
Lo sapete quanto io adori intervistare persone che pubblicano cose che vale la pena leggere. Isa Grassano non è nuova su questo blog: l’anno scorso ha pubblicato un libro che ho amato molto. Forse perché, mentre lo leggevo, sentivo la sua voce, soprattutto quella della sua anima, capace di raccontare il suo sorriso sincero. Isa ha pubblicato da poco un secondo romanzo che si intitola Come un fiore sul quaderno. La storia è ancora più “accordata” – passatemi il termine – sulla sua anima: così bella da farsi leggere tutta d’un fiato. Ho pensato di intervistarla per rinnovarle di nuovo la mia immensa stima e per consigliarvi di tutto cuore di acquistare il suo libro.

Ciao Isa, che bello ritrovarti sul blog. Ti sei già presentata tempo fa ma ci ricorderesti chi sei e cosa fai?
Sono prima di tutto una giornalista freelance e mi occupo di turismo, storie vere, interviste a personaggi famosi, libri. Una stakanovista attaccata al pc o alla penna per almeno 18 ore al giorno. Allo stesso tempo sono tutor al Master in Giornalismo di Bologna, tengo corsi di formazione e mi occupo della comunicazione di enti o aziende.
Il tuo secondo romanzo è uscito da poco e sta avendo un buon successo: come mai hai deciso di scriverlo?
In realtà non avevo mai pensato di raccontare questa storia, poi però una volta parlando con la collega e cara amica Anna di Cagno – che ha scritto la delicata postfazione – le ho detto, ridendo, di un episodio folle capitatomi da bambina e legato a una sorella. Anna era incredula ma allo stesso tempo ha insistito perché partissi da questa esperienza per scrivere un libro. All’inizio ho esitato, pensavo che a nessuno sarebbe interessata come storia, ma poi le parole hanno preso forma senza alcun sforzo e così in poche settimane sono riuscita a romanzare questa vicenda. Ovviamente è reale il punto di partenza, alcuni episodi, il resto è pura fantasia.
Rispetto al primo libro, questa storia è ambientata da altre parti. Ce le racconti e ci dici il perché di questa scelta?
L’ambientazione è la mia Basilicata, arcaica, solitaria, generosa. La Basilicata degli anni Ottanta e restituisce la geografia intima di una infanzia in cui anche i luoghi – le strade deserte, le case, il campo sportivo, la scuola –, le sensazioni e i sapori, diventano familiari a chi legge già dalle prime pagine. Poi ho spostato tutto sulla Riviera Romagnola: Speranza, la protagonista, ha un ristorante di cucina lucana sul mare, perché il mare è un elemento imprescindibile nella mia vita, ma anche perché l’Emilia Romagna è la terra che mi ospita da anni. Infine c’è Lugano, con il suo lago, le sue montagne ed Hermann Hesse, uno dei miei scrittori preferiti, specie quando scrive di estate.

Senza fare troppo spoiler, il tuo secondo romanzo contiene parti di te. E’ stato difficile metterti dentro la storia?
Qua e là ci sono io con la mia infanzia, con alcune cose che mi sono capitate – ad esempio una volta che ho rischiato di annegare o di quell’altra volta in cui ho visto atterrare un elicottero a poca distanza da me e non ne avevo mai visto uno, tanto che mi sembrava un enorme dinosauro – ma non è stato difficile, anzi tornare al mio passato mi ha aiutata a sorridere, a chiudere il cerchio. Speranza in fondo è felice di avere Rosa e Rosa felice di avere una sorella come Speranza.

Come sempre, non posso evitare una domanda in tema viaggio: due mete da scoprire o riscoprire in questo 2023. Tu dove vorresti andare?
Da scoprire Dubai, con il Museo del Futuro, dalla forma ellittica, per vedere come sarà nel 2071, osservare l’eredità di Expo e fare una fuga nel deserto.
Se restiamo in Europa, proporrei Lugano con la sua atmosfera mediterranea, le architetture e, perché no, i luoghi di Hesse.
Io penso al Brasile. Vorrei andarci in cerca di allegria, di musica, di ritmi leggeri, per vedere spiagge meravigliose, i paesi sul mare e la statua del Redentore a Rio de Janeiro simile alla nostra di Maratea in Basilicata. In ogni caso mi basta viaggiare, in qualsiasi parte dell’Italia, dell’Europa e del mondo, perché viaggiando mi sento felice.
[Riprendo la parola io, la Giovy]
Come dicevo nell’introduzione, stimo molto Isa. Lei è davvero una persona sincera nell’anima e una professionista dalla quale c’è sempre da imparare. Il suo modo di scrivere incontra molto i miei gusti e, quando mi trovo davanti a qualcosa di scritto da lei, gli occhi viaggiano… non scorrono sulle parole. Il suo secondo romanzo è pieno di senso di intimità con sé stessi, così come è capace di mostrare il mondo attraverso gli occhi della protagonista. Ho adorato i luoghi presenti nel romanzo e ammetto di aver viaggiato con la mente nel leggere di Lugano. Isa cita due luoghi che sono stati un vero e proprio rifugio per me nei miei anni di vita svizzera. In quel momento, mi sono davvero sentita come se fosse lei a leggermi le sue parole. Una gran bella sensazione. Come un fiore sul quaderno è un libro che si fa voler bene fin dalle prime parole e, se siete nati tra gli Anni ’70 e ’80, vi ricorderà azioni, sensazioni e momenti meravigliosi della vostra infanzia/adolescenza. Con tanto di carrellata musicale che andrebbe davvero premiata. Ci sono menti dense di ricordi che sono come degli armadi: quando li apri, senti il profumo di violetta e quel profumo ti avvolge e diventa un qualcosa che si materializza davanti a te, quasi a volerti tenere compagnia. Ecco, il romanzo di Isa è così. Lo trovate su Amazon e in libreria.
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