Quella qui sopra – ormai lo sapete di sicuro – è una delle mie innumerevoli albe fotografate in Umbria, per la precisione alla Fortezza Alta di Dunarobba. Uno dei luoghi del mio cuore per uno dei momenti del mio cuore. Certi tramonti mi prendono il cuore ma è l’alba il mio momento, il mio personale propulsore. Da uno scambio di commenti con Luca Wanderallen (ricordate? L’ho intervistato tempo fa e, mi raccomando, seguitelo sui social perché è un gran narratore), mi è venuta in mente una cosa: potrei raccontarvi alcune città che, all’alba, mi sono sembrate particolarmente speciali o particolari. A volte, mi sono svegliata all’alba per via del fuso orario e ho scoperto luoghi che, raramente, avrei visto con la stessa intensità e corrispondenza d’amorosi sensi (oddio, scomodo anche Foscolo) in altre ore del giorno o della notte. Quali sono le città che sto per raccontarvi? Provate a indovinare: secondo me, azzeccate almeno un nome con tanta facilità.
Madrid all’alba

Inizio a parlarvi di Madrid all’alba perché riporta alla mente un viaggio lontano nel tempo ma sempre vicino al mio cuore. Le città, solitamente, si possono ammirare all’alba per due motivi: o ci si alza presto perché magari si sta partendo, oppure perché non si è ancora andati a letto e, riguardo a Madrid, per me vale questa seconda ipotesi. C’erano una volta un ostello nella zona di Callao, tre amici alla conclusione di un viaggio tra Spagna e Portogallo davvero memorabile. C’era la voglia di non far finire per nulla al mondo quella vacanza che sapeva di scoperta, libertà, voglia di creare ricordi che – per l’appunto – sono ancora vivi dopo tanti anni. Madrid, all’alba, mi è sembrata bellissima. Non so quanto abbiamo camminato per tornare verso i nostri letti in ostello. Mi ricordo quella sensazione di clima piacevole, quasi fresco, per un agosto a Madrid. Mi ricordo la calma che avvolgeva tutto perché, tra la notte e il mattino, c’è sempre quel momento silente in cui tutto e tutti sembrano cullati dalla pace più totale e bella. Se fossi stata Mina, mi sarei messa a cantare Città Vuota. Credo che quel momento, a Madrid all’alba, possa essere stato la prima scintilla del mio amore per la Spagna.
Manchester all’alba
Lo so: avevate indovinato, vero? Manchester all’alba è un qualcosa di speciale. Proprio per quel momento di pace che ho descritto parlando di Madrid. Manchester, all’alba, è quasi silente. Dico “quasi” perché la città è always buzzing, proprio come dice uno dei suoi vari motti. Quando giro per Manchester penso sempre a un verso de La Tempesta di Shakespeare: “Be not afeard. The isle is full of noises, Sounds, and sweet airs, that give delight, and hurt not“. Atto III, Scena II, Calibano parla. Io amo quel verso, capace di girare dentro la mia testa per ore e ore quando giro per Manchester. Il rumore del tram, quello degli autobus, le macchine, le voci delle persone, i tanti cantieri che raccontano l’eterna ristrutturazione della città. Manchester è come me: non tace mai. Se non in un paio di ore tra la notte e l’alba. Tempo fa, proprio nel mio ultimo giorno normale prima della pandemia, ero già fuori dal mio hotel alle 5 circa. Ho visto il sole sorgere dall’aeroporto ma ho vissuto un po’ di quella città albeggiante che sonnecchia ancora, gira fianco e ti guarda dicendo “dormo ancora un po’“. In quel momento, avrei voluto i fratelli Gallagher con me per cantare Live Forever. “Lately, did you ever feel the pain in the morning rain as it soaks you to the bone?”
Los Angeles all’alba
Io e Los Angeles dobbiamo ancora capirci un bel po’ ma ci siamo incontrate, parlate e raccontate a modo nostro. Los Angeles è una di quelle città in cui tornerei perché ho ancora un sacco di cose da fare. Anche difficili, come andare a portare i fiori a Chris Cornell, che lì è sepolto. Il momento in cui io e LA ci siamo parlate di più è stato quando, una domenica mattina, sono uscita prestissimo per cercare un posto per fare colazione. Avete presente quella cosa che molti hotel americani non includono la colazione nel costo della stanza? Ecco. Io dormivo in Donwtown, proprio a pochi passi dall’hotel che era stato usato per le riprese di Ghostbusters e sempre a poca distanza da un grattacielo che mostrano sempre nelle puntate di Beautiful. Il Downtown di Los Angeles è attivo e super in movimento nei giorni lavorativi. Avevo riposto la mia voglia di colazione fatta come si deve in un Diner a poca distanza ma, quel giorni, era chiuso. Quella domenica mattina, Los Angeles sembrava una città fantasma. Io potevo camminare in mezzo alla strada senza che niente e nessuno mi disturbasse. Postai un foto su Facebook e una persona mi disse che sembravo dentro “Vanilla Sky“. L’unico posto aperto che trovai per fare colazione fu uno Starbucks. Mi presi un caffè e un breakfast sandwich e mi sedetti fuori, in uno dei tavolini disponibili. Il silenzio era interrotto solo dai miei respiri. In quel momento mi misi a cantare “We’ve been on the run driving in the sun looking out for number one, California here we come…” dei Phantom Planet.
