
Tutte le volte che parlo o scrivo qualcosa sull’Isola di Man, mi sento fare la stessa domanda -“isola di che!?” – almeno mille volte. La seconda domanda è “dove si trova?” e la terza “ci sei andata per il TT?“. E si va avanti così. Le mie risposte sono sempre perentorie e, di norma, portano tutte a raccontare l’Isola di Man proprio al di fuori del Touristi Trophy, la gara motociclistica che ha reso famoso ovunque questo splendido posto. L’Isola di Man che ho conosciuto io non aveva come sottofondo il rombo dei motori ma il canto del vento. I suoi colori erano il rosso dell’erica estiva, il verde dei prati, il bianco delle nuvole e il blu che confondeva cielo e mare. Oggi vi racconto quello che amo dell’Isola di Man.
Il mio amore per l’Isola di Man

Il mio amore per l’Isola di Man inizia dalla sua bandiera, chiamata Triskelion, come tutte le bandiere con un elemento “trino” al suo centro. La bandiera della Sicilia, per esempio, è un Triskelion. Questo elemento è spesso ricorrente nel mondo celtico e l’Isola di Man non fa di certo eccezione. Parlare della sua bandiera mi fa approdare diretta a fare un appunto sulla forma politica dell’Isola di Man: essa è una repubblica e non fa parte del Regno Unito. È uno stato indipendente che ha affidato al Regno Unito solo i fatti di politica estera e difesa militare. Quando, dall’Inghilterra, ci si imbarda per raggiungere Douglas, la capitale dell’Isola di Man, si è soggetti al controllo documenti. L’Isola di Man non ha sovrani ma, per convenzione diplomatica, il capo del Regno Unito (in questo caso la Regina) è The Lord of Man. Se la Regina facesse un giro sull’isola, nessuno si inchinerebbe perché l’inchino non è dovuto a lei in quanto Lord. Questa è una distinzione a cui i Manx tengono davvero tanto. Detto ciò, il mio amore per l’Isola di Man è fatto di tanto passato lontano, di qualcosa di più recente e tantissimo paesaggio. Perché quell’isola è un luogo dove l’anima respira davvero. Qualche notizia pratica:
- Potete arrivare sull’Isola di Man in aereo da molte città inglesi ma io vi consiglio il viaggio via mare. Ci sono i traghetti che partono da Heysham, nel Lancashire, o le navi più veloci che partono da Liverpool. Il traghetto impiega poco meno di 4 ore mentre la nave più veloce impiega circa 3 ore. Un biglietto per un passeggero adulto che viaggia a piedi può costare, andata e ritorno, circa 38£.
- Come vi dicevo, si è soggetti al controllo documenti per andare sull’Isola di Man. Meglio avere il passaporto anziché la carta d’identità (anche se è ugualmente accettata).
- L’Isola di Man ha la sua propria sterlina: il Manx Pound. Ha lo stesso identico valore dell sterlina britannica. C’è una cosa alla quale, però, dovete stare attenti: la sterlina britannica si può usare sull’Isola di Man. Il Manx Pound non si usa in Gran Bretagna. Se ve ne restano, cambiateli in sterline britanniche prima di tornare in Gran Bretagna.
Io vi consiglio di trascorrere almeno 7 giorni sull’Isola di Man. Espletate le formalità, iniziamo a parlare d’amore. Che è meglio…
Il mio amore per l’Isola di Man: la sua storia
Quella che vedete in foto è Tynwald Hill, nel comune di St. John, più o meno al centro dell’Isola di Man. Quella collina artificiale con lo stendardo dell’isola rappresenta qualcosa di importantissimo. Nel corso della sua storia, l’Isola di Man fu saccheggiata più volte dai vichinghi. Nel corso delle varie razzie, i vichinghi capirono che lì avrebbero potuto trovare una nuova casa. E così fu: la popolazione vichinga si fuse con quella celtica originaria dell’isola dando vita ai Manx. I re vichinghi governarono l’isola per Secoli e, nel luogo denominato come Tynwald (parola vichinga) venne fondato il primo parlamento dell’isola. Era il 979 d.C. La storia dice che tutti i vari clan dell’isola, portarono a St.John un pezzo della loro terra per dare vita a quel terrapieno. Lì iniziò a riunirsi il parlamento che – va detto – è il più antico parlamento mai rovesciato al mondo. Nemmeno Cromwell, durante la guerra civile, ci riuscì. Tynwald è solo uno degli esempio di quanto la storia sia presente sull’Isola di Man e quanto abbia da dire. Proprio lì, come a nord dell’isola, vennero ritrovare delle croci che sono il racconto della fusione della cultura celtica, con quella vichinga e quella cristiana appena approdata da quelle parti. Il museo storico che troverete a Douglas vi racconterà tutto.
Quello che amo dell’Isola di Man: una sorpresa ovunque

