
Ho un’immagine in testa. Dell’Irlanda, intendo. La cosa che mi fa sorridere di questa immagine è che non ero in Irlanda mentre essa si imprimeva dentro il mio sguardo: ero in Galles. Stavo camminando lungo la costa per raggiungere il faro di South Stack, sull’isola di Anglesey. A un certo punto del mio cammino, mi sono voltata verso la direzione dalla quale provenivo e lì si è aperto il panorama davanti ai miei occhi. E lì l’ho vista. L’Irlanda, intendo. La sua costa era là che segnava un orizzonte nemmeno troppo lontano. Io l’ho guardata e ho pensato a quante cose i miei viaggi in Irlanda mi abbiano dato. Sicché ho pensato che fosse arrivato il momento di raccontarvi quello che amo dell’Irlanda. Nell’attesa di organizzare un nuovo viaggio da quelle parti. Come sempre, a modo mio.
Quello che amo dell’Irlanda

Come spesso accade, parlare d’amore potrebbe sembrare la cosa più facile del mondo ma – lo sappiamo tutti – non lo è. Ho fatto vari viaggi in Irlanda, il primo nel 2000 ed è uno di quelli scritti in maniera molto fitta nei miei diari cartacei. Magari ne riporterò qui sul blog qualche pezzo. L’amore per l’Irlanda è iniziato studiando letteratura: Yeats ha davvero contribuito a creare un mito irlandese nel mio cuore. Poi, in seconda istanza, ci si è messo il cinema: Ken Loach e il suo “L’agenda nascosta“ mi hanno spalancato gli occhi su di una realtà con la quale sarei entrata in contatto grazie a un incontro organizzato dal mio liceo sulla figura di Bobby Sands. Da lì è stato tutto un sognare l’Irlanda. Poi ci si è messo anche un fatto strano. Ve lo racconto. Quando andavo al liceo, mi alzavo poco prima delle 6 e guardavo il telegiornale per tenere conto del tempo a mia disposizione per fare colazione e prepararmi prima di andare a prendere la corriera. Mi concedevo anche qualche minuto di CNN che, non so perché, veniva trasmessa a quell’ora da non ricordo che canale. C’era una pubblicità che beccavo spesso. Era una compagnia telefonica americana che voleva raccontare il suo connettere il mondo a livello di comunicazioni personali. Un pezzo della pubblicità era girato in Irlanda. Impastai queste immagini con la mia voglia di conoscere la storia di quel paese. Il gioco era fatto: promisi a me stessa che sarei partita. E così fu. In vari viaggi, mi sono portata a casa davvero tanto amore. Fatto soprattutto di quella wilderness che ho sempre amato (che abbia iniziato lì ad amarla?) e di tanta rova su cui ragionare. Partiamo per questo viaggio nel mio amore per l’Irlanda?
Quello che amo dell’Irlanda: Sligo, Yeats e Maude Gonne

Sligo non è di certo il luogo più visitato in Irlanda, almeno dai viaggiatori italiani. Io ho voluto mettere questa città del nord-ovest dell’isola dentro il mio primo itinerario. L’antifona fu “andiamo dove vogliamo ma, per cortesia, dobbiamo passare per Sligo“. I motivi erano vari e, come spesso accade proprio quando amore per un luogo e viaggio si mescolano, certi posti sanno davvero ricambiare in grande. Volevo andare a Sligo perché era la città di William Butler Yeats, poeta irlandese capace di scrivere versi molto intensi. Volevo andare sulla sua tomba (come vi ho già raccontato) e volevo scoprire qualcosa di più su Maude Gonne, la donna che lui amò e che tanto diede all’Irlanda. Maude (o anche Maud) Gonne MacBride fu una rivoluzionaria e patriota irlandese. Fu una vera e propria femminista per i suoi tempi. Sligo, come vi dicevo, ha ricambiato altamente la mia attenzione: mi ha regalato uno dei fish & chips più buoni della mia vita (con una garlic sauce indimenticabile) e mi ha permesso di conoscere Mr.Walsh. Chi è? Chi era, dovrei dire. Era un uomo anziano, tornato a Sligo dopo anni negli Stati Uniti. Aprì, nella sua abitazione, un ostello dove io dormii. Mr. Walsh aveva un passato che potrebbe diventare soggetto per una serie tv. Ve ne ho parlato in uno dei miei primissimi post di questo blog.
Quello che amo dell’Irlanda: il Burren, ruvido e accogliente

Attraversare il Burren con l’autobus di linea, durante il mio primo viaggio in Irlanda, mi fece dire “io qui ci voglio tornare“. E così feci qualche anno dopo. Tornai da sola, in alcuni giorni d’autunno, e lì trovai qualcosa di ruvido e di totalmente accogliente. Il ruvido è rappresentato dalla roccia calcarea caratteristica di questa parte di Irlanda. L’accoglienza – beh, ça va sans dire – è proprio quella che volevo ritrovare in Irlanda. E ne trovai ancora di più. Il Burren è un luogo in cui ascoltare il vento cantare e, a mio avviso, almeno una volta nella vita va vissuto in solitaria. Non in solitudine. Ma in solitaria. Provare per credere.
Quello che amo dell’Irlanda: la Penisola di Dingle, tra gaelico e ginocchia sbucciate

