
Il sonno della ragione genera mostri: avete mai sentito questa citazione? In realtà – giusto perché in questo mondo sempre più approssimativo, almeno nelle citazioni, ci vuole precisione – non si tratta di una citazione da un libro o da uno scritto di qualcuno bensì del titolo di un’opera d’arte nata dalla mente e dalle mani di Francisco Goya. In spagnolo suona così: el sueño de la razón produce monstruos. L’opera è un’acquaforte e mostra un uomo che dorme, con alle spalle delle creature come linci, civette e pipistrelli. Perché mi è venuto in mente questo? Perché credo che questa sia la settimana giusta per parlare di mostri e creature mostruose. Halloween si avvicina, è vero. Ma non è solo per quello. Per quel che mi riguarda, è tutto merito di un libro che ho finito qualche giorno fa. Ora vi spiego tutto.
La genesi della paura

Sto ragionando su quanti post vedremo in giro per web – e io mi ci metto in mezzo con tutta me stessa, capelli spettinati compresi – a riguardo di luoghi paurosi o che sono capaci di incutere timore. Ne parlo anch’io – davvero – nel podcast che trovate, as usual, incorportato in questo posto di cavolacci miei. Il fatto è che mi sono trovata a ragionare più sul concetto di mostro che su quello di luogo capace di far paura. La paura è un’emozione altamente personale. Io, per esempio, amo i ragni (temuti da molti) ma ho paura delle scale e dei pavimenti trasparenti. Gli esempi potrebbero essere veramente tanti: in Italia, nel mondo dello spettacolo si evita – di solito – il colore viola mentre, per contro, una dei teatri principali contenuti nell’edificio del Nationa Theatre di Londra è completamente viola. Viola voluto direttamente da Laurence Olivier. Potrei andare avanti a vita a raccontarvi quanto la paura possa essere ad personam. Se, però, guardiamo al passato e cerchiamo di analizzarlo con un po’ di occhio critico, beh, allora salta fuori che ci sono delle paure universali: quella della morte, quella del diverso, quella di ciò che non possiamo controllare, quella del dolore. Anche in questo caso, l’elenco potrebbe essere molto lungo. Recentemente, come vi dicevo, ho letto un libro che mi ha fatto molto ragionare sulla paura e sul mostruoso, in senso generale. Il titolo è Il mostruoso femminile: Il patriarcato e la paura delle donne. Potete trovarlo tranquillamente su Amazon.
La genesi del mostro (e il bello di Luna Lovegood)
Il Mostruoso al femminile, dicevamo. Il libro è scritto da Jude Ellison S. Doyle, una scrittrice americana che si occupa spesso di tematiche femministe. L’ho acquistato – lo ammetto – per pura curiosità e mi sono ritrovata a volerlo divorare in modo molto vorace. L’autrice fa un vero e proprio viaggio nell’ambito dei “mostri” e racconta come e perché molti mostri sono spesso donne. Lei prende in esame libri, fatti di cronaca, film e telefilm dei nostri tempi. Il concetto che sta alla base della sua analisi è – direi io – universale perché fa parte dell’umanità e del suo agire dall’alba dei tempi: ciò che non si comprende, si demonizza. Pensateci bene: le storie dei nostri paesi o città, per esempio, sono piene dei “matti del paese”. Chi erano? Semplicemente persone con qualche diversità che non li conformava al vivere comune. Pensate a Harry Potter e ai personaggi dei libri di JK Rowling. Luna Lovegood viene indicata come “quella strana” da Ron Weasley solo perché ha un sentire diverso dagli altri: lei vede i Nargilli e parla con le cose e con la natura. Io mi sento sempre come Luna Lovegood. Adoro la frase che la cara JK le fa pronunciare: don’t worry, you’re just sane as I am. Quasi come volesse rassicurare gli altri del fatto che la normalità è essere come lei. E io concordo in pieno.
La genesi della strega

