
Ma è già arrivato giugno!? Davvero!? Io sono qui che, dal un lato, sento i giorni volar via. Dall’altro, però, li vivo con un’intensità tale da far sembrare la durata di una giornata almeno di 48 ore. Capita solo a me? Divagazioni sul tempo a parte, giorni fa ho riletto un post che avevo scritto nel 2018. Giocavo un po’ al “Se fossi“, non bene come Cecco Angiolieri ma ci volevo provare. Di per sé – lo dicevo anche in quel post – fare le liste mi rassicura l’anima e cercare di definirmi (nonché di raccontarmi, come ho fatto un paio di settimane fa) mi fa davvero bene. Allora ben venga una versione aggiornata – diciamo pure reloaded, come Matrix – del Se io fossi. Giochiamo un po’ come personaggi di libri, serie tv e cose simili!?
Immedesimarsi o no?

C’è una cosa che dico spesso, in molti ambiti: quello che ci rende diversi e quindi unici è essenzialmente il fatto di essere noi stessi. Questo, per me, premia sempre. Io non potrei essere diversa da quella che sono e agire diversamente da quella che è la mia natura. Fatta questa premessa, immedesimarsi è un gioco splendido. Ne parlavo con una persona che mi ha scritto un messaggio privato su Instagram l’altro giorno. Lo dicevo anche parlando del libro di Enrico Brizzi: fa bene ritrovarsi dentro una storia perché – quella è proprio la magia – riusciamo sempre a trarne qualcosa per noi. Detto questo, credo che la storia che faccia per me debba ancora essere scritta: ecco perchè dovrei scriverla io. Tornando a verbo immedesimare-immedesimarsi, la Treccani dà una una definizione proprio bella: ” farsi una medesima cosa con un’altra, trasferirsi idealmente nelle vicende, nella situazione psicologica ed emotiva di un’altra persona“. Leggendo questa definizione, per davvero, penso a romanzi, film, serie tv che mi hanno appassionata alla grande. Restando me stessa, gioco a ritrovarmi dentro qualcuno che non è mai esistito oppure ha vissuto un’epoca storica diversa dalla mia. Piccolo warning, soprattutto per chi sogna spesso, come la sottoscritta: i personaggi inventati sono idealizzati e idealizzabili perché, in fondo, non si possono vivere e portare nel reale. Altrimenti sarebbero rompicoglioni come tutti. Ve lo giuro.
Se io fossi… il personaggio di un libro

Dai, qui è facile: ve lo dicevo proprio la settimana scorsa. Se io fossi il personaggio di un libro, vorrei essere Jane Eyre. Quel suo “I’m no bird” è per me è una sorta di inno totale per la mia vita. Jane Eyre, diciamolo, no è proprio che abbia avuto una vita felice e, per dirla tutta, avrei potuto scegliere un altro personaggio… ma proprio non ce la faccio. Ci sono tanti personaggi femminili nei libri davvero tosti. Ve ne parlavo già raccontando delle mie principesse ribelli. La cosa difficile è cercare di portarli nel nostro mondo contemporaneo. La mitica Liz Bennet di Jane Austen resta, in fondo, una donna dell’Epoca Regency… anche se con due attributi che a quel tempo nessuno poteva avere. Come dev’essere la mia Giovy-da-libri ideale? Testarda, come sono io. Indipendente, come sono io. Col cuore pronto a intenerirsi, come me, ma senza perdere la trebisonda. Mai più.
Se io fossi… il personaggio di una serie tv