Roma all’alba

Ho visto Roma all’alba un sacco di volte. Complici, spesso e volentieri, le serate con la mia migliore amica. In una di esse – mitica come non so cosa – siamo riuscite ad andare a sentire Bob Dylan. Poi, dopo il concerto di Dylan, siamo finite al Villaggio Globale giusto in tempo per l’inizio del concerto della Banda Bassotti. Finito lì, siamo andate all’Angolo Russo, a Monte Sacro, per mangiare le brioche e chiacchierare finché le prime luci del mattino non sono arrivate a prenderci e ci hanno portato letteralmente a dormire. Sono state tante le mie notti romane così e le ricordo tutte come se fossero dei gioielli da conservare nel cuore. Mi ricordo, anche per Roma, quel momento di passaggio tra la notte e il giorno. Mi ricordo che camminavo e guardavo le case: avete mai osservato le case di Roma? Per me sono tanto distintive della città quanto i monumenti antichi. Qualcuno tirava su le tapparelle, qualcuno sicuramente girava fianco nel proprio letto. Vivere una città all’alba mi mette in quella condizione di inventare mille storie, di immaginare non so quanti destini. Ecco, con Roma più di altri luoghi. Quel giorno, dentro di me, cantavo Roma di notte dei Tiromancino: “Cinque passi nel delirio della capitale, cinque passi nel futuro per tornarlo a raccontare…“.
Bologna all’alba
Anche tra me e Bologna ci sono stati non so quanti incontri all’alba, spesso mai programmati ma – come tante delle migliori cose – successi per caso e assaporati fino all’ultimo minuto. Una notte, vagavo con degli amici importanti, sotto i portici, quasi come volessimo conquistare con i nostri passi la città. Un po’ come se il nostro vagare, il nostro eterno incespicare, fosse il ritmo che sanciva la scambio di emozioni tra noi e Bologna. Era autunno e iniziava a esserci la nebbia. Quella notte era densa e proprio bagnata, così tanto da avvolgere tutto il mio zainetto di cotone e renderlo praticamente zuppo. Andammo a dormire, in modo più o meno improvvisato, proprio allo scavallare tra notte e giorno. Bologna era ancora viva, Bologna è sempre viva. C’è sempre una voce che accompagna i passi di tutti. Sarebbe bello, magari, poter vedere l’alba dalla Terrazza di San Petronio. Dovrebbe essere il posto giusto per cantare qualcosa di Guccini. “Bologna è una donna emiliana di zigomo forte, Bologna capace d’amore, capace di morte“.
L’alba, per me
Io non so cosa ci sia di potente, io non so cosa possa essere stato a farmi innamorare dell’alba. Adoro il tramonto, non fraintendetemi. C’è qualcosa di più forte, per me, nel sole che nasce anziché nel sole che va a dormire. Ci sono i raggi che si mostrano piano all’orizzonte, prima sembra quasi flebile e poi, non appena esce un po’, il sole mostra tutta la sua potenza e ti fa capire cosa sia, per davvero, la sua presenza. Quando vidi l’eclisse totale di sole a Monaco nel 1999, restai sorpresa dal piccolo momento di sparizione del sole nel cono d’ombra. Me l’ero immaginato mille volte ma nulla poté contro quello a cui, per davvero, stavo assistendo. Quando arriva l’alba, io penso inesorabilmente a Here comes the sun dei Beatles e ho come l’impressione di aver abbinato nella mia testa quel “and I said, it’s all right” con il momento in cui il sole si mostra, mi inonda, mi prende, mi conquista, mi fa sua in tutti i modi possibili. Io sono questo davanti al sole che sorge: sua, sempre. Per questo l’alba, per me, cambia le cose: la prospettiva di scoperta di una città o di un luogo, i colori di quel posto, le sensazioni e le emozioni. Qualcuno, qualche giorno fa, mi ha detto una cosa spettacolare: “la vita senza emozione sarebbe tofu“. Con rispetto parlando per chi ama il tofu, io sono d’accordo. Il mondo senza l’alba sarebbe tofu.
Tutte le foto senza caption sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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