Quella che vedere è la tomba di Re Orry, per gli amici Kings Orry’s Grave. Si tratta di una tomba davvero antica, probabilmente attribuita a un re. Il passato lontano dell’isola è davvero presente, dove meno ce lo si aspetta. Questo è un aspetto sorprendente dell’Isola di Man. Potrebbe capitarvi (a me è successo) di trovarvi di fianco a un menhir alla fermata del bus, oppure trovare una tomba del neolitico nel bosco mentre passeggiate. I cerchi di pietra, poi, sono ovunque e anche in luoghi pazzeschi e straordinari. A picco sul mare ce ne sono alcuni capaci di togliere il cuore. La tomba di King Orry si trova nel comune di Laxey ed è letteramente nel giardino di un’abitazione privata. Si sono organizzati affinché i visitatori possano entrare liberamente senza disturbare la quiete dei proprietari di quel terreno. L’imperativo, da quelle parti, è occhi aperti, sempre. Perché la meraviglia è ovunque.
Quello che amo dell’Isola di Man: Peel, storie di santi e di tramonti
Quella che vedere è la spiaggia di Peel, una località sulla costa occidentale dell’Isola di Man. Può essere raggiunta tranquillamente con i mezzi pubblici, partendo da Douglas e magari facendo una tappa proprio a Tynwald Hill. I mezzi pubblici, sull’Isola di Man, funzionano bene e costano poco. E viaggiano quasi fino a notte fonda. Peel è un luogo bellissimo: vi offrirà due musei grandiosi (dopo ve ne racconto uno), una spiaggia da cui godere di uno dei tramonti più belli di sempre e poi potrete visitare uno dei castelli-monastero più bello di queste parti di mondo. Peel, infatti, è il luogo in cui St.Patrick – patrono d’Irlanda – si recò a un certo punto della sua vita. In quella zona c’era già una fortificazione che, con l’arrivo del monachesimo, divenne un monastero per poi tornare a essere un castello. Sicuramente uno dei luoghi che vale il viaggio su quest’isola così speciale.
Quello che amo dell’Isola di Man: The House of Manannan
Ci sono dei luoghi con dei musei che rendono tutto ancora più speciale. Se il Manx Museum di Douglas è il luogo da vedere per ammirare tutto ciò che è stato ritrovato sull’isola, sia esso con origine celtica o vichinga, The House of Manannan è un museo interattivo da vedere in quel di Peel. Racconta, tra realtà storica, folklore e leggenda tutto ciò che riguarda l’Isola di Man. Dal suo passato ai giorni più recenti. Per me si è trattata di una delle visite più belle mai fatte in quella porzione di mondo. Un consiglio: magari cercate di vedere The House of Mananann nei primi giorni sull’isola. Vi darà gli strumenti giusti per capire tutto ciò che potrete vedere, fuori dal museo, con i vostri occhi. A pochi passi da The House of Manannan si trova il Kipper Museum. Che cos’è il Kipper? Adesso ve lo spiego.
Quello che amo dell’Isola di Man: Kipper e Queenies

Dicesi Kipper una particolare tecnica per conservare il pesce. E, quando siamo sull’Isola di Man, il pesce di cui parliamo sono, di norma, aringhe e sardine di ogni genere. Il Kipper è di per sé un metodo di affumicatura molto importante per tutte le isole britanniche (e dico britanniche perché, geograficamente, si chiamano così). Per secoli, in assenza di altri metodi di conservazione, ha permesso alle popolazioni di conservare il cibo e potersi sfamare per mesi, anche quando non si riusciva a pescare. Il Kipper – va detto – è un qualcosa dal gusto molto ma molto forte. Alcuni osano ordinare un kipper con scramble eggs a colazione ma – ve lo dico – è davvero ardua. Assaggiatelo e poi decidete ma magari non a colazione. Oltre al kipper, l’Isola di Man è famosa a livello gastronomico per una specialità davvero deliziosa: le queenies, ovvero le capesante tipiche di questa isola. Di norma, la capasanta si chiam Scallop ed è grande. Le queenies si chiamano così perché sono piccoline, quasi come fossero le reginette del mare. Un luogo spettacolare dove assaggiarle è il The George di Castletown. In generale, però, se volete assaggiarle, tenete d’occhio le blackboard fuori da pub e ristoranti: le queenies si mangiano solo se pescate freschissime.
Quello che amo dell’Isola di Man: il Loaghtan