Beh, qui è davvero difficile. L’orgoglio (e la voglia di somigliarle) mi farebbe dire Lagertha ma… ne siamo sicuri? Prendiamo proprio lei. Si sposa con Ragnar per amore, direi. Hanno dei figli [se non avete visto Vikings, sappiate che peccherò di spoiler], Ragnar la lascia per un’altra, torna da lei con la classica antifona “nessuno è come te“. Lei fa più o meno lo stesso: sposa e ammazza mariti come se non ci fosse un domani, ogni tanto la dà via perché le va e non c’è nulla di male ma pensa sempre a Ragnar. E vive con quell’ombra dentro al cuore. Sicure di volervi immedesimare in Lagertha? Probabilmente per la sua fermezza e il suo essere una Shield Maiden. Il resto, proprio no. La mia mente, successivamente, è saltata a Olivia Pope di Scandal: ci sono dei giorni in cui vorrei essere cazzuta come lei. Con qualche strana operazione di intelligence di meno nel curriculum. Di per sé, a pensarci bene, non c’è un personaggio di una serie tv che vorrei essere. E che possa raccontarmi. Dentro di me mi dico quanto io sia un bene,
Se io fossi… il personaggio di un fumetto
La risposta, d’istinto, sarebbe Patty dei Peanuts. Poi arriva la seconda botta di ispirazione e, allora, capisco che sono Patty per come vive l’amicizia. Sono Marcie per gli occhiali e perché andavo bene a scuola. Sono Lucy perché, ogni tanto, sono stronza e petulante. Sono Sally perché parlo con le cose e loro mi rispondono. A volte vorrei essere Wonder Woman e risolvere tutte le cose che affliggono me e il mondo in un batter d’occhio. Con tanto di accessori coordinati. Tornando a Patty dei Peanuts, quando sono stata in Minnesota – a St. Paul per la precisione – ho visto la sua statua in un parco e mi sono quasi commossa. Le sono corsa incontro come fosse una delle mie più grandi amiche. Perché, in fondo, lo è.
Se io fossi… un personaggio teatrale
Anche qui, l’istinto mi frega: la prima risposta sarebbe Lady Macbeth. Adoro il suo “be a man” urlato a suo marito quando lui non vuole uccidere il Re. Ho visto la Scottish Play un sacco di volte a teatro. Sapete, vero, perché la si chiama solo Scottish Play e non si pronuncia il suo titolo se ci si trova in un teatro in Gran Bretagna? Dicono che porti sfortuna nominare il titolo di quella tragedia nei teatri in cui la si porta sul palco .Lady Macbeth, però, è pazza, egoista, furiosa, arrivista… adoro la sua fermezza ma non potrei mai essere lei.
Se io fossi… ma io sono

I tempi e modi verbali sono tutti molto belli e vanno usati a proposito. Potrei stare qui ore a dire “se io fossi…” mille cose già esistenti ed esistite a questo mondo ma la verità è un’altra ed è ancora più bella. Immedesimarsi ci fa trovare la giusta spinta per affrontare le cose di tutti i giorni. Trovare una storia che possa essere la nostra, ci aiuta a capire che, in qualche modo, potremmo ottenere ciò che abbiamo sempre desiderato. Cosa vorrei per me? Lavorare sempre tanto e in libertà, qualcuno da amare nel modo giusto e che mi ami nel modo giusto, una casa che mi custodisca quando ne ho bisogno e che mi lasci andare quando serve. Gente felice attorno. Ognuno si può immedesimare nei miei desideri perché sono quello che l’essere umano cerca dall’alba della preistoria. La realtà che viviamo, spesso, è diversa: per lavoro si corre, c’è poco rispetto della professionalità delle persone. Quando si parla d’amore le cose si fanno sempre complicate. O più complicate di ciò che vorremmo. La gente, intorno a noi, ha le balle girate tanto quanto noi. Ma noi (o almeno noi) continuiamo a immaginare, sognare, volere il meglio. Ogni nostra pulsione è lecita e in un qualche modo ci definisce. Il fatto è che non esiste storia già scritta che possa essere la nostra. L’immaginazione, però, è davvero tanta roba in un mondo che ci vuole sempre troppo concreti e poco capaci di volare. Non trovate?
Se io fossi… il podcast
Ecco. Non è che se fossi un fiore, sarei una Digitale Purpurea. Mi ispirava usare questa foto (che ho scattato in Inghilterra un po’ di tempo fa) per concludere questo post con i miei pensieri sparsi e sempre deliranti. E, ovviamente, per introdurre il podcast. Ho giocato un po’ al “se fossi” anche lì, parlando sia di mondo interiore che esteriore. Ve lo dico: adoro il momento in cui mi metto lì e registro il podcast. Credo sia, assieme alla scrittura, il mio perfetto momento di Emotion Recollected in Tranquillity. Buon ascolto e grazie, come sempre, per essere qui a leggermi e a regalarmi i vostri momenti di tempo libero.
Tutte le foto senza caption sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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