Tempo fa, scrivevo una lettera a una persona importante, e dicevo “ci ritroveremo a maggio senza accorgercene” e così è stato. È arrivato maggio, col suo carico di ricordi. I ricordi di uno dei viaggi più belli che io abbia mai fatto in vita mia. Ovviamente – l’avrete capito – sto parlando del viaggio che mi ha portata a Seattle. Quel viaggio è iniziato dal Canada; è iniziato da Vancouver. E già a Vancouver il cuore mi esplodeva perché era da tanto che sognavo al British Columbia. Sicché mi sembra giusto inziare le pubblicazioni di maggio parladovi di quello che amo di Vancouver.
Il mio amore per Vancouver
Si tratta di amore quando parlo di Vancouver? Un po’ sì: sicuramente è un’infatuazione di quelle che ti fanno venir voglia di sentirti vicino all’oggetto della tua infatuazione. Una di quelle cose che ti stringono un po’ il cuore ma che ancora non sai cosa siano. Ecco qual è il rapporto tra me e Vancouver. Per dirla tutta, quella città mi ha dato tanto e vorrei davvero tornarci. Per ascoltarla un po’ di più. Avete presente quando vedete una persona per la prima volta, capite che vi piace ma avete un tempo limitato? Ecco, tra me e Vancouver è andata così. Però, ripeto, mi ha dato tanto. E il mio amore per Vancouver si traduce in:
- Colazioni indimenticabili e birre pazzesche
- Natura, storia e umanità in due luoghi proprio da vedere
- Quartieri che sanno resistere alla modernità
- Un’isola piena di gusto
E, ovviamente, molte cose. Io ho raggiunto Vancouver con un volo Air Transat da Roma, via Toronto. Il viaggio è stato lungo ma immensamente piacevole. Sono sicura che torneranno i giorni in cui potremmo di nuovo provare quel brivido di emozione che avvolge un pre-partenza. Non so voi, ma io sento sempre le farfalle nello stomaco come quando si parla d’amore, per l’appunto.
Quello che amo di Vancouver: iniziamo dalla colazione
Iniziamo dalla colazione e parliamo d’amore. L’amore che si riversa anche in un luogo che ti accoglie tutte le mattine con un sorriso e con due domande: come stai e cosa farai oggi. Si tratta della prima manifestazione di interesse verso qualcuno. Bisognerebbe sempre chiedere a tutti, nel primo dialogo della giornata, come si stia. È proprio come dire “guarda, mi interesso a te“. Chi si interessava a me e alla mia presenza a Vancouver era una cameriera di nome Stella. Lei lavorava (in quei giorni ma mi auguro che lo faccia ancora) all’Ovaltine Café, uno dei diner storici di Gas town a Vancouver, a pochi minuti a piedi dal posto dove dormivo. Aprivano presto e io andavo a fare colazione lì già alle 6.30. Quel posto era un crocevia di destini pazzesco; un luogo dove si intrecciava la vita difficile di alcune persone e la voglia di iniziare una giornata per portarla a casa nel migliore dei modi. In mezzo a tutto questo, c’ero io. Ci sono tanti luoghi dove fare delle gran colazioni a Vancouver ma quello che mi parla d’amore è l’Ovaltine Café.
Quello che amo di Vancouver: Stanley Park e la First Nation
Bazzicavo spesso, nei miei giorni canadesi, a Stanley Park, benché non fosse vicinissimo a quella stanza che, ormai, chiamavo casa. Mi piace Stanley Park: mi piace il fatto che sia stato “quel” Lord Stanley a donarlo alla città (e per “quel” intendo lo stesso Lord che ha dato il suo nome alla Stanley Cup di Hockey); mi piace il fatto che lì si trovi Prospect Point, ovvero il luogo di nascita di Vancouver stessa; mi piace il suo verde così immenso da non sembrare un parco pubblico ma un luogo aperto fuori città. La cosa che più prendeva il mio cuore a Stanley Park è la zona dei Totem dedicati alla First Nation. Con “First Nation” i canadesi indicano il Canada dei nativi. Vancouver ha un forte legame con la cultura nativa e Stanley Park è uno dei posti dove rendersene conto. E dove altro lo si può fare? Continuate a leggere.