Perché tutto sto discorso, Giovy? Perché mi sono resa conto nuovamente che c’è una cosa che non cambia mai. Le streghe son tornate, come dico nel titolo del post. Anzi, non se ne sono mai andate. È della settimana scorsa la notizia del calo dell’Iva sugli assorbenti che, comunque, sono sempre più tassati delle lamette da barba, per esempio. L’autrice del libro che vi ho indicato prima, individua nel fatto di avere le mestruazioni uno dei motivi di demonizzazione della donna attraverso i secoli. Ecco: non è ancora finita. La figura della strega è nata, nella notte dei tempi (cavolo, quanto mi piace questa espressione) proprio per delineare un essere incomprensibile: la donna. Per secoli, gli uomini si sono chiesti come facesse ogni donna a sanguinare ogni mese per giorni e non morire. Questo ha fatto pensare loro che noi donne avessimo chissà quale potere. E che, ovviamente, fossimo in grado di fare chissà che cosa. Ecco quindi che nasce la figura che, ancora oggi, ci portiamo dietro. Non è questione di malefici, incantesimi o formule magiche: si tratta di vincere su qualcosa che, nell’immaginario comune, dovrebbe essere invincibile. Wonder Woman ante litteram. Storicamente parlando, si è iniziato a studiare il corpo femminile (a livello anatomico) tra il XV e il XVI Secolo. Fu un tale Berengario da Carpi a farlo: rubava i cadaveri femminili per capire come fossero fatte le donne dentro. Visse protetto dalla corte degli Estensi (sia a Carpi che a Ferrara) e i suoi manuali cambiarono il modo di studiare medicina. Fino a quel tempo, noi donne eravamo di corpi ripieni di non si sa che cosa. Il sonno della ragione, in quel caso, ha generato ogni tipo di diceria, rendendoci mostri.
Di mostri e luoghi mostrusi

Avete mai pensato a quanti luoghi di paura o mostruosi in giro per il mondo si visitano ora? Io per prima ne scrissi più volte e su diverse piattaforme, compreso questo blog. Bene. Avete mai pensato, dopo averli visti o mentre vi trovavate lì, al perché sono considerate mostruose le storie a essi legate? Lo ammetto, io per prima lo faccio poco, anche se un po’ lo faccio. Pensate a Whitby che vedete qui sopra: è la città inglese resa celebre da Dracula di Bram Stoker e, da quel momento, è entrata di prepotenza nella lista dei luoghi mostruosi e capaci di far paura. Pensare alla mostruosità e al fatto di aver paura ci fa capire quanti limiti abbiamo. Il viaggio spesso ci sbatte addosso la cruda realtà delle cose. Il viaggio insegna, il viaggio educa, il viaggio allarga la mente. Quante volte le abbiamo scritte o sentite queste parole? Siamo davvero capaci di farlo? Proprio come accade quando vogliamo fare i viaggiatori fighi che vivono un luogo as a local, ci riesce o facciamo finta? Ripeto: viaggiare educa e dovrebbe educare noi, in primis, all’accettazione del diverso. Dopo uno, 700, 1000 e oltre viaggi, non dovrebbe più nascere sul nostro volto quel risolino assurdo quando ci troviamo di fronte alla Luna Lovegood di turno, quando riconosciamo in noi la normalità e nell’altro qualcosa di strano, eccentrico, diverso. Per l’appunto. Domande cattive?! Forse. Ma non ci si può aspettare qualcosa di diverso da una che, a modo suo come tutte le donne, è una strega, no? Io, poi, sono anche strana: parlo con gli alberi e con la natura in genere; sento le cose che mi dicono il loro nome e, sì, come Luna anch’io vedo delle cose che gli altri non vedono. E magari non noto le cose che, per tutti, sono evidenti.
Di mostri, streghe e luoghi paurosi: il podcast

Ok, dopo sto pippone storico-antropologico, facciamo tutti un bel respiro. Il podcast, lo sapete, segue “l’anda” (come direbbe mia nonna) di questo mio ragionamento ma vi racconta molto di più. Per esempio, quei luoghi che, in me, hanno generato un po’ di paura o, per esempio, luogo comunemente considerati molto spooky, come direbbe chi parla bene inglese. Prima di lasciarvi alla domanda finale, mi preme ringraziare Velia di Alla fine di un viaggio perché parte di questo post e del podcast sono nati grazie a uno scambio di messaggi con lei. Detto questo, quali sono i vostri posti paurosi nel mondo?
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