
Anni fa, mentre ero in giro per il centro di Salisbury, mi sono accorta che, davanti alla Town Hall di questa città del Wiltshire (dove tutti passano per Stonehenge ma meriterebbe un po’ di attenzione in più), c’è un piccolo pezzo di piazza dedicato a una capsula del tempo. Mi sono chiesta, quella volta, cosa metterei dentro una capsula del tempo e mi dico sempre che mi piacerebbe esserci, anche anziana, quando verrà aperta per vedere la reazione della gente più giovane. Il tempo è una di quelle entità che pensiamo di poter e saper governare in mille modi ma che, in realtà, si fa beffa di noi governandoci alla grande. Allora, per davvero, continuo a chiedermi cosa metterei in quella scatola e, inoltre, mi piacerebbe sentire da voi cosa mettereste. Me lo raccontate?
Questa cosa del tempo

Tempo fa (ma sta parola salta sempre fuori) ho scritto una cosa alla quale tengo molto: si intitola Essere Tempo. Scrivendo quel post, ho giocato un po’ (e lui mi perdonerà) con il titolo di un capolavoro della filosofia del ‘900, scritto da Martin Heidegger, con tanto contributo da parte della mia cara e amata Hannah Arendt. Lei, per inciso, è una delle donne più preziose che io abbia mai potuto studiare. In quel post (leggetelo, please) parlavo di come, in un modo o nell’altro, dovremmo essere tempo per chi amiamo. Regalare del tempo è amore puro per me. Il tempo di un messaggio, di un vocale che racconti una parte della giornata, due parole per dire “mi viene voglia di gin tonic e penso a te“. Oppure basta pensare a qualcuno alla prima nota di una canzone, al primo meme sul significato della musica, al primo “oddio hanno messo fuori le date di quel tour“. Tutto questo è essere tempo per qualcuno. Io sono particolarmente legata all’aspetto immateriale del tempo ma, pensando a cose materiali da mettere in una scatola – in quella capsula del tempo – cosa potrei metterci?
I’m a girl in the box…

Non so perché ma, cercando di capire cosa metterei dentro la mia scatola del tempo, mi viene in mente un film che non ha davvero nulla a che fare con questo argomento. Ma dentro la mia testa sì. Ecco quali sarebbero gli elementi che inserirei in una capsula del tempo da far aprire tra chissà quanti anni:
- Una cassetta musicale: una di quelle con un mix fatto da amici, avete presente? Penso proprio di sì. Quella cassetta è, da quando ha preso vita, nella mia auto. Anche se ora non ho più la radio giusta per ascoltarla, lei è lì e io riesco a sentirla perché è nel mio cuore. Dentro ci sono delle canzoni scelte dalla mia migliore amica e io le ho in eterno ascolto, su quell’autostrada dentro di me che collega cuore e cervello. La metterei dentro la mia capsula del tempo proprio perché vorrei ricordare la bellezza di prendersi del tempo e mettersi lì a scegliere canzoni e registrarle su di un nastro vergine. Al giorno d’oggi, per fare una compilation, ci ci possono mettere 10 minuti per ottenere poi 24 ore di ascolto.
- Uno spartito con un pezzo della Sinfonia n.9 di Beethoven. Il caro “Ludovico Van”, come lo chiama qualcuno in un film, è davvero un essere umano segnante. Scriveva la musica come si disegnano le onde. E quelle note sono onde.
- Blackbird dei Beatles. E qui mi viene in mente il film che citavo a inizio paragrafo, quello che non ha nulla a che fare con le capsule del tempo. “… amava Mozart e Bach, i Beatles e me“. Io trovo sia una delle frasi più potenti di sempre. Il film è Love Story.
- Il paradenti per giocare a rugby: un paradenti è un salva-vita quando giochi a rugby. All’inizio ti fa schifo metterlo. Poi ti senti nuda senza. Il paradenti è un qualcosa di perfetto per insegnarti che la vita, a volte, è difficile.
- Uno dei miei (tantissimi) reggiseni: cosa posso farci se mi piacciono e ne ho per tutti i gusti? I gusti di chi… vi chiederete voi. Ma i miei, no? Sono io che so che cosa ho addosso. Da quello da casa a quello da gran serata, non esiste che usi quello sbagliato. Nel caso facesse a botte con quello che indosso, io mi sentirei un po’ persa. A ognuno le sue fisse.
- Un sottobicchiere da pub: questo è per ricordare la bellezza della convivialità. Che va bene sempre, in tutte le epoche.
- Una copia di Jane Eyre, perché non ci si dimentichi mai di una donna così. E come Charlotte Brontë.
- Del pongo o, se volete chiamarlo col nome tecnico, della plastilina. Colorata e profumata. Magari rosa. Questa dovrebbe ricordare l’importanza di sapere che le cose si possono plasmare e che, a volte, plasmiamo anche noi stessi.
Giovy, sei sempre una grande fonte di ispirazione e riflessione. In questo caso mi hai fatto riflettere sul fatto che non mi piacerebbe lasciare una capsula del tempo. Da quando guardo mio figlio crescere sono sempre più concentrata sul presente e proiettata verso il futuro. Il passato l’ho chiuso in una scatola che tengo solo per me.
Grazie mille per le tue parole, Marlene!
Il tuo pensiero è bello ed essere proiettate al futuro è sempre una grande cosa.
A me piace ricordare il passato ma non lo guardo mai con occhi nostalgici. Tranne che per la musica… 🙂