Avete letto tutti con molto interesse la prima parte dell’intervista a Luca WanderAllen Agliardi e vi ringrazio davvero tanto. Questo dialogo con Luca è davvero bello, forte e intenso come, del resto, sa essere lui, in tutta la sua altezza da gigante buono. Se ci vedeste vicini, ridereste perché davvero io sembro la gnoma che sono in realtà di fianco a lui. Detto questo, ora procediamo con la seconda parte del nostro fiume di parole a due voci. Entriamo subito nel vivo del discorso parlando di fotografia e cose nerd. Pronti?
Fotografia e cose da nerd: come si mescolano queste cose in te e che ruolo hanno nella tua vita da adulto?
Credo di non avere mai avuto una vita da adulto ma se facciamo finta che la domanda finisca con la parola vita allora provo a rispondere. Sarò breve…ci avete creduto? Partiamo dal significato del termine nerd perché anche voi che state leggendo lo siete, solo che ancora non lo sapete! Oggi la cultura pop definisce il nerd come l’appassionato di fumetti che veste loghi di supereroi ed esce con la Penny della porta accanto ma c’è molto di più.
Per capire vi propongo un gioco, vi va?
Rispondete sinceramente a una semplice domanda. Avete un hobby o un interesse così appassionante da farvi passare notti insonni? Vi lascio qualche secondo per pensare…
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Sia che si tratti di viaggi, musica, cucina, relax, serate con gli amici o qualsiasi altra cosa, concentratevi sul motivo per cui esercita in voi un’attrazione tanto forte.
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Ignition!
Proviamo a dirlo tutti insieme: curiosità!
Ecco la prima magia. Se il gioco ha funzionato significa che tutti voi siete attratti da una particolare manifestazione della realtà, amanti disinteressati dello scibile al punto da volerlo fare vostro conoscendone i processi e carpendone i segreti più intimi. E ora il vero incanto: la curiosità è arbitraria e nessuno potrà mai avere a che ridire sulla vostra decisione di essere affascinati dalla realtà. Se Giovy non fosse stata curiosa sicuramente, non vi starei ammorbando con elucubrazioni folli. Se i primati non avessero curiosato intorno al monolito, non avremmo 2001: Odissea nello spazio. Per me essere nerd significa prima di tutto questo, essere curioso e cercare la meraviglia ogni secondo di ogni giorno (sapete che ci sono 86400 secondi in ventiquattro ore?)
Per spiegarvi il mio rapporto con la fotografia devo farvi fare un viaggio nel tempo e nello spazio. Prima il tempo.
Mio papà ha lavorato tutta la vita come impiegato ma il suo sogno è da sempre girare il mondo con una chitarra. Grazie alla fotografia negli anni ha collezionato un armadio di diapositive che spesso lascia scorrere sul proiettore che fa un rumore preciso a ogni cambio scena: caclack! Ci sono paesaggi, città, immagini di mia mamma, io e i miei fratelli, ricorrenze, eventi. Una vita. Mia mamma lavora come impiegata da quando ha quindici anni e una sera, vedendomi studiare, mi ha confessato il suo desiderio di andare all’università. Fu uno dei momenti più significativi della mia vita.
Ora andiamo dall’altra parte del mondo: Skaftafell National Park, Islanda.
Di buon mattino partiamo per un trekking di circa nove ore durante il quale scarico letteralmente la batteria della fotocamera. Per raggiungere la cima era necessario arrampicarsi lungo un sentiero sdrucciolevole inadatto alle persone non allenate. Ovviamente noi la rischiamo anche stavolta! Sulla vetta accadde qualcosa che non avevo previsto e la mia vita cambiò totalmente.
Chiudete gli occhi, o meglio, leggete, poi chiudete gli occhi!
Immaginate il silenzio, non è facile vero? I vostri piedi poggiano insicuri al limitare di uno strapiombo che non lascia scampo. Sotto di voi un ghiacciaio infinito respira e lo sentite: caclack! Lastre di ghiaccio enormi danzano in una terra così lontana e selvaggia da concedersi solo ai pochi matti riuniti sotto i vessilli di curiosità e avventura.
Riaprite gli occhi.
Quante persone vorrebbero essere lì al posto vostro ma non possono. Non parlo di pigrizia ma di età, preparazione o altre ragioni. In quel preciso momento ho realizzato che la mia fotografia e la mia curiosità dovevano essere al servizio di tutti, soprattutto di quelle persone come mia mamma che altrimenti non potranno mai arrivare lassù.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità.
(Ben Parker)
Questo, come sai benissimo, è un blog di viaggi: ci racconti 3 luoghi che hanno lasciato il segno dentro te e ci spieghi come mai?
Creare una playlist è un’operazione complessa perché ogni traccia va dosata con cura. All’inizio va inserito qualcosa che lasci il segno e identifichi il carattere di quello che arriverà in seguito perciò al primo posto della mia Top3 metto la città più bella di tutte, Brescia, quella dove sono nato e che amo alla follia!
Brescia è come la Stanza delle Necessità di Harry Potter. Non importa se non la usi o se non sai che esiste, lei è sempre lì pronta a stupirti.
Cosa vorreste?
Il vigneto urbano più grande d’Europa? Troppo facile, su su impegnatevi! Un luogo tranquillo dove rilassarvi, pensare o leggere? Vi basta un castello medievale arroccato sulla collina? Lunghe passeggiate sul lago, al tramonto? Iseo, Idro, Garda, quale preferite! Siete tipi da montagna? Maddalena, Dragoncello (dai, solo per il nome vince), Campiani…continuo? Luca però io vorrei stare in città!
