
Un anno fa, di questi giorni, avrei voluto davvero che qualcuno si sedesse davanti a me e darmi forza. Non sapevo, però, di avere davvero già tanta forza in me e forse ci sarebbe voluto qualcuno che mi dicesse che sarebbe davvero andato tutto bene. Quel “tutto” che non mi aspettavo. Sapevo solo che avevo chiuso la porta di casa dietro di me e che speravo di riaprirla tutte le settimane. Ma non è andata così. Un anno fa, la Giovy del 2020 iniziava un esilio di 5 mesi e passa. Un qualcosa che non avrei mai pensato di vivere ma, soprattutto, al quale non avrei mai pensato di sopravvivere. Tempo fa, proprio nel mezzo di quell’esilio, io scrissi una lettera alle me stessa del 1993. Oggi ho voglia di scrivere alla me dell’anno scorso, di quel 2020 del quale attendevamo con ansia la fine. Cosa vorrò dirmi? Cara la mia Giovy del 2020, quando sei felice, facci caso.
Cara Giovy del 2020,
Se ti conosco bene, sei seduta nel tavolo del tuo salotto. Alla tua destra c’è la finestra dalla quale guardi Attiglio, davanti a te c’è una porta. Chiusa. Lo so che ti stai chiedendo inesorabilmente che ne sarà delle prossime festività e del tuo compleanno che si avvicina senza sosta. Le notizie che leggi non sono di certo belle e – preparati, cara Giovy – perché l’animo non si risolleverà di certo. Ti stai rendendo conto, in questi giorni, quanto la tua vita sia uguale. Il lavoro rallenta e quest’anno non sentirai frasi del tipo “ce la fai prima di Natale?” perché nessuno sembra voler nulla prima di Natale. Le autocertificazioni fioccano come la neve e tu salvi, versione dopo versione, i file sul tuo computer. Ti alzi al mattino sempre prima dell’alba, fai colazione, cerchi online un earl grey che sappia essere il degno sostituto di quello di Tea Pigs, visto che con la Brexit in atto non è più il caso di comprarlo. Ti sembra che la tua vita sia sempre uguale e allora troverai il modo per renderla diversa a modo tuo. Le soluzioni che adotterai sono due: indossare tutti i giorni una maglia sempre diversa che ti rappresenti e non cucinare mai la stessa cosa. La routine diventa una brutta bestia quando l’occasione per uscire di casa è solo ed esclusivamente la spesa. Obbligarti a comprare sempre cose diverse, di settimana in settimana, è un buon esercizio per sfangare – come si suol dire – questo momento. Sembri riuscirci. Vai a letto la sera, sentendo un po’ di stanchezza addosso. Ti chiedi da dove arrivi perché, in fondo, sai tenere ritmi di lavoro molto più potenti di questi di quasi non-lavoro. Versare tasse, affitto e spese condominiali sembra metterti addosso la stessa fatica di Sisifo che risale la montagna. Nella tua vita ti sembra di essere Atlante che regge il mondo. Sorridi sempre, è vero. E non è un sorriso di circostanza. Ma quanta fatica!
Inesorabilmente…

Stai pensando inesorabilmente alla tua famiglia. Quando racconti della tua famiglia, parli spesso di famiglia disfunzionale o strana ed è proprio così. La nostra disfunzionalità risiede nel gene dell’indipendenza, lato del tuo carattere che ti hanno insegnato ad annaffiare come la migliore delle piante. La mia famiglia è legata e slegata allo stesso tempo: questo fa ancora più strano in tempi di pandemia. Ci si chiama, ci si sente come se stesse accadendo qualcosa di brutto. Perché noi ci chiamiamo tanto quando c’è qualcosa che non va. Altrimenti… beh, altrimenti ognuno cammina con le sue gambe e tutti sono consci che tutto stia andando alla grande. Ecco dove nasce la felicità per la tua famiglia. Nucleo famigliare è una di quelle parole che sentirai tanto in questo mese di dicembre. E tu ti chiederai se mai possa esistere il limbo dei nuclei famigliari, dove vanno tutti quelli che vivono da soli, lontani da dove sono nati e cresciuti. Dove vanno a pranzo per la festa tutti quelli come te che hanno persone che amano in der Ferne. Riguardi i tuoi anni in Emilia e ti stai per ripromettere una cosa: mai più senza almeno un legame vicino. Un legame bello. Sì, ok, ma come crearlo?
Sarai il tuo capolavoro
Passerai cinque lunghissimi mesi a fare di te stessa un capolavoro: userai, senza averlo né pensato né programmato, tutto il tuo tempo a disposizione per lavorare su di te. Ti farai un sacco di pianti. Arriverai a singhiozzare sul divano come mai avresti pensato e ti sentirai andare in pezzi perché la solitudine, davvero, è una brutta cosa quando è imposta. Sai quanto è ancora più brutta? Quando sei conscia del fatto che, se solo potessi uscire dal tuo comune, potresti passare del tempo con qualcuna delle tue persone (con la mascherina e a debita distanza, si intende), il sentirti solo si amplifica. Perché non è una tua scelta: è un’imposizione. Doverosa, ma pur sempre un’imposizione che comprendi. Ma non ti adegui. Caspita… quanto è dura. In questi giorni – e ancora di più tra un mese, fidati di me – ti sentirai come un piatto rotto e solo allora capirai l’importanza dell’essere come le ceramiche Kintsugi. Tu sarai così: riparata con l’oro e, a fine estate del 2021 sarai perfettamente oro. Tutto questo disagio che senti ti spingerà di nuovo a lavorare su te stessa e capirai che, per davvero, sei e sarai sempre il centro del tuo mondo. Questo non significa che non ci sarà nessuno con te. Anzi. Questo significa che sarai per sempre conscia della forza che puoi attingere dal tuo proprio pozzo. E vivrai. Eccome se vivrai.
Preparati al dolore

