
Un post di quelli miei, di quelli in cui c’è la Giovy con tutta l’anima. Un post per chiudere le pubblicazioni di aprile, per parlare di podcast, per parlare di isole e per parlare di libri. Avete mai sentito la frase “nessun uomo è un’isola“? Bene, la pensò e la scrisse John Donne, pensatore inglese che visse a cavallo tra XV e XVI Secolo. Diffidate da ogni altra attribuzione. John Donne scrisse quella frase per sottolineare come, nell’universo, ci sia una comunione di intenti (voluta da Dio, secondo lui). Per questo motivo, nessun uomo sarebbe mai stato un’isola. John Donne, del resto, non visse i nostri tempi fatti di connessione che porta a isolarsi e di isolamento imposto per la salvaguardia di tutti. Quello che mi viene da dire, ora nell’Aprile del 2021, è che tutti noi siamo isole.
Un libro per parlare di isole
Vorrei partire dal podcast ma inizio dal libro che ha dato ispirazione (o dovrei dire spinta) al podcast che ho registrato qualche giorno fa. I libri, in fondo, sono essi stessi un’isola, no? Su questo blog c’è tanto di categoria Isole perché io sono una grande appassionata di questo – vediamo come potrei definirlo – genere geografico. Ci sono delle isole che popolano i miei ricordi di viaggio e la mia vita alle quali non rinuncerei mai. E ci tornerei sempre e per sempre. Ci sono isole che sogno e che non so se mai riuscirò a vedere. Una di esse – e ne parlo proprio nel podcast – è l’Isola di Pitcairn. Conoscete la sua storia? Ve la racconto perché poi mi serve da “raccordo” al prossimo paragrafo. Cercate l’isola di Pitcairn su Google Maps: è lontana da tutti in un modo più assoluto. Quell’isola, alla fine del XVIII Secolo, non esisteva nemmeno sulle mappe. Nel 1789, mentre la Francia era in fiamme e il destino di mezza Europa cambiava, l’equipaggio del Bounty si ammutinò, prese la nave con a bordo un sacco di donne Tahitiane e fuggì. I marinai decisero di rifugiarsi un “quadrante” della mappa che doveva ancora essere esplorato. E lì trovarono l’isola di Pitcairn. Lì, ancora oggi, vivono i discendenti di Fletcher Christian e soci. Lì passarano da fuorilegge e isolatati totalmente. Liberi ma isolati. Così, per sempre.
Isole – Cartografia di un sogno di Gavin Francis
Ed è qui che arrivo ora a parlarvi di un libro che, nei giorni scorsi, mi ha davvero illuminata. Si tratta di Isole – Cartografia di un sogno. È scritto da Gavin Francis che è un medico scozzese che ha girato mezzo mondo proprio per inseguire la sua isolo-filia. Ovvero l’amore per le isole. Nel leggere il suo libro – edito in Italia da EDT – mi è venuto proprio di sentirmi partercipe dei suoi ragionamenti, del suo modo di raccontare il mondo delle isole proprio partendo dall’affermazione di John Donne. Nessun uomo è un’isola o almeno nessuno dovrebbe esserlo. Poi arriva la pandemia e il Corona virus cambia tutto e ci rende isole distanti. Non siamo più liberi di essere nemmeno arcipelaghi e nemmeno penisole. Questa è una di quelle cose che mi (ci) fa soffrire.
Prossima fermata: podcast

Mi sono chiesta una cosa e ora la chiedo a voi: riuscireste mai a vivere su un’isola? Immaginate per un momento di raggiungere un luogo che abbia tutto ciò che vi serva ma di avere solo pochi, pochissime, connessioni con la terra ferma. Che ne so… un traghetto o due al giorno. Riuscireste a vivere lì? Io me lo sto chiedendo seriamente. Poi la mia mente mi fa fare sette o ottomila voli pindarici e approdo alla mia realtà. Da inizio dicembre sono ferma qui a casa (leggete: chiusa dentro a casa da sola) e mi rendo conto che, a modo mio, sono diventata un’isola. La Treccani, così come il mitico Devoto-Oli, definisce isolare come l’atto di “… separare una cosa da tutte quelle che la circondano, in modo che non abbia contatto o comunicazione con esse“. Nel secondo significato di questo lemma definisce isolare come “porre un corpo o un ambiente in condizioni di non poter trasmettere ad altri corpi o ambienti le sue modificazioni elettriche, sonore, termiche“. Fermatevi a pensare: siamo o non siamo isole? Siamo o non siamo diventate isole in questo ultimo anno?
Ritornando al libro di Gavin Francis
Ci possono essere isole difficili da raggiungere e isole più facili, capaci però di essere crudeli perché ci mostrano la terraferma con tutte le sue possibilità senza permetterci di toccarla. Ci sono isole dal destino misterioso e altre dalla vita atroce. Ci sono isole che rinunciano piano piano ai suoi abitanti, proprio come sta succedendo a Budelli in questi giorni. Ci sono isole col sole al posto giusto, cantava Daniele Silvestri. Ci sono isole che sono diventate il motivo di vita di viaggiatori di ogni tempi. Ci sono isole che sono puro νόστος (nostos, ritorno. Per usare un termine tanto caro a Ulisse). Ci sono isole che sono ἀγάπη (amore incondizionato), ci sono isole che sono θαῦμα, ovvero meraviglia e terrore allo stesso tempo. Ci sono isole che sanno segnare la nostra vita come. Ci sono persone che sono come isole e isole che diventano importanti per le persone che contengono. Ci sono isole che popolano il nostro cuore. Il nostro cuore malandato ed errante, isola esso stesso in un universo fatto di atolli pronti a difendersi. Leggete il libro, ascoltate il podcast, raccontatemi cosa sia per voi un’isola.
Le foto senza caption sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
A me piacciono un sacco le isole….non mi sono mai chiesta se vivrei au un’isola… forse su un’isola tipo la Gran Bretagna o Irlanda sì..ma anche Malta. E anche Gran Canaria. Quindi penso che sì 😅ci vivrei!
Il “gioco” era proprio quello di trovare un’isola davvero isola. In Gran Bretagna ci vivrei di corsa anch’io. Ma non è una novità.