andate a Charleroi con la mente aperte e avrete una nuova e interessante amica.
Quello che amo di Charleroi: la street art
La street art è senza dubbio uno dei motivi che potrebbe spingere molti a fare un viaggio alla scoperta di Charleroi. A questo, io aggiungo che una delle cose capaci di fare la differenza in città siano i luoghi della street art a Charleroi. Ci sono vecchi quartieri industriali che ora sono delle belle addormentate piene di opere di ogni genere e dove la natura si è ripresa tutto. Ci sarà sempre qualcosa di nuovo in una città così. Ci sarà sempre un nuovo linguaggio e una nuova storia da scoprire.
Quello che amo di Charleroi: i musei inaspettati
Una delle cose che amo del mio tanto viaggiare è arrivare in un posto e sentire dalla mia bocca le seguenti parole: “perché nessuno mi aveva mai detto che qui c’era un museo così?“. Ecco, a Charleroi è successo non appena sono entrata al Musée de la Photographie, un luogo che chiunque ami questa arte dovrebbe visitare prima o poi nella vita. Bello in museo e bellissimo il contenuto. Altro luogo che vale il viaggio in città, almeno secondo me. Come vi ho già raccontato parlandovi proprio di questo luogo di cultura, il museo si trova in un ex convento riconvertito e non vi dico la bellezza degli spazi. Charleroi è un luogo dove anche l‘architettura urbana si fa museo senza volerlo.
Quello che amo di Charleroi: la birra
Sarei ipocrita se non mettessi la birra locale in un elenco che racconta cosa io ami di Charleroi. La birra locale è qualcosa di grandioso, sia che si tratti di prodotti tradizionali che di qualcosa di innovativo come le birre prodotte alla Manufacture Urbaine, in centro città. La birra, per la Vallonia, è un’espressione della propria identità e non solo della sua lunga storia. Si assaggia il paese assaggiando la birra. È una sorta di incontro speciale, come uno di quelli in cui ti siedi a tavola con uno sconosciuto e poi ci passi l’intero pomeriggio perché non smettereste mai di parlare con lui. Volete un punto d’incontro certo con Charleroi? Iniziate dalla birra.
Quello che amo di Charleroi: gli spazi verdi dei dintorni e i terrils
Come si sfata il mito che Charleroi sia sporca, brutta e cattiva? Basta girarla. E basta guardarla. A 15 minuti di mezzi pubblici dal centro, si approda nella prima periferia della città, un luogo fatto di piccoli paesi cresciuti tra la fine del XIX e l’inizio del XX Secolo. Il cosiddetto hinterland di tutte le città industriali. Qui, proprio perché in città c’era tanto lavoro per via di industire e miniere, risiedevano quasi tutte le comunità operaie. Quei villaggi ora hanno tanto da raccontare e si può tranquillamente scoprirli passeggiando. Questo permette anche di scoprire un qualcosa che racconta, per davvero, il cambiamento di Charleroi: i terrils. I terrils sono un elemento costitutivo del paesaggio della Vallonia: paesaggio geografico, umano e storico. Si tratta di colline che si sono formate con gli accumuli dell’attività mineraria. Un tempo erano nere, perché fatte di piccole parti di carbone. Ora, quel nero è sparito sotto una coltre di verde assoluto. La vedete la collina sul fondo di questa foto? Ecco, è un terril: è nata per mano umana e, con la fine dell’attività mineraria, la natura se l’è ripresa. Volete scoprire di più su questo pezzo di storia di Charleroi? Visitate il Bois du Cazier, col cuore in mano.
Quello che amo di Charleroi: quel cielo che ispirò Magritte
Questa cosa che in Vallonia si parli, tra le altre lingue, il francese ha sempre fregato i Belgi di questa parte di nazione. Li ha fregati perché, spesso e non volentieri, vengono scambiati per francesi o considerati tali a furor di popolo. Tre nomi? Simenon, Poirot (sebbene immaginario, lui ci tiene proprio a dire che è belga) e Magritte. Il primo è di Liegi, il secondo è di Spa. René Magritte visse proprio a Charleroi e la città lo sa benissimo. In centro, c’è il Musée des Beaux Arts dove si sono dei suoi quadri e vi consiglio proprio di andarli a vedere. Al di là di questo, Magritte, a Charleroi, potrebbe essere ovunque. Basta alzare gli occhi al cielo. Io ero seduta sulla panchina della fermata dell’autobus davanti al Musées de la Photographie quando, ingannando il tempo prima che arrivasse il bus, mi guardavo attorno. Aveva smesso di piovere da poco e la luce era pazzesca: avete presente quei momenti in cui sembra proprio che nel cielo non ci sia nessun impedimento all’ingresso della luce? Ecco. Ho tolto gli occhiali da sole per evitare che la percezione dei colori fosse falsata dalle lenti scure e mi sono resa conto che Magritte era lì, in quel contrasto tra lo scuro della boulangerie davanti a me e quel cielo così luminoso. Così come l’Oltre Mosa è presente ovunque nei libri di Simenon, Charleroi è nei cieli di Magritte perché lui è cresciuto guardando quel cielo. Che è così anche oggi, ovunque. Non hai bisogno di essere davanti a chissà che chiesa storicamente riconosciuta per ritrovare l’arte. La trovi anche davanti a una boulangerie fuori dal centro di Charleroi. Come si fa a non amare almeno un po’ un posto così?
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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