Ci saranno dei giorni di immenso dolore fisico: te lo devo dire. Ci sarà il tuo trigemino a tormentarti per almeno due mesi, come mai era successo in tutta la tua vita finora. Ci saranno sere in cui seppellirai la tua faccia tra i cuscini del divano, in attesa che le medicine facciamo effetto. E anche loro sembreranno abbandonarti. È lì che ritroverai la tua capacità di rifugiarti mentalmente nei tuoi luoghi felici, quella capacità che saprà farti produrre endorfine sufficienti per addormentarti senza sentire troppo dolore. Vorrai mollare e fracassarti la testa mille volte ma ne verrai fuori. Sai quando parlando di resilienza? Ecco. Quella parola, già a dicembre 2020, ti sta sulle balle ma sappi che, a modo tuo, tu sei resiliente. Hai sopportato lontananza, mancanza di lavoro, F24 impellenti da pagare, incertezza, giornate intere senza dire nessuna parola a nessuno, nemmeno al telefono. Hai sopportato – come tutti, del resto – DPCM di ogni tipo, tentativi per far ripartire il lavoro che poi fallivano miseramente. Hai visto crollare non so quante speranze di poter prendere la tua auto e andare semplicemente a bere un caffè o vedere un film seduta su un divano diverso dal tuo, con un interlocutore umano. Tieni duro, Giovy, perché a dicembre 2020 sei solo semplicemente all’inizio di tutto questo. Solo al fottuto inizio.
The way out

Ma ne verrai fuori, sai? Cavolo se ne verrai fuori. E arriverai alla meta con non so quanti libri letti, con non so quanti film, serie tv, rappresentazioni teatrali viste. Ti avvolgerai nella coperta per rivederti tutta la saga di Harry Potter e, successivamente, quella de il Signore degli Anelli. Durante ogni tuo momento libero (e sono davvero molti), ti chiederai sempre – e dico sempre – se il campanello suonerà. Vorresti solo scomparire in un abbraccio, in una chiacchiera, in un piatto di pasta da condividere e non via WhatsApp (anche se urlerai “grazie alla tecnologia” ogni giorno). Ti chiederai (e continuerai a chiedertelo, fidati) se mai nessuno risarcirà questa tua palestra forzata, la palestra dell’anima per insegnarti a resistere in tutte le situazioni. Prima d’ora hai già vissuto dei momenti di “stop” dal mondo ma erano scelte tue e fuori non c’era una malattia che faceva male a tutti. Era solo una tua scelta. Ora ti chiedi dove si presenti la domanda di risarcimento per tutto quello che questo periodo ti ha messo addosso. Ancora non te ne accorgi, ma le conseguenze dell’esilio su te saranno più di una. E, quasi alla fine dell’autunno la te stessa del 2021 può dire fermamente quanto queste conseguenze siano state affrontate ma che, in fondo, siano sempre lì. Tutto questo ti permetterà di essere sempre più te. E di non volerci mai rinunciare.
Quando sei felice, facci caso
Per questo, cara Giovy del 2020, non pensare che a capodanno finisca tutto e che il 2021 possa essere più facile. A tratti lo è stato ma, se lo guardi nella sua interezza, non è stato proprio gentile. Ma bello sì. Non te lo racconto ora. Per ora devi solo sapere che quella cosa che dici sempre, varrà tanto: quanto sei felice, facci caso. È, credimi, ce ne sarà di felicità. Ti basti sapere questo: ti sorprenderai di quanto riuscirai a spostare “l’asticella” in tantissime cose e di quanto ti sentirai tu nel farlo. Fidati della te stessa del futuro: ti sto scrivendo proprio perché so come sono andate le cose. Fidati di te.
Le foto senza caption sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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