Il suo nome si pronuncia lochtan, con il ch aspirato come in tedesco. Lui è il vero e unico re dell’Isola di Man. Il Loaghtan è una pecora dal manto scuro. Il suo nome, infatti, significa proprio manto scuro o qualcosa del genere. È una pecora, non una capra, benché assomigli di più a quest’ultima. La sua caratteristica è quella di avere – se l’animale è maschio – fino a 6 o 8 corna, disposte a coppie, ogni coppia diversa tra loro. Si dice che sia una specie di pecora portata dai Vichinghi. In passato, in Europa, ce n’era qualcuna in più e ora sono state recentemente reintrodotte sull’Isola di Man per evitarne l’estinzione. Vengono allevate per la lana e anche per la carne. Ve lo dico: io non l’ho assaggiato. L’ho solo guardato neglio occhi e mi è bastato: sembra meravigliosamente una creatura uscita dall’inferno e non potevo essere più felice di incontrare un esemplare di animale così.
Quello che amo dell’Isola di Man: Cregneash

Cregneash è uno dei luoghi in cui potrete incontrare il Loaghtan: ce ne sono sia vicini al villaggio che sparsi e felici nei prati circostanti. Che cos’è Cregneash? Si tratta di un living museum all’aria aperta, proprio come il Black County Living Museum vicino a Birmingham o la zona delle Blackhouse di Carloway alle Ebridi Esterne. Cregneash è un luogo che si è voluto preservare, proprio perché raccontava il passato dell’Isola di Man. Si trova sulla punta sud dell’isola ed è il luogo in cui sono rimaste le ultime blackhouse originali. È stato “congelato” nel tempo e viene fatto vivere da un sacco di persone che – ne sono sicura – torneranno a popolare quel luogo non appena si potrà tornare a viaggiare. Quando io l’ho visitato, tutto era ambientato ai tempi della Seconda Guerra Mondiale perché si raccontava “the Island at war”. A Cregneash si organizzano corsi di cucina, balli tematici, momenti perfetti per incontare davvero il passato, più o meno recente dell’Isola di Man. E poi, come se la sua bellezza non bastasse, si trova proprio vicino a quella che io chiamo la fabbrica delle nuvole.
Quello che amo dell’Isola di Man: la fabbrica delle nuvole
A una breve passeggiata da Cregneash si trova quella – ripeto – che io chiamo la fabbrica delle nuvole. La località di chiama The Chasms e la si può raggiungere tranquillamente a piedi. Lì vi troverete in un punto dal quale vedrete le nuvole salire dal mare, incontrare la costa dell’isola e viaggiare verso il cielo. Mi è successo in soli due posti al mondo: questo sull’Isola di Man e dalle parti della Selva di Anaga a Tenerife. L’Isola di Man è un posto dove le perturbazioni nascono e poi si spostano, a seconda del vento, verso la vicina Irlanda o verso la costa della Gran Bretagna. La costa sud-occidentale dell’isola è proprio una nursery per qualsiasi tipo di nuvola. Uno spettacolo da vedere e da tenere nel cuore.
L’Isola di Man, per me
Eccola lì, la punta meridionale dell’Isola di Man, la fabbrica delle nuvole. La notai dall’aereo, viaggiando verso Belfast. Sapete quando incontrate qualcuno e lo guardate dicendo “ma dai… devi essere tu!?“. Ecco, proprio così. Io guardavo fuori dal finestrino nel mio viaggio e lei è apparsa. Facendo due conti in testa e unendoli a un po’ di geografica, nonché osservandone la forma, mi sono detta che doveva proprio essere lei: l’Isola di Man. In quel momento mi è un po’ esploso il cuore e mi sono detta subito di dover tornare da quelle parti. Osservavo dall’alto, avvolta nella musica che avevo nelle orecchie e con l’immancabile sottofondo del rumore dell’aereo (cavolo, quanto mi manca), quel luogo con un paesaggio così placido, tranquillo e aperto da avermi dato proprio uno, cento, mille respiri nell’anima. Andare sull’Isola di Man durante il TT, se siete appassionati di motociclismo, è quasi un obbligo da espletare almeno una volta nella vita ma, se potete, evitate quel periodo. L’isola diventa un circuito e cambia aspetto. Visitatela quando è se stessa perché sarà capace di grandi racconti. A me ha, essenzialmente, insegnato il valore delle cose semplici, delle cose così come sono. Le cose spogliate dai loro contorni sono magnifiche. Io lì ho trovato un territorio senza troppi orpelli e imbellettamenti, passatemi il termine. È stato un po’ come osservare un delfino in cattività e poi vederlo in mare aperto: è tutta un’altra cosa. E, a proposito di delfini, erano in tantissimi a seguire il traghetto verso Liverpool, quando me ne sono andata da lì. Un saluto perfetto, un arrivederti… a presto. Spero.
Ci sono isole che andrebbero evitate soprattutto quando
È estate pochi passi sul pontile
È gia finire intrappolato come un pesce nella rete e condividerne la sete
Certe isole col sole al posto giusto con un vento sempre fresco
Che s’insinua malizioso e disonesto e piano piano si confonde
Nel rumore fastidioso e sempre uguale delle onde, delle onde…
Daniele Silvestri – Il viaggio – 2011
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