Inizio a raccontarvi il mio viaggio in Irlanda dalla fine: da ciò che si può fare a Dublino, anche se si hanno solo una manciata di ore a disposizione e, soprattutto, se si vuole vedere qualcosa di particolare rispetto a zone molto frequentate come, per esempio, Temple Bar. Io ero già stata a Dublino varie volte ma non ci tornavo da molto: avevo letto del fatto che avessero ripensato e ristrutturato la zona dei Docks, la vecchia area portuale della città. Dormendo in zona Connolly Station, ho pensato bene di fare una breve passeggiata lungo il Custom House Quay per godermi un po’ il fiume Liffey e raggiungere EPIC.
Dove si trova Epic e cosa occorre sapere per visitarlo
Epic si trova lungo il Custom House Quay (CHQ che vedete nella foto significa proprio Custom House Quay), ovvero la riva del fiume dominata dalla vittoriana Custom House di Dublino. Le navi risalivano il fiume Liffey e lì scaricavano le merci, pagando poi le debite tasse alla dogana Da lì partivano anche le varie imbarcazioni che lasciavano l’Irlanda alla volta del Nuovo e del Nuovissimo mondo. Ora, quel pezzo di Dublino, è un insieme di storia e modernità, ovvero uno di quei luoghi capaci di catturare molta della mia attenzione in viaggio. Ci sono i resti di antichi magazzini portuali, così come costruzioni nuove di zecca. Epic nasce nel cuore di questa atmosfera fatta di modernità appena arrivata in città e storia sempre presente. Per visitare Epic a Dublino bastano davvero poche informazioni.
- Il prezzo del biglietto è di 18,50€, per un adulto. Costa 1€ in meno se comprato online. Ci sono biglietti speciali e pass per famiglie e gruppi.
- Il museo è aperto dalle 10 alle 18.45, tutti i giorni. L’ultima entrata è alle 17.
- Il museo è completamente accessibile e non ci sono barriere architettoniche che bloccano il passaggio.
- Per avere l’audioguida gratuita, basterà scaricare l’app ufficiale del museo (c’è il wifi nell’edificio): le spiegazioni ci sono anche in italiano.
- Per la visita, contate almeno un’ora e mezza minimo.
L’Irlanda e l’emigrazione
Quando si guardano film che trattano di argomenti storici legati agli Stati Uniti, soprattutto a riguardo della città di New York e della conquista del West, in quelle pellicole ci sono sempre degli Italiani e degli Irlandesi. Pensate a Cuori Ribelli con Tom Cruise o a Gangs of New York. Italiani e Irlandesi sono spesso stati accomunati per alcune specifiche: la religione cattolica, il senso della famiglia e il fatto di essersi sparsi ovunque nel mondo. Ora non ricordo il nome dell’antropologo al quale sto per fare riferimento (ma lo trovo e aggiorno il post) ma posso dirvi che c’è chi sostiene che, da che sia esistita la società umana (e non l’umanità. Sono due cose diverse), l’uomo sia sempre migrato per cercare un maggiore benessere. Fu così che, nella preistoria, le tribù divennero stanziali e fondarono villaggi e città. Fu così che, fin dalle società più antiche, si è sempre vissuto. L’essere umano è un migrante. In virtù di questo concetto, viene da pensare a tante situazioni – ahimé anche contemporanee – in cui l’emigrazione è tristemente protagonista. Tornando all’Irlanda, nell’arco di qualche secolo, sono migrati dall’Irlanda circa 10 milioni di persone. Vi sembrano pochi? Provate a pensare che, ora, in Irlanda vivono 5 milioni di persone. Gli irlandesi, così come noi italiani, hanno popolato davvero un sacco di città e portato il loro contributo nel mondo. Ecco: Epic nasce proprio per raccontare l’emigrazione irlandese e per spiegarne le ragioni storiche, sociali, dai tempi più antichi fino a giorni nostri. Come lo fa? Attraverso le storie che si fanno storia.
Cosa aspettarsi da Epic a Dublino
Al vostro ingresso a Epic, vi verrà consegnato un piccolo passaporto verde. Al suo interno sono segnate le stanze che visiterete. In ogni stanza c’è un posto per timbrare il passaporto, fatto apposta affinché il timbro risulti sulla pagina giusta. Ve lo dico: io ero già pronta a mettermi lì a timbrare tutto, come se avessi tre anni… ma non è possibile. Cosa ci si può aspettare dalla visita a Epic a Dublino? Come vi dicevo, delle storie che diventano storia. E si fondono con la storia. Epic è un museo concepito sotto la luce dei musei contemporanei: meno espositivo e più esperienziale. Per questo motivo, è adatto anche a chi viaggia con dei bimbi. Scaricate l’audioguida: vi sarà molto utile.
