La rubrica “Quello che amo” è un qualcosa a metà tra il mio raccontare il mondo e un qualcosa di personale. Mi misi a scriverla in piena pandemia, proprio perché c’era davvero bisogno di recuperare un po’ di amore per il mondo. Questo genere di sentimento dovrebbe essere alla base della nostra quotidianità e oggi – che sarebbe il giorno dei cavolacci maiei pucciati nel latte a colazione – vi racconto quello che amo di Rovereto, che è un posto che mi ha sempre detto tanto e che non mi stufo mai di scoprire. Un po’ come fosse un’amica che non vedi da tanto ma, non appena la incontri, ti rendi conto di non esserle mai stata distante.
Quello che amo di Rovereto: il MART
Non ne ho mai fatto mistero: il MART è uno dei motivi che valgono il viaggio a Rovereto. Se vi piace l’arte, va ammirato anche dentro. Se non siete proprio appassionati, guardatelo da fuori e, magari, fermatevi a mangiare al Bistrot di Alfio Ghezzi, che merita sempre. Il fatto è questo: io amo arrivare lì e sedermi ad ammirare la struttura pensata da Mario Botta. Un museo così, proprio a partire dall’edificio fino ad arrivare alle collezioni, è un qualcosa che dà un respiro internazionale a una piccola città del nord Italia. Quando sì è lì, si potrebbe benissimo essere ovunque, tra Amsterdam, Berlino oppure chissà dove. Questa, ovviamente, è la sensazione che provo io. Notizia pratica: il parcheggio a pagamento del MART è uno dei più comodi per lasciare l’auto e visitare a piedi Rovereto. Quindi è anche un ottimo punto di partenza per la vostra passeggiata in centro a Rovereto, dove la meraviglia è sempre dietro l’angolo.
Quello che amo di Rovereto: i dettagli
Ci sono luoghi e città che lasciano a bocca aperta non appena si arriva e poi ci sono quelli che ti conquistano passo dopo passo, soprattutto grazie ai tanti dettagli che rendono unico proprio quel posto. Rovereto è così. O, almeno, lo è per me. Lo è sempre stata. Io e questa città del Trentino siamo profondamente legati da tempo immemore, da quando per me era il posto al di là del Pasubio, dove transitavo per raggiungere altri luoghi. Poi, nel 2013, ho iniziato a esplorarla e, da allora, non ho mai smesso. Il centro di Rovereto è denso di dettagli anche molto preziosi, come le famose cariatidi pensate da un uomo che è un altro dei miei motivi per amare Rovereto. Ve lo racconto nel prossimo paragrafo.
Quello che amo di Rovereto: Fortunato Depero
L’arte è di casa a Rovereto, non solo al MART, ma anche a Casa Depero, ovvero la Casa d’Arte Futurista voluta da Fortunato Depero. Chi era quest’uomo? Depero è stato un designer e un artista tra i più importanti in Italia. Purtroppo, è uno di quei futuristi di cui si parla sempre troppo poco e pochissime volte vengono raccontati i suoi meriti in fatto di design. La prossima volta che bevete un Campari Soda, guardate bene la bottiglietta: avete tra le mani un pezzo disegnato proprio da Depero. La Casa d’Arte Futurista si può visitare con un biglietto singolo oppure con un biglietto unico che dà accesso anche al MART. Io trovo Casa Depero qualcosa di grandioso. Non ne avrei mai abbastanza.
Quello che amo di Rovereto: quel gusto che sa di Austria
Sono stata a lungo indecisa sulla foto da mettere per questo paragrafo che racconta una cosa che amo molto in Rovereto: quel sentore di Austria racchiuso nella tradizione del caffè e nella pasticceria. Sebbene il caffè sia un qualcosa che tutti noi reputiamo come simbolo totale di italianità, in realtà è più austriaco che altro. Furono gli austriaci a diffondere una vera e propria passione per il caffè in tutta Europa, soprattutto grazie a molte torrefazioni nate sotto l’egida dell’Impero Austro-Ungarico. Così è stato a Rovereto quando la torrefazione Bontadi ha aperto i battenti. Quel sentore di Austria è rimasto perfettamente anche in alcune pietanze e dolci: provate ad assaggiare la Sacher della Pasticceria Zaffiro e poi fatemi sapere.
Quello che amo di Rovereto: la storia, sempre presente
Dal gusto d’altri tempi alla storia più potente… il passo è breve. Almeno se ci si trova in giro per Rovereto. Il Museo Storico Italiano della Guerra è un qualcosa di davvero importante da vedere almeno una volta nella vita. In primis perché racconta un capitolo importante della storia del ‘900. In secondo luogo, racconta molto di più sulla storia di Rovereto e concede anche di ammirare un gran panorama su questa città che ha sempre qualcosa di nuovo da dire. Ora che ci penso, è un po’ che non ci torno: sarà il caso di tornare ad alimentare questo amore grande che sento per un posto che, in apparenza, è piccolo e raccolto. In realtà, si apre agli occhi dei viaggiatori quasi come fosse un libro pieno di pagine, nessuna delle quali è noiosa, scontata o con poco senso. Parola mia.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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