Quando mi metto a scrivere di Tuscia, dico sempre che sono stati tanti i motivi che mi hanno portata in giro per quel pezzo di Lazio. Ogni tanto, faccio degli screenshot di foto o articoli per ricordarmi di posti che voglio visitare. C’è una cartella, nel mio telefono, che si chiama “da vedere” e metto tutto lì dentro. Sant’Angelo, il paese delle fiabe in provincia di Viterbo, era lì dentro da tantissimo tempo. Ad Aprile, non appena ho messo piede in Tuscia, mi sono organizzata per andare lì e ho trovato una giornata di quelle speciali, con una luce magnifica. Quel giorno, c’ero solo io in giro per il paese ed è stato quasi un sogno. Perché visitare Sant’Angelo, il paese delle fiabe? Ve ne parlo oggi.
Dove si trova Sant’Angelo, il paese delle fiabe, in Tuscia
Sant’Angelo è un piccolo paese della provincia di Viterbo. Si trova a poco più di una ventina di chilometri dal capoluogo ma, ve lo dico, la distanza sembra di più perché si trova in un posto spettacolare ma quasi isolato. E questo è un punto chiave per spiegare l’esistenza di tanta street art in questo luogo. Raggiungerlo in auto è facile: Sant’Angelo si trova a metà strada tra il Lago di Bolsena e l’Umbria. Indicando Sant’Angelo sul navigatore, arriverete giusti ai piedi del paese. Si parcheggia lì e poi si sale verso il paese a piedi. Le uniche auto che possono sostare in paese sono quelle dei residenti. Io ho visitato Sant’Angelo in un giorno feriale di inizio primavera e c’ero solo io. Con la bella stagione e, soprattutto, durante i weekend potreste trovare molta gente e quindi poco posto per l’auto. Il paese è tutto in salita, quindi tenetene conto per le scarpe. In prossimità del parcheggio c’è una fontanella con dell’acqua potabile magnifica, nel caso ne abbiate bisogno. Una volta lasciata lì l’auto, incamminatevi verso il paese: non potete sbagliarvi.
Perché ci sono così tanti murales a Sant’Angelo?
Perché – lasciatemelo dire – in un piccolo paese sperduto della Tuscia c’è così tanta street art e ci sono così tanti murales? Sant’Angelo, come molti paesi appenninici o a ridosso di certe montagne, stava subendo un forte spopolamento. Praticamente lì rimanevano pochi abitanti e poco da fare: si trattava di uno di quei paesini dove rimane la casa dei tuoi nonni e tu ci vai ogni tanto, magari per sconfiggere il caldo o sotto le feste di Natale. Un’associazione culturale (che si chiama Associazione culturale ACAS) ha ben pensato di non lasciar morire quel paese. Come farlo? Chiamando a raccolta artisti vari e chiedendo loro di interpretare un tema da dipingere sulle mura delle case: il tema erano le fiabe o, in ogni caso, storie che hanno a che fare con l’immaginario e la fantasia. Il paese, oltre ad abbellirsi e a diventare unico, ha generato curiosità in molti. Con l’arrivo dei visitatori, sono partite o ripartite anche varie attività commerciali e il paese ora è rimasto autentico, piccolo ma profondamente vivo.
Cosa aspettarsi dalla visita a Sant’Angelo, il paese delle fiabe
Le aspettative, lo sapete, in viaggio contano molto. Cosa aspettarsi, quindi, dalla visita a Sant’Angelo, il paese delle fiabe? Molto, direi. Visitare quel luogo pieno di murales e fiabe di ogni genere da sola è stato magnifico. Credo che non avrei avuto la stessa meravigliosa impressione se mi fossi trovata in mezzo a tante persone. Per questo motivo, potendolo fare, visitate Sant’Angelo in un giorno feriale. Io parlo sempre dal punto di vista di un’adulta senza figli al seguito, una di quelle persone che ama riempirsi di meraviglia come se avesse ancora 10 anni e, per me, il risultato è stato ottimale. Il paese è costituito da poche vie, quasi tutte collegata l’una all’altra: per questo motivo, non vi dirò “prendete questa strada” o “girate su quella vita“. Voi camminate, perdetevi e, mal che vada, seguite i cartelli di legno sparsi per tutto Sant’Angelo: riportano i nomi dei murales e vi dicono come arrivarci. Per quel che mi riguarda, ho scattato mille foto ma non voglio spoilerare troppo: mi limito a raccontarvi due murales che ho amato particolarmente per mio puro gusto personale.
I murales di Sant’Angelo, il paese delle fiabe: Cappuccetto Rosso
Personalmente, amo tanto la versione originale dalle fiabe dei Fratelli Grimm. Mi piace quella versione per l’oscurità che si porta dentro e per la simbologia che mostra. Credo che l’autore del murales su Cappuccetto Rosso la pensasse un po’ come me. In parte, almeno. Questo murales va guardato così come l’ho fotografato: nonna e Cappuccetto sono in prospettiva. Mi piace molto il fatto che il lupo sia tranquillo tra le braccia della bimba e adoro il fatto che la nonna abbia un cuore a forma di albero. Io vorrei che il mio cuore fosse così: un albero. Probabilmente quella signora anziana sarò io tra duecentomila anni. Sono rimasta lì davanti per almeno mezz’ora, presa dalla bellezza di quell’interpretazione.
I murales di Sant’Angelo, il paese delle fiabe: Alice in Wonderland
La sentite anche voi White Rabbit dei Jefferson Airplanes in sottofondo? Ah, la sento solo io? Dentro la mia testa c’è stata quella canzone per non so quanto tempo quel giorno. Davanti al murales di Alice in Wonderland, mi sono seduta all’ombra e non ho mai smesso di parlare con quel disegno. In realtà, parlavo con Alice e, soprattutto, col Bianconiglio. Ve l’ho mai detto che mi sono comprata un vestito azzurro solo per via di Alice in Wonderland, vero? Quel libro è, per me, tantissimo. Lo rileggo una volta l’anno e mi dice sempre cose nuove. Ecco, visitare Sant’Angelo, il paese delle fiabe, è stato per me come cadere dentro la tana del Bianconiglio e scoprire un mondo dove la fantasia ha davvero un valore importante e portante. La Fantasia – o possiamo leggerlo anche con l’accento diverso, Fantàsia – ha salvato un paese che, altrimenti, non avrebbe avuto futuro. Questo è un esempio concreto di ciò che nella Storia Infinita di Michael End significhi “dare un nome all’Infanta Imperatrice“. Non c’è età che possa essere così grande da imporci di dimenticare ciò che ci ha sempre reso felice. Basterebbe questo pensiero per visitare Sant’Angelo, il paese delle fiabe, anche da adulti, da soli, in un mattino solitario di inizio primavera.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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