Visitare Epic a Dublino: le storie
Come faccio sempre, vi racconterò di Epic e perché valga la pena visitarlo durante un viaggio a Dublino ma non vi dirò tutto del museo. Il bello sta proprio nell’incuriosirvi e nel farvi venire voglia di scoprire una realtà museale così. La foto che vedete qui sopra è molto simile a quella precedente e il perché si trova facilmente: sono state fatte nella stessa stanza. Epic è diviso in stanze tematiche: non si segue un filone temporale di stanza in stanza ma si segue un tema. Ogni stanza vi racconterà un argomento e ascolterete o leggere le storie che possono parlare di quell’argomento. Una di esse – credo mi abbia colpito perché ho immaginato lo stesso destino per molti italiani – riguarda l’arrivo nel Nuovo Mondo (o anche Nuovissimo, visto che parliamo anche di Australia) degli emigrati irlandesi. Le storie sono diverse, di epoche diverse. Giusto per farvi un esempio, la Grande Carestia di metà Ottocento ha spinto tantissimi irlandesi a emigrare ma lo stesso hanno fatto i Troubles negli Anni ’70. Ci sono storie di emigrazione anche molto recenti ed è bellissimo ascoltarle. Non so voi, ma nella mia famiglia ci sono stati emigrati verso il Canada, il Venezuela e l’Australia. Io sono sempre molto sensibile a storie come quelle che ho ascoltato dentro Epic.
Visitare Epic a Dublino: la storia
Le vicende personali si mescolano sempre con le vicende grandi, quelle del mondo. Epic, dal punto di vista del racconto di questa mescolanza, è proprio spettacolare. Racconta, con semplicità ma senza tralasciare i particolari, alcune vicende storiche in cui è stata coinvolta l’Irlanda, vicende che hanno profondamente segnato isola e popolazione, spingendo molti a emigrare. O lasciando che vengano portati via o mandati al confino. Il museo bene illustra la storia in sé, senza giudizi… come dovrebbe sempre essere. Oppressione politica, discriminazione e opposizione sono sempre delle leve molto presenti nei vari perché dell’emigrazione. I giorni nostri non fanno differenza e questo fa pensare. Se siete a digiuno della Storia d’Irlanda, Epic è un ottimo posto per lasciarsi avvolgere dagli spiegoni storici fatti come si deve.
Visitare Epic a Dublino: gli irlandesi nel mondo e la letteratura
William Blake diceva che il buio esiste perché esiste la luce. Ed è vero anche in fatto di emigrazione. Lo spostamento della società umana, la mescolanza delle genti e delle culture fa fiorire il nostro mondo. O almeno così dovrebbe esserlo. Lo sanno bene gli irlandesi che, nel mondo, hanno portato cultura e letteratura come se piovesse. Restando in fatto di emigrazione nel corto raggio, Bram Stoker ha portato il sui genio a Londra, così come Oscar Wilde. Samuel Beckett è andato a illuminare la Francia e George Bernard Shaw ha sparso le sue parole nel mondo. Questi sono solo alcuni esempi. Epic presenta anche delle stanze che raccontano quanto l’Irlanda abbia dato al mondo. Ho trovato questa parte del museo particolarmente interessante, nonché importante. L’emigrazione nasce spesso da una situazione difficile e può rivelarsi – dove reso possibile da moltissimi fattori – una vera risorsa.
Visitare Epic a Dublino: gli irlandesi nel mondo e la musica
Quanto detto per la letteratura, vale anche per la musica. Io ho citato queste due discipline perché sono due ambiti culturali che mi interessano tanto ma, all’interno di Epic, ce n’è per tutti i gusti in quanto a contributi che l’Irlanda ha dato al mondo. E guai non fosse così! Ci sono tanti musicisti che hanno tratto ispirazione dall’Irlanda o che, ugualmente, sono per un po’ irlandesi nel loro DNA. Ci sono un paio di sale che raccontano quanto, in termini di musica e spettacolo, l’Irlanda abbia dato. Secondo voi, quanto tempo ho passato in queste sale?
Visitare Epic a Dublino, per me
C’è un altro aspetto che accomuna Irlandesi e Italiani: la nostalgia. O meglio, si tratta di un quella sensazione che ti fa portar dietro casa tua in qualche modo, anche se stai assorbendo molto dalla tua nuova terra e lasci che quel nutrimento sbocci, generando qualcosa di nuovo. Visitare Epic durante la mia giornata a Dublino è stata la miglior scelta che potessi fare. Non è solamente un museo: è un punto di incontro. Come se fosse una stanza accogliente, dove mettersi comodi e conoscere per davvero qualcuno. Epic è l’espressione – resa museo – di ciò che in parte è l’Irlanda, nel profondo del suo cuore. C’è quella sensazione forte, come quando hai un piccolissimo lembo di pelle che si è staccato vicino all’unghia e sai che la devi togliere. Ti farà male ma poi passa. Anche se ti guarderai il dito e la vedrai sempre lì. Questo è il senso di nostalgia che avvolge una nazione che ha visto milioni di persone andarsene per dare vita a qualcosa di eccezionale. I luoghi che visitiamo sono fatti di sapori, di incontri, di paesaggi che non smetteremmo mai di fotografare, di colori che ci riempiono gli occhi… e poi ci sono i posti in cui le nostre stesse destinazioni si mettono a nudo davanti a noi. Senza togliere nulla a tutto il resto ma aggiungendo quel pizzico di intimità che sa rendere un viaggio – anche solo di un giorno – un’esperienza da raccontare. Ecco cos’è stata la mia visita a Epic. Ecco perché ve lo consiglio di cuore.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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