La pluralità d’opinione è una benedizione del nostro mondo. O almeno io la penso così. Non ho mai nascosto quanto io ami certi pezzi di Gran Bretagna e, per quanto io possa volerle bene, la Scozia non è mai stata al primo posto nel mio cuore. Ma la adoro, mi piace girarla, conoscerla, esplorarla e studiarla. Ci vive la mia migliore amica e non mi stancherò mai di andarci. Il mio cuore è legato ad altre zone ma capisco l’amore per la Scozia e quel senso di vastità che solo lei sa regalare. Per parlare di Scozia, oggi, intervisto Davide Zaccone. Lui ha scritto due libri a tema storico proprio sulla Scozia. Non riuscendo a leggerli in tempi brevi per poterli recensire, ho pensato di intervistarlo per far sì che racconti questa sua passione che, ve lo dico già, un po’ si scontra con il mio eterno basarmi sulla verità storica, benché mi piaccia da matti lasciarmi avvolgere da leggenda e folklore. Di cosa cosa parlano i libri di Davide?
Ciao Davide, raccontaci in poche parole chi sei
Sono Davide, una persona interessata alla storia, musica, arte e letteratura. Negli anni mi sono avvicinato a tutto ciò che riguarda la Gran Bretagna in generale e in particolar modo alla Scozia, mia grande passione. È cominciato tutto leggendo libri su quella nazione (come “Kidnapped” di Louis Stevenson) e, suonando il pianoforte, fantasticavo sulle note di quelle melodie tradizionali. Così ho iniziato a viaggiare almeno due volte l’anno scegliendo mete tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda per visitare e approfondire la conoscenza di luoghi, persone e storie. Ancora oggi non ho mai smesso di andarci con mia moglie e credo che lo faremo per gli anni a venire con vivo entusiasmo.
Hai scritto dei libri a tema storico che parlano di Scozia: come mai questa scelta?
Ho scelto di scrivere dei saggi storici che parlavano di Scozia per tre motivi. Uno perché amo la Scozia e lo scrivere della sua storia è una naturale conseguenza di questo mio trasporto. Due perché in Italia, a parte qualche libro sportivo o i soliti libri di folklore, non vi é una letteratura scozzese pubblicata che tratti di taluni argomenti. Terzo motivo perché ho cercato di trasfondere le mie plurime passioni in saggi che non risultassero troppo inflazionati. Nei miei due libri per ora ho scelto personaggi (a parte Wallace) poco dibattuti nel nostro panorama letterario. È il caso di Bonnie Prince Charlie o del clan MacGregor e la sua storia peculiare. Nei testi il lettore può trovare spunti curiosi, aneddoti, citazioni, arte, stralci letterari. Insomma, non ho proposto i soliti tomi didascalici, ma storie accessibili a tutti che possano infondere un certo desiderio di recarsi in quelle terre o ripercorrere i luoghi descritti. La Scozia, in particolar modo, evoca molte sensazioni. È un posto dall’aura magica. Ha una storia drammatica ma intrigante e appassionata, i paesaggi sono fiabeschi ma desolati, la sua musica è dolce e struggente. E poi le tinte delle sue stoffe, del cielo, la tenace fierezza delle persone. Ogni contea di Scozia, da Sud a Nord, da Est a Ovest, è differente. Una nazione così piccola che racchiude un caleidoscopio di colori. È una stupenda terra di contrasti.
Uno dei tuoi libri parla di William Wallace: cosa ami del vero Wallace (che, come sappiamo, non è quello di Mel Gibson)?
