
Vi ricordate cosa dicevo in una mia story su Instagram una settimana fa circa? Viviamo tutti dei giorni in cui facciamo dei gran respiri ma, soprattutto, buttiamo fuori l’aria con forza, quasi come volessimo far uscire da noi qualcosa con quel gesto. Bene: questo post nasce da quel gesto e dal fatto che, dentro di me, lo collego fortemente all’azione che si fa soffiando su una girandola per farla, appunto girare. In questo modo do – proprio in (im)perfetta modalità Giovy – un perché al fatto di sbuffare che, ve lo dico, di per sé non è un’azione che amo e che reputo mi appartenga. Ho capito, però, che serve e che mi sta servendo. Anche se, da un po’ di tempo, non dormo e non ne vengo a capo.
L’abbiamo capito l’anno scorso
Adesso, parlo al plurale come se fossi il papa o come se fossi la Regina dell’Universo. Ho capito l’anno scorso una cosa molto importante: inutile chiamare le cose con un nome diverso dal loro. La foto che vedete qu sopra era la copertina di quel post. Inutile che mi racconti la balla che non dormo perché c’è il cambio di stagione. Quello è vero.. c’è. C’è anche la luna piena che, statistiche personali a me riferite, mi dà un gran fastidio da tempo immemore. Oppure, mi dà così tanta carica che non riesco a passare nessuna notte tranquilla. Il cambio di stagione è un altro dato di fatto statistico: l’aumento delle ore di luce influisce sul ritmo sonno-veglia e mi devo ancora adeguare. Poi c’è il grande argomento: la guerra. Non riesco a mettermi tranquilla, a non pensarci e a non sentirmi inerme, inutile. Indifesa. Per questo, in un modo o nell’altro, mi metto in-difesa. In difesa, se volete. Come mi difendo? Prendo l’olio di lavanda per rilassarmi, mi spalmo addosso la lavanda per rilassarmi. Poi leggo cose belle. Sto rileggendo, per l’ennesima volta, Madame Bovary e mi fa bene. La perfezione della lingua usata da Flaubert mi fa bene. Ma ancora non dormo. Mi sveglio verso le 3.30 perché mi scappa la pipì e la tentazione è quella di accendere il telefono (che tengo rigorosamente spento quando dormo) per vedere se Vladimiro Il Criminale ha sganciato una qualche bomba H sull’Europa. E poi respiro. Lascio spento il telefono e soffio sulle girandole.
“This girl I know, needs some shelter…” (cit.)

Quando sto così, oltre a mettermi in difesa, tendo all’autoconservazione: guardo il mondo fuori e tento di lasciarmi toccare solo da ciò che mi può fare del bene. Qualsiasi cosa sia. Tendo, poi, alla ricerca delle cose sicure. Mi spiego meglio: forse ancora perché non mi fido totalmente del mondo, mi lascio toccare solo da pensieri che non mi espongano troppo e non mi portino a fare troppi voli pindarici. Avete presente quando camminate sul ghiaccio e andate avanti a passettini guardando a terra anziché camminando normalmente, a passi ben sicuri e guardando dritti davanti a voi? Ecco. Nell’ultimo periodo – e grazie al cielo – ho visto un mondo che ha voglia di tornare normale in molte cose. Su di una spalla, ho un diavoletto che se la ride con me. Sulla spalla destra, ho un angioletto che mi chiede di essere cauta. Vi dico una cosa: da quando sono tornata da Manchester, faccio fatica a uscire ricordandomi la mascherina. Vedere quella città nella sua quasi-normalità mi ha fatto un effetto pazzesco: un po’ come la famosa luce flashata dei Men in Black. Avete presente? Per fortuna che ho sempre una mascherina in borsa perché, altrimenti, nelle scorse settimane non avrei fatto mezzo passo da nessuna parte. Capita solo a me di aver messo di difendermi – sbagliando – dalla pandemia e aver iniziato a difendermi – in maniera legittima – da qualcosa di totalmente immenso? La seconda domanda che mi faccio ad alta voce è questa: ha senso? La risposta che mi do è che, se mi sta accadendo, probabilmente un senso per me ce l’ha eccome. E qui faccio un mega volo pindarico e mi collego all’argomento del podcast.
Il podcast: quello che ha senso solo per me

Eccomi qui dritta come un fuso ad approdare nel podcast: quante volte avete fatto qualcosa che ha avuto senso solo per voi? Un viaggio, un acquisto, un’azione più grande oppure una microscopica che sapete solo voi. Come vi ha fatto sentire quella cosa e che cosa vi siete portati a casa, sia materialmente che moralmente? Forse, in un’epoca come questa dove siamo tutti una persona in-difesa, trovare la soddisfazione in un qualcosa di solo nostro è totalmente quello che ci serve. O no? Ascoltate il podcast e raccontatemi come la pensate.
La foto senza caption è © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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