Pubblico difficile eh? Brava Giovy, bella community! Fatemi pensare, vi piaceva Storia quando andavate a scuola? Allora Capitolium, Teatro Romano, Santa Giulia, Duomo, Piazza Loggia e sono solo all’inizio. Preferite l’invisibile? Andiamo sottoterra allora a esplorare le arterie della città lungo i celati fiumi che scorrono per le vie del centro. Potrei continuare a declinare le meraviglie della mia città all’infinito (e sapete che è così) ma vi basti pensare che occupa il primo posto perché quando un luogo nel mondo mi fa sentire a casa è perché mi fa sentire a Brescia.
Scendiamo di un gradino e troviamo l’Islanda.
Oltre ai motivi che vi ho accennato prima penso sia uno dei viaggi più significativi perché è l’unico tra tutti che non consiglierei. Mi spiego. Pensate alla terra del ghiaccio e del fuoco e immaginate il vostro feed pieno di foto sceniche sotto l’aurora o in prossimità delle cascate di Goðafoss? Non andateci. Siete attratti da vulcani, ghiacciai e balene? Non andateci. Non scherzo, non fate l’errore di spendere soldi ed energie per un’esperienza finta. La prima volta che ho pensato all’Islanda avevo in mente due cose: passeggiare sul ghiacciaio dove hanno girato Interstellar e sfrecciare sul mio longboard lungo la Route One protetto dallo sguardo di sua maestà Eyjafjallajökull. Poi ho iniziato a leggere, a documentarmi e a perdermi nelle molteplici sfaccettature che era in grado di offrirmi e mi sono reso conto di cosa volevo davvero.
Provo a spiegarvelo con un aneddoto.
Siamo a bordo di un gommone a circa venti chilometri da Húsavík alla ricerca di qualche balena da fotografare bardati come pacchi FedEx in tute termiche in grado di garantirci quindici minuti di calore prima dell’ipotermia nel malaugurato caso di finire nelle gelide acque del Mar di Groenlandia. Dalla riva ci vogliono circa venti minuti per raggiungerci quindi se il gommone si capovolgesse la maggior parte di noi morirebbe prima dell’arrivo dei soccorsi. Vicino a noi nuota una magnifica e gigantesca megattera. Il nostro futuro è nella sua pinna.
Vita e morte dipendono da un suo gesto. Questo è il mio obiettivo quando viaggio in Islanda: sentirmi piccolo davanti all’immensità della Creazione. Tornai una seconda volta per il Laugavegur Trail, un trekking di quattro giorni che collega Landmannalaugar a Þórsmörk (Thórsmörk o Foresta di Thor). A una tappa dall’arrivo fummo investiti da una tremenda tempesta che ci costrinse a desistere e rientrare in sicurezza a Reykjavík.
Dopo un paio d’ore di sconforto abbiamo festeggiato consci del fatto che è così che doveva andare. L’uomo in Islanda non è la specie dominante, punto! Visitatela perché è surreale, ma fatelo davvero, meglio se in tenda, per campeggi e on the road!
L’ultima posizione è quella che resta maggiormente impressa nella mente degli ascoltatori/lettori quindi dirò Irlanda! Where the streets have no name Cranberries saw us, right? Ho sempre amato le belle storie. Mio padre mi ha insegnato che non esiste gioco o viaggio migliori di quelli che puoi fare con un foglio e una penna. Il folklore delle creature fatate e delle pentole d’oro al limite dell’arcobaleno mi conquistarono subito.
Perché amo l’Irlanda? Per le biciclette scassate noleggiate a Inis Mór. Per un matto marinaio che distribuisce caramelle sul traghetto per le Aran. Per le Slieve League e il bed and breakfast solitario con le finestre dalle quali si vedono le stelle. Per il pasticcio alla birra della città di Killarney dopo una giornata di pioggia. Per la colazione di Doolin a base di mackerel appena pescato! Per l’argenteria della sala da pranzo della guest house di Galway che sembra uscita da Downton Abbey. Per il Claddagh Ring e la sua storia. Per il soda bread e gli autostoppisti del Connemara. Per i caratteristici villaggi di pescatori in cui si fabbricano tamburi. Per l’ospitalità delle Achill Island. Per il tuffo nell’oceano a St Finians Bay prima della degustazione di cioccolato alla Skelligs Chocolate con la salsedine ancora tra i capelli. Per la pioggia, il vento, il sole. Per la musica e Whiskey in the Jar in ogni pub. Per la regina delle fate.
Volete un titolo per questa playlist? Pensieri felici.
Goodbye and thanks. Thanks for playing my game!
[Riprendo la parola io, la Giovy]
Come concludere questo fiume di parole se non con il racconto del mio sorriso e della mia felicità. Un tempo – tanto tempo fa – una persona scrisse su uno dei miei diari cartacei una frase che poi feci mia. “Grazie per avermi incontrato per strada“, diceva quella frase. Questo è ciò che voglio dire a Luca: grazie per non aver dormito quella notte di luglio 2017 ed essere venuto a Bergamo per sentirmi parlare di viaggi. Il grazie che, però, va detto ad libitum, senza fine, a Luca è quello per essere così com’è. Ci sono tante persone genuine al mondo e io mi reputo fortunata perché ne conosco davvero molte… E questo non è proprio cosa banale. Almeno per me. Luca rientra in questo gruppo, con una genuinità che non è mai stata toccata dal fatto che, prima o poi, tocca essere adulti per forza. O, mi spiego meglio, che essere adulti significa dimenticare di saper usare la fantasia. Dovremmo ricordarcelo tutti.
Tutte le foto sono © Luca WanderAllen Agliardi – riproduzione vietata.
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