Nel mio primo libro cerco di raccontare la vita di Wallace anche se, come sappiamo, non è del tutto documentata e molto ci è narrato da menestrelli come Blind Harry vissuti postumi al leader scozzese. Personalmente ho letto diversi libri e fonti storiche dell’epoca avendo visitato anche la libreria nazionale di Edimburgo dove sono contenute testimonianze di storici del tempo. Quello che colpisce di questo eroe nazionale, tenuto conto dell’epoca in cui visse, è la modernità di pensiero ed una visione di unità nazionale che era difficile da realizzare in un’era di compromessi politici molto marcata. Wallace aveva studiato, viaggiato, era di estrazione umile [ fonti storiche come gli scritti di Andrew Fisher dicono che la sua famiglia possedesse una gran quantità di terreni già dagli anni precedenti dalla nascita di William. Lo stesso Fisher – come mi segnala Davide (dal libro “Birlinn”) – definisce “humble” le origini di Wallace. Probabilmente fa riferimento al fatto che non avesse un clan. Nota di Giovy] e conosceva bene la giusta scala dei valori da attribuire. Egli era un animo puro, incorruttibile e disdegnava il sotterfugio politico della nobiltà. La storia si ripete sempre nel corso dei secoli e noi non sembriamo imparare dagli eventi. Le persone come William Wallace, probe e rette spesso vengono eliminate proprio dalle élite che detengono il potere. Pensare con la propria testa è scomodo e lo diventa soprattutto quando il pensiero indipendente viene trasferito ad altri. Meglio tenere il popolo nel caos. Wallace sognava una Scozia autonoma, con le proprie università, la propria Chiesa. Non era poco. [Altra nota storica mia, Giovy: il Wallace che sognava una propria università e una propria chiesa è quello rivisto da Walter Scott. Nel XIII Secolo, non esisteva politicamente e religiosamente l’idea di escludere il Papa. Quella è arrivata con la Controriforma, ancora prima che con Enrico VIII. Wallace – come mi segnala Davide – chiesa al Papa di nominare prelati che avessero a cuore la Scozia]
Questo è un blog di viaggi: ci consigli tre luoghi che ami particolarmente e ci racconti perché?
Consiglio tre luoghi che mi hanno colpito molto in Scozia, dato che ho scritto di questa nazione. Io e mia moglie amiamo particolarmente il villaggio di Braemar e l’area circostante dei Grampiani. Per noi questa zona è iconica della vera Scozia. Braemar è un villaggio di montagna nell’Aberdeenshire circondato da una natura incontaminata. Foreste, cervi, erica a profusione che colora le colline di viola come in un acquerello. Ci sono negozi tipici, ristoranti dove si mangia del buon salmone come al Deeside Inn di Ballater (dove tra l’altro c’è una libreria fornitissima). Il castello di Braemar è forse il più tipico mai visitato (e li abbiamo visti tutti). Nella vicina Crathie c’è la chiesetta dove la Regina Elisabetta segue le messe da moltissimo tempo. Mozzafiato è il percorso attorno al Loch Muick e per salire a Lochnagar dove possiamo incontrare i cervi allo stato brado. La stazione vittoriana di Ballater è un’altra perla e durante l’estate in località Bellabeg è possibile seguire la marcia di Lonach. Un esercito di scozzesi in costume tradizionali con picche (Lochaber axe) marciano
per le vie capeggiati da suonatori di cornamusa.
Il secondo posto che suggerirei è la Duff House nei pressi di Banff, una dimora utilizzata anche dal Principe Carlo e non molto conosciuta turisticamente. Gli arredi e le finiture sono di classe e colpiscono immediatamente l’occhio più esigente. Per non parlare nella stessa regione del castello di Drum, altro gioiello. Sempre nei Grampiani bisognerebbe visitare lo zoo di Kincraig dove sono visibili alcuni dei pochi esemplari, a rischio di estinzione, dello scottish Wildcat, il gatto selvatico scozzese.
Al terzo posto consiglierei una camminata sulla spiaggia di Luskentyre nelle Ebridi Esterne. In una giornata limpida si è investiti dal blu carico del cielo, dal verde del mare che pare quasi quello delle Seychelles se non fosse che in Scozia l’acqua è fredda, e la bianca spiaggia lunghissima senza fine. Sono tanti però i luoghi del cuore in Scozia, faccio fatica a non menzionare Edimburgo, la regione verdeggiante dei Borders con le sue torri e la dimora di Walter Scott, Abbotsford; i castelli dai giardini unici del Drummond Castle; e ancora Ballindalloch Castle e il Castle of Mey della Regina Madre. E poi perdersi per la contea remota all’estremo Nord: il Sutherland; le valli di Glen Coe, Glen Etive, Glen Torridon. Le torbiere nelle Rannoch Moor, i villaggi del Fife,le isole di Jura ricche di fauna, le Orcadi scagliate in mezzo all’oceano, la cinematografica Skye. Ripeto la Scozia è apparentemente piccola, ma piena di sorprese.
