
Perché, cara Giovy, ci parli di libri da leggere nella prossima estate e metti, come copertina del post, una chitarra elettrica con il suo amplificatore? Semplice. Il libro di cui vi sto per parlare ha molto a che fare col mondo della musica: sia per la sua trama, sia per il suo autore. Si tratta di niente di meno che Francesco Fry Moneti, violinista (e non solo) dei Modena City Ramblers. Avevo già intervistato Francesco per parlare del suo cd solista Cosmic Rambler, scoprendo poco dopo che si era cimentato anche nella professione dello scrittore. Ho letto il libro in anteprima e mi è piaciuto davvero tanto. In un inspettato impeto d’ira sta per arrivare in libreria e oggi do di nuovo la parola a Francesco per parlarne un po’ con lui. Voi, intanto, mettetelo già nella lista dei libri da leggere assolutamente.

Ciao Francesco, come mai ti lasciamo musicista e ti ritroviamo scrittore?
È stato un ulteriore danno collaterale del virus. 😊 Scherzi a parte, avevo questa storia che mi frullava nella testa da un bel po’ ma i ritmi del mio lavoro e le collaborazioni con tanti artisti han sempre fatto sì che questo progetto rimanesse nella sfera dei sogni. Ho, però, sempre amato la lettura e trovo deliziosi i libri di Marco Malvaldi e del duo Dario cecchini e Alessandro Mauro Rossi. Adoro il filone crime intriso di humour toscano e Marco, soprattutto, ha rappresentato un “faro nella notte” per la mia scrittura, anche se il mio libro non è un crime. Ho deciso di sfruttare al meglio questo stop inatteso. Quindi, nel momento in cui mi son trovato a non essere sempre fuori casa per le mie 150 date all anno, mi son rimboccato le maniche e mi sono messo a scrivere.
Il tuo libro si intitola “in un elaborato impeto d’ira”. Come mai questo titolo?
Mi piaceva l’idea di utilizzare un ossimoro, ovvero accostare due parole di senso contrario. Voglio dire: un “impeto” non puo’ essere di certo,”elaborato”. Poi, questa strana frase calza a pennello al personaggio di Vinnie, il taciturno musicista che è avaro in sorrisi ed emozioni ma che, paradossalmente, vive di musica ovvero il mestiere che, più d’ogni altro, si basa sulle emozioni e sul mettersi a nudo. Non ultimo, questa frase ha una sua eleganza musicale.
Hai scelto di ambientare la storia nel 1995: perché gli Anni ’90?
Per più un motivo. Gli Anni ’90 sono stati un periodo bellissimo per chi ha intrapreso il mio mestiere e mi son divertito tantissimo in quel periodo. C’erano tanti festival, tante band nuove, tanto fermento. Poi, la storia di Vinnie Brody potrebbe tranquillamente svolgersi anche ai tempi nostri ma volevo evitare in tutti i modi di cascare nella trappola dei social. Io non volevo parlare di dirette facebook, di profili Instagram, di selfie e compagnia brutta. Comoda, ma brutta. Volevo scattare un’affettuosa instantanea a quegli anni in cui se ti arrivava un piatto di prosciutto crudo e crostini neri te li mangiavi con gusto invece di passare il tempo a fotografarli per riempire album di facebook dagli improbabili titoli come “alla faccia di chi ci vuole male!“😊. Ambientando la storia nei primi ’90 e nell’estate del 1995, ho potuto parlare di cartine stradali enormi che ti portavano ovunque, di rapporti interpersonali più veri, non filtrati attraverso like e cuoricini.

Arezzo, la Sardegna, Napoli e la Puglia: luoghi scelti a caso o hanno qualcosa a che fare con te?
Arezzo è la città che mi ha dato i natali e, se avesse il mare, sarebbe il posto più bello dell universo😊. Lo dico anche nel libro, a un certo punto. Ma lo sai che ha volte mi capita di sognare Arezzo col mare? Nel sogno ci sono io che passeggio in Corso Italia e man mano che scendo nella parte bassa comincia la spiaggia, buffissimo. La Sardegna è un luogo che amo tantissimo e non è un caso che su “Cosmic Rambler” le abbia dedicato un brano (the sun is just a dot) ma tutti i luoghi citati in “Un elaborato impeto d’ira” occupano un posto particolare nel mio cuore.

A livello di creatività, com’è stato per te passare dallo scrivere musica allo scrivere parole?
Mah, buffo. C’è una persona attenta e intelligente che ha letto il libro in anteprima che mi ha scritto che scrivo come se stessi suonando. Citava delle parti del libro parlando di “crescendo” e “pause”. L’ho trovato un bellissimo complimento. A ogni modo, mi sono molto divertito e si è creato pure una sorta di leggero transfer coi personaggi, cosa che non mi succede con la musica. Al momento di chiudere il libro, mi sono arenato sulle ultime pagine come se non volessi salutare per sempre questi ragazzi, i personaggi del libro, che mi hanno tenuto compagnia in questo bellissimo viaggio.
[Riprendo la parola io, la Giovy]
Stimo proprio Francesco e non è la prima volta che lo dico pubblicamente. Lui è un gran musicista e trasforma le note in comunicazione. Ha un gusto migliorabile in fatto di jeans e abbigliamento in genere… ma questo è un altro discorso. Lo dico ridendo, ovviamente, e lui capirà (se ricorda) il perché. Ho letto il libro in anteprima e lo ringrazio anche di questo perché ho passato alcune serate davvero spettacolari. A ridere come una matta perché Vinnie si è plasmato dentro la mia mente un po’ come Francesco, con la sua voce e il suo accento ma con tante cose immensamente diverse. Ci sono dei pezzi del libro che mi hanno riportata a una vita fatta di chilometri in tutta Italia per seguire chissà quanti concerti. E poi c’è il 1995. Vi ho mai raccontato la mia estate del 1995? Ho scritto alla Giovy del 1993 ma non a quella del 1995. A pensarci bene, potrei scrivere lo spin-off di In un elaborato impeto d’ira (Fry, parliamone). Tra l’altro, Forever 1995 è una sorta di parola d’ordine che uso con una persona che adoro tanto per ricordarci come siamo, in fondo, dentro di noi. Il libro di Francesco esce verso i primi di giugno e non mancherò di ricordarvelo. Se avete voglia di una bella storia capace di farvi viaggiare (nel tempo e nello spazio), farvi sorridere, farvi ricordare i tempi in cui – come me – avevate 17 anni o giù di lì… insomma, dovreste mettere in conto di leggerlo. Non ve ne pentirete. C’è la leggerezza, dentro quel libro. Quella che fa bene e che dà aria alla mente come quando si aprono le finestre, di primo mattino, in una casa in un posto bello, col mare magari. Come Arezzo nella testa di Francesco.
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