
Anni fa – nove anni fa tra un paio di settimane, per essere precisi – scrivevo un post che si intitolava “la nuova era comincia qui“. Facevo riferimento a un vero turning point della mia vita, un qualcosa che, in una decina di giorni, mi aveva cambiato l’esistenza. La cosa pazzesca è che io pensavo che la vita fosse cambiata in quel momento. Invece era solo l’inizio di un processo più lungo. Di un’altra delle mie rivoluzioni personali. Che cosa era successo? Ci fu il terremoto qui in Emilia e mi caddero addosso delle paure che non pensavo di avere: dopo quelle scosse, iniziai a soffrire di vertigini e ho avuto dentro per un bel po’ la paura di tutto ciò che non potevo controllare. Anche il viaggio di un treno, per intenderci. Poi mi è passato tutto ma ci è voluto del tempo. La seconda cosa, accaduta 10 giorni dopo il terremoto (senza correlazione con esso) fu la morte di mia madre. Ritrovarmi senza di lei e con la paura di stare a casa mia (per via dell’incertezza sul ritorno delle scosse) ha fatto traballare tutto così tanto dentro di me da farmi capire che dovevo voltare pagina. La nuova era iniziava lì. Ma ora – ve lo dico – ho capito che le nuove ere sono tante.
Le cose nuove

Una decina di giorni fa, durante una telefonata, parlavo con una persona che mi ha detto una cosa che ho pensato spesso ma alla quale non ho mai dato un suono. A dire il vero, ho parlato di nuovo con questa persona e da lì è nata una parte del podcast che vi lascio in fondo a questo post. Avete presente quando pensate le cose ma non le dite e non sapete nemmeno voi perché? Ecco, proprio così. Quando ho sentito quelle parole arrivare alle mie orecchie con il suono della sua voce mi sono proprio detta che avrei potuto dirle io. Forse avrei dovuto, almeno a me stessa. Come spesso accade, le cose più importanti si manifestano con le parole più semplici, più quotidiane. Questa frase che mi ha colpita tanto diceva: “non posso più vivere di ricordi. Ho bisogno di cose nuove“. Bam! Come una rivelazione: perché non l’avevo pronunciata io?! Eppure l’avevo sempre pensata. Mi dico sempre che non riuscirei mai a dimenticare i miei ricordi (che ossimoro, vero?!) perché essi sono i piccoli grandi mattoni che danno vita a ciò che sono ma – e c’è sempre un ma – occorre davvero metterli nello zaino e iniziare a camminare.
Quanto tutto sembra uguale

Ci riflettevo proprio l’altro giorno, dopo che – come musica – quella frase si muoveva dentro di me in stile “snake” come nel Nokia 3310 (riferimento vintage, eh!?). Ogni mattina, quando mi sveglio, guardo una mezz’oretta di telegiornale, giusto per non restare fuori dal mondo. Da più di un anno – ovvero da quando è iniziata la pandemia – ho l’impressione di guardare ogni giorno lo stesso tg. E non credo di essere l’unica ad avere questa sensazione. Ogni giorno, dopo aver fatto colazione, inizio la mia giornata fatta di scrittura, social, riunioni, blog, podcast e chi più ne ha più ne metta. Ogni giorno, per fortuna, ha qualcosa di professionalmente diverso perché, altrimenti, io avrei vissuto lo stesso giorno a ripetizione per oltre un anno e qualche mese. Tutte le mattine, prima di mettermi a lavorare, scelgo la maglietta del giorno (che posto rigorosamente nelle stories di instagram) e i motivi sono, essenzialmente due: ho un sacco di magliette fighe e, se non le usassi, sarei sempre vestita uguale. Lavorare da casa (o comunque in modalità smart da ovunque lo si possa fare) mi impone di differenziare le mie giornate anche con quello che indosso. Altrimenti tutto sarebbe sempre uguale, un’eterna replica di un incubo che ha inglobato la mia vita, togliendole un sacco di cose. La libertà di movimento nel mondo, in primis.
Non si toglie, si aggiunge

Sicché ben vengano le porte e le finestre spalancate, siano esse le finestre di casa o quelle della nostra anima. Ben vengano le novità, i sorrisi, le chiacchiere, i baci, l’amore, la voglia di fare l’amore, la musica, i concerti, quei “andiamo via” che tornano e crescono. Ben vengano le idee per i viaggi del 2022, messe giù nere su bianco come se si dovesse partire domani. Ben vengano i “ho bisogno di aria nuova, di cose nuove” perché è con questo pensiero che dovremmo svegliarci tutte le mattine. Ben vengano i “questa maglietta l’ho già messa la settimana scorsa. Oggi voglio essere nerd” che ogni tanto io mi dico al mattino. Ben vengano le mattine in cui guardo il Tiglio Attiglio – la mia eterna sentinella – e gli racconto tutto di me. Ben vengano anche quei giorni in cui pensi di cambiare casa e non sai minimamente da dove iniziare. Ben vengano i mazzi di chiavi appoggiati sul tavolo, quei mazzi di chiavi che erano rimasti sepolti da mesi, quei mazzi di chiavi che non sono responsabilità ma libertà. Perché così dovrebbe essere tutto. Ben vengano le strette di emozione all’anima e tutto ciò che si portano dietro. Ben venga la vita, quella nuova: quella che non ripete le stesse cose giorno dopo giorno ma che, sempre giorno dopo giorno, si genera e fa luce. Le cose nuove… gente. Le cose nuove: il nuovo non toglie nulla al ricordo. Il nuovo aggiunge. Me lo dico sempre: nella tua vita, cara Giovy, non c’è da togliere. Ma da aggiungere. Ecco come si capisce quando una nuova era inizia.
Per riassumere… Il podcast
Vi lascio qui il podcast. Così, nel caso vogliate ascoltare. A me è piaciuto molto registrare questa puntata. La trovo a tratti delirante e molto libera. Un po’ come sono io.
[Fatti una domanda e datti una risposta.
Giovy, era così che pensavi questo post?
No, ma va bene così. Mi piace di più]
I think I need to find a bigger place
‘Cause when you have more than you think
You need more space
Society – Eddie Vedder – 2007
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