Dunque. Parliamone. Oggi compio 42+3 anni. Vi ricordo che, una volta raggiunti i 42 anni, si ricomincia a contare a lì. Tutto questo, in onore di Douglas Adams e della sua Guida Intergalattica per Autostoppisti che tutti – e dico tutti – dovrebbero leggere. Ebbene sì. Oggi è – di nuovo – il mio compleanno e io arrivo a una cifra anagrafica che un po’ mi fa paura. Poi lo sapete. Mi piacciono gli anni dispari, di solito, e su questo però non mi pronuncio ancora. Una cosa la posso dire: sono tornata – geograficamente parlando – a festeggiare il compleanno dove l’avevo lasciato poco prima che iniziasse la pandemia. Da quel momento è cambiato tutto e oggi è come se fossi salita sul Tardis del Doctor Who e fossi tornata in un punto dello spazio-tempo che segna una sorta di circolo che si chiude. Per davvero. Un po’ come il gioco dell’oca. Io uso la pedina rosa, grazie.
Avevo una felpa rosa…

Mi ero portata la felpa rosa, nel 2020. Oggi non ho quella felpa rosa. L’ho lasciata nell’armadio così come i vestiti che ho con me sono tutti diversi. Questo è una sorta di simbolo di questo tempo trascorso, di questi tre anni che mi hanno tartassata, scombussolata, rinfrancata e anche tanto amata. Mi hanno fatto male e fatto bene. Mi hanno resa quella che sono ora e ne vado fiera. Dolore dopo dolore. Errore dopo errore, Cosa giusta dopo cosa giusta. Oggi, come d’improvviso, è arrivato il mio compleanno e io – lo so – mi regalerò qualcosa di bello. Ve li ricordate gli ultimi due compleanni? Io sì, come fosse oggi. Nel 2021, ho passato la giornata a fare videochiamate e bridisi su Zoom, in un pomeriggio diventato un turbinio assoluto. Quel pomeriggio che divenne il primo compleanno da sola in assoluto di tutta la mia vita. Già quel giorno mi chiedevo, dentro di me, se il compleanno del 2022 sarebbe stato diverso e almeno un po’ lo è stato. Eravamo ancora un bel po’ a distanza ma c’è stato chi ha varcato la mia porta e sicuramente il mio cuore. Un regalo speciale poter trascorrere quel giorno con una Sacher tutta mia a e una grande dose d’amore. Sempre tutta mia.
“Un’ammucchiata di vita…”

Nel post dell’anno scorso dicevo che mi piacciono le ammucchiate di vita e quest’anno vado a prendermi l’ammucchiata di mondo che tanto mi mancava nel mese di gennaio. Mi mancava l’oceano. Mi mancava il vento delle Canarie. Mi mancava tutto. Da settembre a oggi è stato tutto una corsa, per me, fatta eccezione giusto di due o tre giorni al massimo. Oggi – perdonatemi se lo dico – è un giorno mio. È tornato a essere un giorno mio, uno di quei momenti in cui buttar dentro tutto quello che mi piace, dal caffè al mattino con mio padre, ai saluti fatti di corsa per poi vedersi dopo, all’acqua dell’oceano che a gennaio è fredda ma chi se ne frega. Poi ci sono quei “non mi hanno rubato il mio solito posto in spiaggia” e quei “gennaio è l’unico momento in cui posso pensare al sole senza ustionarmi“. Quanto mi era mancato tutto questo e lo dico con tutta la sincerità do cui sono capace. Mi era mancato e ciò non significa fare un torto a tutto quello che è stato il mio compleanno negli ultimi due anni. Mi era mancato e avevo voglia di riviverlo. Con un cuore rinnovato, guarito, intento a fiorire e a far crescere boschi potenti e speciali.
Negli Anni ’80
Ritorno a un concetto espresso l’anno scorso: la fatica di vedermi dentro la dimensione di un’adulta, pur sentendomi tale. Quella che vedete in foto è la sottoscritta in una foto degli Anni ’80, che non so nemmeno io come sia uscita dal mio album. Sono io con l’unica frangetta della mia vita. La ragione mi sembra evidente. Avevo, però, gli occhiali di Barbie e un nastro rosa che si intravede dalla foto. La guardo e – ve lo giuro – io non mi vedo molto distante da quella bimba lì. Ma ve li ricordate, voi, i quarantenni che vedevamo noi quando avevamo 8 anni o giù di lì? Io non credo arriverò mai ad avere un’immagine così e non so – me lo chiedo tutti gli anni – se sono io ad avere un grosso problema o se vada bene così. Propendo più per la seconda. Oggi, tanto per parlare di cose serie da una che ha 42+3 anni, metterò il mio costume con disegnate le fragole e indosserò i miei occhiali da sole rosa. Mi guarderò attorno, mi guaderò dentro e dirò che va tutto bene così. Pensatemi e azzannate una fetta di Sacher in mio onore. Ovviamente, ogni brindisi alcolico è sempre ben accetto. Come negli ultimi due anni, vi lascio qui sotto la playlist di Spotify dedicata al mio compleanno. Era nata proprio cavalcando la canzone che le dà il titolo: è il mio compleanno e, se voglio, piango. L’avevo messa per esorcizzare come mi sentissi nel 2021, a casa da sola. La playlist è cresciuta alla grande, soprattutto grazie a voi, quindi dateci dentro ad aggiungere brani. Love you all.
La mia foto è ovviamente © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
Tanti auguri, Giovy!
Mi imbarazza un po’ dirti che ti seguo e ti leggo da dietro le quinte da qualche tempo, probabilmente questo post sul tuo compleanno mi ha dato lo stimolo per salutarti, fare un brindisi con una calda tisana mentre fuori nevica e ringraziarti per questo tocco fresco che dai alla tua scrittura, che sento molto vicina a me – come se fossi un’amica.
Passa una splendida giornata, goditi la tua ammucchiata di vita vista Oceano e amati, amati sempre tanto.
Ti auguro di avere sempre tempo per vederti adulta, ma dopo. Adesso non ci pensare: sgambetta sul bagnasciuga e rimani ancora un po’ quella bimba con gli occhi grandi e la frangetta.
Grazie per aver condiviso la tua storia e la tua playlist, e ancora tanti auguri!
Ciao Gaia,
perdona l’immenso ritardo con cui arrivo ad approvare il tuo commento e a pubblicarlo sul blog.
I giorni a Tenerife mi hanno proprio dato l’occasione di staccare e ne avevo davvero bisogno.
Non ti devi sentire in imbarazzo per lasciare su queste pagine il tuo pensiero che, tra l’altro, mi rende davvero orgogliosa di quello che faccio.
Sono proprio felice tu mi possa percepire come un’amica.