
Ormai lo sanno anche i sassi: ho traslocato. Il fatidico giorno in cui ho caricato tutta la mia casa su un camion è arrivato, passato e io sono ancora viva. Ho sentito su di me (e non solo io) tutto il peso di scatoloni, scatoline, super bauli porta-appesi e chissà quante altre cose. Fa strano vedere la propria vita muoversi così. Fa strano vederla su un camion e poi rivederla, in forma diversa, dentro a un altro contenitore. La casa, in fondo, è in contenitore e il contenuto siamo noi. Ebbene, quel giorno è arrivato, mi è passato sopra, attraverso, dentro, mi ha rigirata, dilaniata ma io sono qua. Come direbbero i Pearl Jam, I’m stille alive.
La balla dell’organizzazione

Il primo pensiero che qualsiasi essere umano fa quando pensa al trasloco è “adesso inizio a preparare le cose piano piano così non mi prendo male coi tempi“. Balle. Tutte balle. Io mi reputo una persona iper-organizzata: sono riuscita ad arrivare al giorno del trasloco con tutto pronto ma l’ho fatto rischiando l’esaurimento totale. Per quanto uno possa essere un caterpillar dell’organizzazione, non ci sarà mai abbastanza tempo per fare tutto senza diventare scemi. Quelle scene che si vedono nei film o serie tv in cui uno arriva in un quartiere nuovo con il camion del trasloco e scende dal camion pettinato, con la camicia stirata e sorridendo ai vicini sono pure balle. Saranno sempre pure balle.
Come il Tardis

Il secondo pensiero che si fa in caso di trasloco – ma io lo chiamerei anche seconda regola dei traslochi – è “adesso butto via un sacco di roba“. Ecco: prendete quel termine “sacco” e moltiplicatelo per non so che coefficiente in modo da ottenere un numero così grande da non riuscire nemmeno a leggerlo. Il fatto è questo: io mi sono chiesta due cose. La prima è stata perché avevo tutta quella roba che, per anni, mi è stata inutile. La seconda domanda, invece, riguarda un qualcosa che potrebbe avere a che fare col Tardis del Doctor Who: dove cavolo l’avevo messa tutta quella roba, senza accorgermi che ci fosse e senza minimamente mai scontrarmici per caso? Uno dei miei desideri è sempre stato vivere nel Tardis e, probabilmente, lo stavo facendo senza saperlo. Indi per cui, non sottovalutate mai le vostre case. Probabilmente hanno dei superpoteri che conoscono solo loro.
Davanti a te stesso

Il terzo pensiero che ho riguardava qualcosa che potrebbe rasentare la terapia psicologica: se vuoi avere l’esatta evidenza di quello che sei, trasloca. O meglio, organizza il tuo trasloco e poi guarda la tua vita in scatola. Dopodiché è sufficiente contare, per conoscerti. Il mio trasloco mi ha messa davanti 16 cartoni di libri e solo 5 di vestiti e borse. 3 riguardanti la cucina. 2 con le cose del bagno e le medicine. 2 con scritto “cose a cui trovare posto”. Quei 16 cartoni di libri la dicono lunga su di me. Nello scorso weekend, mentre li aprivo per disporre i libri, mi ero ripromessa di contarli ma, verso il 350, mi sono persa. Poi li ho semplicemente riordinati e, nel farlo, è come se ogni cosa fosse andata al proprio posto. Se vuoi trovare quello che ti racconta maggiormente e vuoi averne un’evidenza tangibile, trasloca.
Feeling home

Fatti questi tre pensieri, ciò che ora governa la mia testa è un solo assioma: non traslocare mai più. Possibilmente. Ora giro per questa casa nuova – dove non vivo più da sola, ve lo dico (se non si fosse capito) – come se fossi uno di quei robot che pulisce il pavimento: sto tracciando dentro la mia testa la pianta della casa, individuando ogni spigolo, in modo da potermi alzare di notte senza la paura di spaccarmi qualche dita dei piedi in modo doloroso e inesorabile. Sto ancora imparando dove si accende la luce del corridoio e quella delle stanze. Però sono a casa, molto, lo sento, ne gioisco e mi godo tutto questo.
Buon inizio!
Grazie!!