Se avessi solo tre giorni da trascorrere in Irlanda, molto probabilmente andrei diretta nella Penisola di Dingle. Quel pezzo di Ring of Kerry – estremo sud-ovest dell’Irlanda – occupa nel mio cuore un posto particolare. Lì, andando i bici, mi sono sbucciata le ginocchia (frenando, sono caduta) e mi sono resa conto di quanto certe cose, innocue quando siamo bimbi, facciano male da adulti. Quella zona d’Irlanda è uno di quei posti in cui si parla ancora gaelico e lì vorrei tornare proprio per fare un mini-corso di lingua. E magari mi sbuccio ancora le ginocchia, non si sa mai.
Quello che amo dell’Irlanda: Inis Oirr, la “mia” Aran preferita

Sei andata alle Aran, Giovy? Certo. La mia preferita è Inis Oirr, la più piccola di quelle isole. Sono arrivata lì e, in una notte, si è scatenata una furia tempestosa tale da non sapere se, il giorno dopo, la barca per tornare dalle parti di Galway sarebbe partita. Poi è partita davvero ma non vi dico con che mare. Quei pochi giorni passati lì, alla fine del mondo, sono stati magnifici. Mi hanno regalato la dimensione di un’Irlanda praticamente super local e senza turisti. Un qualcosa di davvero impagabile.
Quello che amo dell’Irlanda: l’Ulster, in tutto e per tutto
Questa foto segna, per me, l’inizio di quello che fu il viaggio a Belfast del 2018. Il mio ritorno a Belfast dopo 18 anni dalla prima volta. Arrivai, nel 2000, con tanto di blindati in strada. Gli accordi di pace erano proprio stati siglati da poco. Sono tornata, 18 anni dopo per l’appunto, e ho trovato qualcosa di meraviglioso. Per me – e, ribadisco, è una mia pura opinione personale – non si conosce e si comprende del tutto l’Irlanda se non si visitano Belfast e l’Ulster. Dal punto di vista paesaggistico, l’Irlanda del Nord è incredibile per me. Dal punto di vista storico, ancora di più. Non è questo il luogo per affrontare la questione delle “Due Irlande” ma, se volete, ne parliamo faccia a faccia, di fronte alla protagonista del prossimo paragrafo.
Quello che amo dell’Irlanda: la Stout

Il nome della birra – diciamolo – è stout. Guinness, Murphy e Beamish sono tre brand di birra che fanno Stout e che, soprattutto, hanno fatto della stout un vero e proprio emblema. La stout fa davvero rima con Irlanda e nasce con l’intento di produrre nell’isola di Smeraldo una birra simile alle Porter britanniche. Altra mia grande passione. Il tipico colore scuro è dato dall’uso di un malto “chocolate“, ovvero molto tostato e quindi scuro. La cosa fantastica delle stout in Irlanda? Il fatto che non siano pastorizzate. Di solito. Ecco perché vale davvero la pena di fare un viaggio in Irlanda per assaggiarle. A prescindere dalla marca. Vediamo, però, se indovinate la mia preferita.
Quello che amo dell’Irlanda: shoulder to shoulder…
Avete mai sentito Ireland’s Call durante il Six Nations di rugby? Io ho avuto l’opportunità di sentirla dal vivo, una volta, proprio in Irlanda e, manco a dirlo, mi sono commossa. Questa canzone, utilizzata come inno prima delle partite di rugby, è stata scritta appositamente come inno dell’Irlanda unita. Se non erro (mi documenterò e poi vi dico), il rugby è l’unico sporto per il quale esiste una nazionale dell’Irlanda unita. Prima delle partite, in casa, vengono eseguiti due inni: l’inno dell’EIRE e poi Ireland’s Call. Ovviamente è sentito anche il primo ma quando partono le note di Ireland’s Call l’atmosfera si fa davvero solenne. Le parole sono molto belle e quel “shoulder to shoulder” è davvero tanto significativo. Cercate qualche video su YouTube. Anche questo fa capire l’Irlanda e questo è parte integrante del mio amore per l’Irlanda.
L’Irlanda, per me
Quella che vedete qui sopra è una foto di una foto. Una foto scattata nel 2000, con la pellicola e sviluppata dopo. Di quelle foto che scattavi e poi ti chiedevi “chissà com’è venuta“. Quando l’ho vista sviluppata, ho sentito dentro di me il vento di quel giorno. Ero a Inis Oirr, l’isola delle Aran di cui ho parlato in questo post, sulla parte più alta dell’isola. C’era questo vecchio cimitero con l’erba alta. Ogni volta che guardo questa foto, sento di nuovo quel giorno dentro di me. Sento il vento. E, lo sapete, “nel vento” io sono sempre felice. Lo ero sicuramente con i miei 22 anni, girando per l’Irlanda per la prima volta nella mia vita. Camminavo in giro per tutta l’isola lasciando i sassolini lungo la strada come Pollicino. Non per ritrovare la via di casa ma come promemoria per dirmi di tornare. Ci sono tornata tante volte e non ne ho ancora l’anima e il cuore colmi. Questo, per me, è l’atteggiamento giusto per andare in Irlanda e amare l’Irlanda: essere pronti a spostare sempre un po’ più in là il segno di capienza massima del nostro cuore e della nostra anima. L’Irlanda allarga la nostra percezione emotiva.
Le foto senza caption sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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