Quanta fantasia e quanta storia documentata c’è nei tuoi libri e perché dovremmo leggerli?
Nei miei libri ho cercato di rimanere il più fedele possibile alla storia autentica anche se, come in tutte le leggende, a volte qualche suggestione è artatamente costruita per ammantare il racconto di un alone misterioso. D’altronde i Celti solevano tramandarsi oralmente le storie e spesso le infarcivano di miti o le ingigantivano per far passare meglio un messaggio. Suggerisco i miei due testi, per ora, (ne uscirà un terzo che completerà la trilogia scozzese) agli amanti della storia, a chi adora la Scozia, a chi ancora deve scoprirla o a chi semplicemente è curioso. Ringrazio in particolar modo Cristina di Amarganta edizioni che ha avuto l’intuizione di divulgare dei testi inediti in Italia non presenti sul mercato e che mi ha supportato costantemente con dedizione e cura. Le opere sono infatti edite da una casa indipendente che promuove cultura e giovani emergenti che hanno qualcosa da dire.
[Riprendo la parola io, la Giovy]
William Wallace, per me, è stato un grande cruccio. Un po’ come accaduto con Sissi, l’Imperatrice d’Austria. Spesso storia e folklore raccontano versioni opposte di come fosse una persona, di cosa ha fatto e perché lo ha fatto. Le fonti storiche sono l’unica verità di base: da lì possiamo interpretare, dove concesso. Ho passato un sacco di tempo a cercare di capire William Wallace dal punto di vista storico e non mi stancherò mai di dire che Braveheart – il film di e con Mel Gibson – è basato sulla versione di Wallace raccontata da Walter Scott e non su fonti storiche. Come ben diceva Davide, sono poche le fonti su Wallace ma, aggiungo io, ci sono. William Wallace è sicuramente una figura avvolta nel mito, amata più fuori dalla Scozia che in patria. Cosa fare per conoscerlo davvero? Leggere e viaggiare. Parlando di viaggi, la Scozia è sempre invitante e interessante. Io posso solo consigliarvi di visitare Stirling e andare a vedere il campo di battaglia di Bannockburn. Parlando di studio e lettura, i libri che posso consigliarvi sono questi:
- Susanne Wallner; The Myth of William Wallace; A Study of the National Hero’s Impact on Scottish History; Columbia University Press
- Graeme Morton; William Wallace; A National Tale; Edinburgh University Press
- Graeme Morton; The Most Efficacious Patriot: The Heritage of William Wallace in Nineteenth-Century Scotland; The Scottish Historical Review Vol. 77, No. 204, Part 2 (Oct., 1998), pp. 224-251
Spero di riuscire a leggere presto i libri di Davide perché mi piace mettermi in discussione e provare a capire dei punti di vista diversi dal mio, soprattutto quando sono supportati da passione e – immancabili – fonti che mi facciano ragionare sul perché il mio pensiero sia radicato in un punto anziché un altro.
Tutte le foto sono © Davide Zaccone – riproduzione vietata.
quest’anno, io mia moglie e mia figlia siamo stati in Irlanda (15 gg soprattutto sulla wild atlantic way) e più e più volte sono stato in Scozia (tra cui anche il mio viaggio di nozze). Ad oggi quello che penso (quindi del tutto personale e opinabile) è che nonostante siano relativamente simili morfologicamente quando sono in Scozia ho sempre dietro l’angolo un Wow dato da un paesaggio mozzafiato. In Irlanda la bellezza è un po’ più uniforme…….
Infine e per quanto ami gli scozzesi (alla follia), con gli irlandesi incontrati nei nostri giorni sull’isola di smeraldo si è sempre formata una empatia pazzesca.
Ciao Andrea,
grazie per il tuo commento e scusami se ci ho messo tanto ad approvarlo e farlo apparire sul blog ma ero in ferie e ho staccato completamente.
Io amo molto il nord dell’Inghilterra. Lo trovo spettacolare. Così come la Snowdonia in Galles.