Da una settimana ho gli occhiali nuovi: nei giorni in cui ero in Umbria, ho rotto quelli vecchi e mi si è spezzato il cuore. Quegli occhiali rosa – quelli che vedete qui di fianco nella mia foto – sono stati importanti per me perché, davvero, mi hanno regalato la faccia che ho sempre voluto. O meglio, quella faccia che ho sempre pensato di avere. Chi porta gli occhiali sempre, come me, sa che cambiare occhiali significa cambiare faccia. La mia faccia non è la mia faccia senza occhiali. Non appena ho indossato quelli nuovi – che, per dirla tutta, sono quasi uguali a quelli che ho rotto – mi è sembrato di vedere il mondo diversamente. Complici, sicuramente, le lenti nuovissime che, per qualche mezz’ora, danno quella sensazione di “ma cosa sto guardando?” unita a una morbidosità dei contorni che non saprei spiegare in altro modo. Per un momento mi sono detta che, forse, stavo guardando il mondo diversamente, benché la graduazione delle lenti fosse sempre quella. Vi è mai capitato di rendervi conto di inquadrare un particolare anziché l’insieme… o il contrario?
Mettere a fuoco

Lo scrivevo ieri su Instagram e sul mio profilo Facebook personale, proprio utilizzando la foto che vedete come copertina di questo mio post in stile Giovy’s Life. Guardavo quella foto, ripescandola dai miei archivi dove tengo le foto dei miei viaggi. Per la prima volta, nell’osservarla mi sono resa conto quanto tutto fosse contorno per quel fiore di cardo messo in primo piano. Quella foto mi ha spiegato, in un secondo, quanto a volte basti solo un cambiamento di “messa a fuoco“, ovviamente nel senso fotografico del termine. I nostri occhi, per loro stessa vocazione, sono abituati ad abbracciare una visione d’insieme di ciò che abbiamo attorno e davanti quando, invece, occorrerebbe provare a concentrarsi su un pezzo alla volta. Almeno per un momento. O meglio, la cosa migliore da fare sarebbe buttare un occhio all’insieme e poi spostare la nostra visione sul dettaglio. E poi capire: macinare tutto e partorire, nel vero senso del termine, un pensiero che abbia davvero un senso. Vi è mai capitato di ragionare secondo questo tipo di percorso mentale?
Innamorarsi di un dettaglio

Sto pensando a quante volte, in viaggio, mi sono concentrata sull’insieme per poi portarmi a casa un dettaglio. Più di tutto un dettaglio. Ho riletto alcuni miei post su dei luoghi italiani che ho visto ultimamente e mi sono accorta, ancora di più, di quanto io mi stia concentrando nel mettere a fuoco, soprattutto, i dettagli. Mi rendo conto di farlo sempre di più e, probabilmente, questa è un’esigenza della mia anima. Sto pensando (e qui, mentre scrivo, è come se stessi ragionando con voi a voce alta) a quante volte, in viaggio, sono partita in cerca dell’insieme delle cose e mi sono innamorata di un dettaglio. Ecco, proprio così.
Dettaglio: fare a pezzi

La parola dettaglio, a livello di etimologia, arriva nell’uso linguistico comune italiano circa intorno al 1600. Dobbiamo quella parola dal francese détailler. Significa tagliare a pezzi, scindere in più parti. Di per sé, è un verbo legato alla sfera commerciale della vita delle persone: si facevano a pezzi le cose per venderne le parti e avere un ricavato maggiore. Dettaglio, come molte parole (che io amo alla follia), porta con sé un senso duplice. La linguistica, in primis, è la scienza che ci aiuta a capire quanto significato e significante abbiano davvero una relazione profonda e generino qualcosa che ha una data valenza ma che, allo stesso tempo, racconta l’esatto contrario. Sta tutto nella nostra messa a fuoco. Troppo difficile parlare di semiotica e linguistica nella seconda settimana di agosto? Beh, potreste trovare qualche risposta alle parole crociate leggendo questo post, non si sa mai. Bartezzaghi (Pietro è morto, lo so. Ma c’è pur sempre suo figlio Alessandro ora) possiede una mente labirintica. Io pure, anche se meno della sua. Forse dovrei mettermi a rileggere Umberto Eco.
Il podcast: quando è tutto una questione di dettagli

Dettagli: ecco di cosa parla il podcast questa settimana. E, pensate un po’, non sapevo di cosa avrei parlato fino a che non ho scritto questo post ieri mattina. Nel caldo della mia casa (28,9° intorno alle 9, quando ho chiuso il post), praticamente lavorando poco vestita, in un modo che non oso raccontarvi. Troppi dettagli, appunto, altrimenti. Quanto vi spingete dentro i dettagli nella vita e in viaggio?
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