Quello che amo di Vancouver: il Museo di Antropologia (MOA)
Kitsilano è un quartiere davvero interessante da scoprire a Vancover: lì è nata Greenpeace. Ma non solo: lì si trovano alcuni musei importanti, come il Maritime Museum. Non è finita: a Kitsilano si trova il giardino giapponese più bello di Vancouver e, giusto davanti a esso, c’è l’ingresso del MOA, ovvero il Museo di Antropologia dell’Università della British Columbia. Tutti questi luoghi che ho citato valgono il viaggio a Vancouver, almeno per me. Il Museo di Antropologia è davvero un must, anche se passate pochi giorni a Vancouver. Lì potrete entrare davvero in contatto con la First Nation che i primi coloni trovarono quando arrivarono a Vancouver nel XIX Secolo. Il museo, infatti, contiene i manufatti di quell’epoca e vi racconterà moltissimo sulla popolazione nativa di quella parte del nord-ovest del Pacifico.
Quello che amo di Vancouver: quello che resta dell’epoca vittoriana
Vancouver – fa quasi strano a dirlo – è stata fondata nel 1886. Era quasi la fine dell’Epoca Vittoriana e la città ha preso un’immagine tipica di quell’epoca. Se si guarda, ora, lo skyline di Vancouver, si stenta a credere che quella città abbia avuto un passato fatto di case colorate in legno. C’è ancora un quartiere – uno solo – in cui ci si può rendere conto di questo passato: si tratta del quadrato formato da Barclay Street, Haro Street, Robson Street e Broughton Street. Lì c’è proprio un manipolo di case pronte a resistere ai vari rifacimenti sempre presenti in città. Sempre lì, troverete il Roedde Museum, una ex casa privata diventata ora il simbolo della Vancouver Vittoriana. Quel luogo vi aiuterà a capire perché la Regina Vittoria è ancora importante in questa parte di Canada (così tanto da festeggiarne ancora il compleanno). Girando per il quartiere a piedi, provate a immaginarvi come fosse la città a quei tempi.
Quello che amo di Vancouver: Granville Island, in tutto e per tutto
Granville Island è stata la mia prima meta a Vancouver. Ho raggiunto quel luogo perché lì si trova uno dei mercati più belli di Vancouver e, inoltre, ci sono un sacco di chioschi dove mangiare e bere alla grande. Passare un sabato a Granville Island è bellissimo e permette di guardare la città da una sorta di punto di vista privilegiato. Si può arrivare a Granville Island con l’autobus o con il watertaxi. Io vi consiglio quest’ultimo. Il watertaxi ferma anche dalle parti del Craft Beer Market, uno dei miei migliori luoghi per la gustare la birra artigianale di questa parte di continente americano.
Quello che amo di Vancouver: la IPA, da quelle parti, è grandiosa
Mi avevano detto “assaggia le IPA fatte in Canada” e io ho deligentemente ubbidito. Il primo luogo a cui puntare per vivere un po’ di sano amore per la birra fatta bene è, senza dubbio, quello che ho citato prima il Craft Beer Market. Un posto nel quale si entra e, se siete come me, non sapete come uscirne. Ci sono donne per le quali un diamante è per sempre. Per me lo è una sana pinta prodotta e spillata come si deve e lì ho trovato un piccolo grande paradiso dove, per inciso, si mangia anche alla grande. Lì ho mangiato la mia prima Poutine (che mi è piaciuta molto) e lì ho scoperto che in British Colombia sanno fare bene le IPA. Davvero bene.
L’amore per Vancouver, per me
Mi piace questa mia foto scattata a Stanley Park: sempre spettinata, sempre scomposta, con lo zaino sulle spalle, la giacca antipioggia su e la mia bionditudine pronta a mostrarsi con i capelli che escono dal cappuccio. Quanto ce li avevo lunghi due anni fa? Un sorriso appena accennato sul volto celava, però, un grande sorriso del cuore. Ero lì, in sandali e braghe corte malgrado la pioggia, che giravo per Stanley Park e mi chiedevo se fosse il caso, o no, di tirare fuori il coprizaino sempre con me. Mi piacevano quei giorni perché vivevo delle scoperte incredibili: vivevo, finalmente, un luogo che da tanti anni sognavo. Avevo proprio le farfalle nello stomaco perché, da lì a poco, avrei conosciuto Seattle. Avevo le farfalle nello stomaco anche perché ero in viaggio. In viaggio, ve lo ricordate? Ecco, proprio quello. Ecco perché amo Vancouver ancora oggi. Perché – come direbbero quelli super giovani – mi ha sbloccato un ricordo. È maggio, ve l’ho detto. È tempo di ricordi.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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