
Credo ci siano molti momenti, nella nostra concitata vita moderna, in cui dovremmo essere capaci di utilizzare la nostra mente come una macchina del tempo e tornare indietro. Non tanto a vivere dei momenti passati della nostra vita. Ritorno al Futuro insegna che il passato non si deve cambiare, altrimenti chissà cosa ne sarebbe del nostro presente e del nostro futuro. La nostra mente dovrebbe essere una macchina del tempo capace di portarci nel passato per capirne il modo di esprimersi, per capire il significato reale delle parole e tornare a un’origine linguistica che portava con sé dei significati ormai persi. Non sto parlando di nostalgia, di quelle cose tipo “se hai avuto questo nella tua infanzia sei stato fortunato“. Sto parlando di capire davvero quello di cui abbiamo bisogno.
Un libro da rileggere sempre

Gianrico Carofiglio, nel mezzo delle tante cose che ha scritto, ha dato vita a un libro che, per me, andrebbe letto e riletto ad libitum. Anzi: quel libro dovrebbe essere messo sotto un potente incantesimo. Mi piacerebbe che, aprendolo, potessi trovare sempre nuove cose da scoprire, magari in base allo stato d’animo che sto vivendo. Tornando al libro in questione – con o senza incantesimo – il titolo è “La manomissione delle parole“. Non si tratta di un giallo magistralmente scritto da Carofiglio, bensì di un testo che ragiona sul significato delle parole. Quanti vocaboli sono stati manomessi nell’arco della storia? Nel 2019 scrissi una cosa che diceva che la vera rivoluzione è dare il giusto significato alle parole. E lo dicevo citando Rosa Luxemburg. Oggi sono qui a scrivere nuovamente sul tema ma riferendomi a una sola parola, una di quelle che si citano sempre ad cazzum. Ma proprio tanto.
πάθος
“Ma come sei patetica!“. Vi è mai capitata alle orecchie un’affermazione del genere? E grazie al cazzo, per fortuna, risponderei io. La gente, in generale, ha dimenticato il significato di pàthos. Come tutti sappiamo, la parola originaria è πάθος e arriva dal greco antico. Non basterebbe una vita per raccontare il concetto di pàthos ed ecco perché la nostra testa dovrebbe fare un viaggio fino ai tempi in cui si passeggiava per le agorà in compagnia dei filosofi. πάθος si traduce – a tratti anche malamente – con sofferenza. Si contrappone, di norma, a ἔθος (ethos). Nella società della Grecia antica, era tutto un po’ duplice: una cosa esisteva per la presenza del suo stesso significato e molte parole avevano più di un perché. Come una di quelle che ho tatuata addosso a me. Da pathos deriva la parola passione, che non sarebbe tale se fosse un’emozione lineare e priva di alti e bassi. Duplice, appunto. Un alto e un basso fa un gualivo, di dice in Veneto. Voli pindarici linguistici a parte, vi siete mai chiesti quanto pathos ci sia nella vostra vita?
La mia patetica lista

Mentre cercate una risposta, io provo a fare una lista del mio personale pathos.
- C’è la magnifica telepatia (tele-pathos: la passione a distanza, capacità di un sentire a distanza, da cui poi deriva il significato che tutti conosciamo). La mia vita è telepatica e nella telepatia vedo una grande risorsa, nonché la spiegazione di ciò che più mi lega alle mie persone. Quelle persone In der Ferne che fanno parte di me da sempre. Bastano un gin lemon da una parte e un bicchiere di rosso toscano dall’altra che ci si sente insieme. Oppure una spia dell’auto accesa mentre si torna da un viaggio… e subito migliaia di chilometri si superano col pensiero. Questa è ricchezza.
- C’è la simpatia, nel senso più antico del termine… ovvero quel sentire insieme che si spiega meglio in inglese che in italiano. Ve lo ricordate quel che scrissi sul quel verbo, vero? No??? Andate al prossimo punto.
- C’è l’empatia, quel sentire dentro fatto di comprensione, amore, ascolto, voglia di esserci.
Strano come pàthos si agganci alla perfezione con qualcosa di totalmente positivo come empatia e stia addosso ugualmente a qualcosa di terribile come cardiopatia, vero? È quella duplicità di cui vi accennavo: esiste tutto ed esiste il suo contrario. Coesistono, si reggono in piedi uno di fronte l’altro, creano a modo loro un equilibrio. William Blake diceva che esiste la luce perché conosciamo l’oscurità. E aveva ragione. Blake ha sempre ragione. Che cos’è il pathos per voi?
Il pathos per me è sicuramente la natura che mi fa emozionare sempre. A volte un tumulto a volte una sensazione di pace, come una pioggia leggera.
Sarebbe impossibile per me vivere lontana da quell’emozione che mi salva dai “troppo pieno” di testa e cuore.
Madre, perché”nascere” arriva da lì 🌈
Che bello il tuo commento, Monica!
Mi piace tantissimo!