
Lo sentite anche voi quel discreto e cordiale profumo di ansia? Già, l’ansia. L’ansia del Black Friday in anticipo, dei regali di Santa Lucia in anticipo. Del Natale in anticipo. Del panettone il 9 di Novembre. Non sono ancora passata per zucca, castagne e cachi ed ecco che arriva il panettone! L’altro giorno sono andata in centro e ho visto le luminarie pronte per essere accese. Quando ero piccola io – e non stiamo parlando di mille anni fa anche se si tratta del Secolo scorso – le luminarie di Natale prendevano vita intorno alla prima settimana di dicembre. Quando ero piccola io, non si sentivano canzoni natalizie fino a dopo l’Immacolata. Quando ero piccola io, tutta questa ansia non c’era. O ero io immune all’ansia, forse. Quello che è certo è che, data soprattutto l’incertezza da pandemia, tutti sembrano correre ai ripari (commercialmente parlando) per anticipare al massimo gli acquisti festivi, il clima festivo, la sensazione totale di festa. I complottisti (di cui non faccio parte) potrebbero dire “ci nascondono qualcosa e non ce lo dicono“. Io penso, semplicemente, che tutti stiano cercando di vivere l’unico momento certo in questi nostri tempi strani: l’oggi. Che ansia, però.
Ansia…
Non sono mai stata una persona ansiosa. L’ansia non mi è mai appartenuta e, ancora oggi, mi reputo fortunata perché è uno di quegli elementi che non metto quasi mai nella mia vita. Poi arriva e fa un tonfo degno di un mega sasso nell’acqua placida di un lago. Vi ricordate quando scrivevo di chiamare le cose col proprio nome? Ecco: salvo occasioni sporadiche nella mia vita, io ho conosciuto per bene l’ansia con l’arrivo della pandemia. Non me ne sono di certo fatta né una colpa né un problema, anche se avrei fatto volentieri a meno di questo incontro. L’ansia, ora, mi viene se guardo fuori di me anziché dentro: vedo un mondo che corre e io, dietro, che cammino placida come se non me ne fregasse proprio nulla. Guardo il calendario e mi chiedo che cosa ci sia mai da correre in un mese come questo in cui le incombenze sono cambiare gli pneumatici e, per me, pagare tasse e assicurazione dell’auto. Ascolto la radio tutto il giorno e mi rendo conto di quanto tutti stiano anticipando qualsiasi esigenza, qualsiasi bisogno. Anzi: viene generato il bisogno di un qualcosa quasi come si avesse paura che tutto, di nuovo, si blocchi. Di nuovo… lo sentito anche voi questo sentore di ansia totale?
Let’s just breathe…
Mettere ansia alle persone è un metodo di controllo, secondo molti. Io dico sempre, invece, che, al di là di come si voglia controllare qualcuno, è proprio in noi la soluzione: riuscire a mantenere noi per primi il controllo e respingere l’ansia come se fossimo l’Enterprise con gli scudi alzati. Io, almeno, ci provo. C’è una cosa di cui sono sempre più convinta: esiste un momento giusto per tutto. Sta a noi conoscere i nostri tempi e capire che cosa possiamo permetterci in quel dato istante della nostra vita. Quante volte vi è capitato di accettare una proposta o un qualcosa nella vostra vita e vi siete resi conto che, forse, non fosse proprio il momento? Quante volte, invece, avete capito di vivere proprio l’istante giusto? Hic et nunc dicevano i latini e io me lo ripeto tutti i giorni. Quasi quasi aggiungo quelle due paroline a quelle che mi voglio tatuare addosso. Capire se sia o meno il momento giusto per qualsiasi cosa è il più alto atto di conoscenza che possiamo fare di noi stessi. Ognuno conosca se stesso e ognuno determini il momento giusto per sé e non per gli altri davanti a sé. Questa dovrebbe essere una regola scritta dentro l’anima di tutti noi. Lo sapete, questo è un blog di viaggi anche se il martedì è il giorno dei cavolacci miei. Io mi guardo indietro, negli ultimi stranissimi e potenti 365 giorni e ci vedo dentro tanta vita e tanta bellezza. C’è quel pizzico di ansia di cui vi parlavo, ci sono tante persone speciali. Dico “tante” perché mi sento fortunata a doverle contare su due mani e ricominciare, poi, con una mano. La voce di Eddie Vedder dice “Oh, I’m a lucky man to count on both hands the ones I love”. Io mi dico fortunata (ma anche un po’ brava, come scrivevo alla me del 1993) a poter contare su cotante persone. Mi dico brava – e non fortunata – ad aver imparato a conoscermi e a capire quando, per me, arriva il momento giusto.
Il momento giusto: il podcast

Credere in ciò che si vuole, provarci sempre, forzare mai. Ecco un’altra regola. Questa vale anche in viaggio, come racconto sul podcast questa settimana. Forzare mai, ascoltarsi in ogni momento, anche nella scelta dei luoghi da vedere nel mondo, siano essi vicino casa oppure lontani così tanto da impiegare giorni per arrivarci. Un giorno una persona mi ha chiesto come riesco a dare il nome alle cose, agli alberi, agli animali. Io ho risposto che sono loro a dirmi il loro nome, perché arriva il momento giusto per conoscersi. Lo stesso accade con le parti del mondo da conoscere. A volte non si è pronti per un posto; a volte abbiamo bisogno solo di quel luogo. Così come con le persone. Accade anche a voi o anche questa è una prassi del mio mondo?
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