Charleroi è una di quelle città che pagano lo scotto di avere un aeroporto molto gettonato dalle compagnie low-cost e, inoltre, di essere molto vicina ad altre città molto più conosciute, come Bruxelles. A Charleroi ci si arriva e poi di va via, un po’ come Beauvais per Parigi o Girona per Barcellona. In realtà, vale la pena di fermarsi lì, anche per un paio di giorni. Il fatto è questo: se foste di passaggio a Charleroi e aveste solo poco tempo, prima di andare in aeroporto e tornare a casa, io vi consiglierei di visitare il Museo della Fotografia di Charleroi. Avevo letto molto su questo luogo ma la realtà è stata sorprendente: ecco un posto che vale un viaggio a Charleroi. I motivi sarebbero molti, ma ve li racconto un’altra volta. Oggi mi concentro sul perché visitare il Museo della Fotografia!
Dove si trova il Museo della Fotografia a Charleroi e come raggiungerlo
Charleroi è strana: ha un sacco di cose da vedere ma sono tutte un po’ sparse. Per questo servono gli autobus. Attualmente, la città è in fase di ristrutturazione e ci sono un sacco di lavori. Di norma, gli autobus partono dal piazzale davanti alla stazione dei treni: è ancora così ma c’è un po’ di caos nelle pensiline. In ogni caso, chiedete. Se non sapete a chi, sappiate che, dopo il piazzale dei bus, c’è un piccolo edificio temporaneo con il simbolo TEC (la società dei trasporti pubblici): lì potete ottenere tutte le informazioni. Per raggiungere il Museo della Fotografia, dovete prendere il bus dal piazzale B (quello praticamente davanti alla stazione). Vanno da quella parte, gli autobus nr.70 e 71. La direzione è quella di Mont-sur-Marchienne, che è la zona in cui si trova il museo. Il biglietto del bus costa 2,60€: potete farlo sul bus (si paga solo in contanti ed è meglio che abbiate i soldi giusti) oppure scaricate l’app TEC e compratelo dal telefono. È molto più comodo.
Cosa aspettarsi dalla visita al Museo della Fotografia di Charleroi
Primo concetto doveroso da mettere nero su bianco: se non vi piace la fotografia come forma artistica, questo museo non fa per voi. In caso contrario, anche se foste semplicemente dei neofiti appassionati, questo è il vostro luogo. Il Museo della Fotografia di Charleroi, per me, è stata una scoperta quasi inaspettata. Non mi immaginavo contenesse collezioni di quel genere e nemmeno mostre temporanee di così alto valore. Vi dico fin da ora che il museo è completamente accessibile, su due piani. Dovrete lasciare lo zaino nei locker all’ingresso: preparate una moneta da un euro perché vi servirà per sbloccare il locker. Quando ritirerete lo zaino, vi verrà ridata. Il tempo di visita è di almeno 2 ore. Poi tutto dipende da quanto indugiate davanti alle immagini. Ultimo consiglio: tenete bene il biglietto. C’è un codice a barre stampato sul vostro ingresso: vi servirà per aprire alcune porte al piano superiore.
Il Museo della Fotografia di Charleroi: la struttura
La prima cosa che sorprende del Museo della Fotografia di Charleroi è dove si trova. La struttura, infatti, è quella di un ex convento di carmelitane. L’immagine del convento è chiara fin da subito e, per l’appunto, la cosa mi ha sorpresa da matti. Avevo letto molto sul museo ma non avevo mai trovato questa informazione. Vale il viaggio anche solo per la su struttura. Le collezioni e le esposizioni temporanee si snodano in stanze che si trovano lungo ex chiostro. Per poi arrivare alla magnificenza di quella che era la chiesa interna al convento.
Il Museo della Fotografia di Charleroi: le ex chiesa
Le sale espositive del Museo della Fotografia di Charleroi sono molte e la più grande si trova in quella che era la chiesa del convento. Questa sala si visita entrando dal piano terra. Io, non appena entrata, non mi sono subito resa conto della struttura in cui mi trovavo. Ero presa dalle foto che, in quel punto del museo, riguardano un’esposizione che mi auguro diventi collezione permanente. Si chiama “En dilettante” e ripercorre la storia della fotografia, mostrando immagini di fotografi dilettanti. Avete presente quelle foto un po’ casalinghe? Magari ora non ci si pensa più ma, un tempo quando c’erano i rullini da sviluppare, scattavi e non sapevi cosa avresti scattato. Ecco: questa esposizione raccoglie un sacco di foto così. Si va dai primi del ‘900 fino ai giorni pre-social. Io l’ho trovata meravigliosa. Salendo al piano di sopra, si può ammirare questa ex chiesa dall’alto, probabilmente da dove si trovava l’organo. Una meraviglia.
Il Museo della Fotografia di Charleroi: la storia delle macchine fotografiche
Quante volte ci diciamo “ma a cosa serve un museo così?“: i musei sono fatti anche per conservare e farsi testimoni della vita e memoria di un sacco di cose. Anche di oggetti. Al giorno d’oggi siamo abituati ad avere in tasca degli smartphone capaci di fotografare con delle risoluzioni altissime e riusciamo a fare delle gran foto anche senza volerlo. Solo io la prima a dirlo guardando certe foto dei miei viaggi. La storia della fotografia passa anche attraverso la storia degli apparecchi fotografici. Al Museo della Fotografia di Charleroi si va dai primi apparecchi fino ad arrivare alle prime macchine digitali. Chissà cosa verrà aggiunto in futuro!
Il Museo della Fotografia di Charleroi: le collezioni permanenti
Il piano superiore del Museo della Fotografia di Charleroi è dedicato alle collezioni permanenti. Ci sono molte stanze dedicate al ritratto fotografico. Questa è stata una parte del museo che mi ha lasciata a bocca aperta perché ci sono degli scatti pazzeschi di fotografi davvero degni di nota: da Diane Arbus a Robert Doisneau, giusto per citarne due. È proprio di Diane Arbus una delle foto dalle quali non riuscivo a togliere gli occhi: aveva scattato una foto a Marylin Monroe, probabilmente dopo uno spettacolo. Lei è assorta in chissà che pensieri. L’ho trovata bellissima, molto di più delle foto in cui Marylin è in posa.
Il Museo della Fotografia di Charleroi, per me
Premessa doverosa: io amo moltissimo la fotografia come forma d’arte. Probabilmente è la forma d’arte che vorrei come contorno della mia vita, assieme alla musica. La fotografia, per me, è l’unico modo umano evidente ed empirico per fermare il tempo. La musica è lo scorrere del tempo, la pittura – per me – è interpretazione, la scultura è la resa plastica della vita. La fotografia ferma l’istante. Questa è quasi pura magia, no? Sarà per quello che la amo sopra molte altre forme d’arte. Il mio amore non si riflette nell’esercizio di questa arte bensì nell’ammirazione per chi sa esercitarla a dovere. Ecco perché la visita al Museo della Fotografia di Charleroi mi ha detto davvero tanto. Dentro ogni immagine, fosse di un grande autore o di qualcuno di sconosciuto (l’esposizione En dilettante riporta immagini di comuni mortali, per esempio), c’è una storia. E io sono lì per ascoltarla e poi raccontarla. Un po’ come se le foto mi parlassero. Che bellezza!
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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