
Vi ricordate quando dicevo di giocare a “quello che c’è quello che non c’è“? Ecco, io continuo senza sosta perché – almeno per me – anche i mesi di esilio (tendente alla clausura) continuano senza sosta. Questo è davvero il primo periodo della mia vita senza contatti umani. In 43 anni non ero mai arrivata a tanto distanziamento sociale. E non è che ne sia proprio felice. Sicché, in mancanza di felicità e serenità, ho richiamato alla mente tutte le mie conoscenze in difesa delle arti oscure e ho trovato una nuova magia: il potere di una stella.
Abbiamo bisogno di magia

Quei giorni in cui togli, togli e togli senza cercare di far cadere un elemento importante del gioco? Ecco. Quello che sta succedendo al mondo, al nostro paese, sta facendo questo gioco con noi. Ci è stato tolto molto, già dall’anno scorso, e sembra che le cose non ci vengano ancora ridate. Ci hanno tolto la più bella delle cose: la possibilità di toccarci, abbracciarci e fonderci l’uno con l’altro. Ci hanno tolto la possibilità di scegliere cosa fare, dove andare, quando andarci, con chi andarci. E chi più ne ha più ne metti. Ci hanno tolto la speranza di programmare qualcosa. Ci hanno tolto tutti quei “ora metto via un po’ di soldi e poi mi faccio un viaggio” perché – diciamocelo – siamo tutti in preda alla voglia di partire ma non riusciamo, almeno per questo 2021, a pensare di poterlo fare. Anche se succederà. Io lo credo davvero. Quello che, in fondo, ci hanno davvero tolto è la speranza, il sogno, la voglia di immaginare e di sperare che possa accadere. Ecco perché abbiamo bisogno di magia.
La vera magia

Quante volte avete sognato di avere i poteri magici? La realtà – cari voi tutti – è che li abbiamo davvero. Non importa se discendiamo dai super-eroi, da una stirpe di maghi o se siamo nati babbani. Magia deriva dal greco (ma va là!?) μαγεία. Questa parola indicava l’attività dei sacerdoti persiani e l’insieme di ciò che sapevano fare. Contrapponeva queste pratiche a quelle legate alla filosofia, al sillogismo e al pensiero. Definendo un insieme di pratiche non razionali, la magia si poneva come attività (o insieme di attività) illecita. La domanda ora è una sola: dove sta scritto che la razionalità sia l’unica attività lecita?! E ve lo dice una che a colazione mette almeno due cucchiai di razionalità dentro al tè e mescola per bene. Io vivo eternamente in bilico tra il mio essere razionale e la mia capaci di “immagare“, per l’appunto. Come facevano i maghi. Mi sono resa conto di essere un ponte tra queste due dimensioni e, molto probabilmente, mi trovo bene nell’esserlo. L’altra sera parlavo con la mia migliore amica proprio di queste cose. Oltre che di milioni d’altre. Il fatto è questo: astrarre, tirarmi fuori dalla realtà senza abbandonarla, mi dà la possibilità di fare magie. Le mie magie. E le mie magie funzionano.
Quella magia a 5 punte
Una stella a 5 punte è spesso stata considerata una sorta di impero del male. Non a caso il pentacolo è sempre stato utilizzato in ambito esoterico. Chissà come mai. Divagazioni a parte, quello che mi viene da dire è che le stelle sono davvero magiche. Vi insegno questo gioco che, per me, è davvero una magia. Immaginate di sentirvi in un momento non propro felice della vostra vita, per qualsiasi motivo vogliate e con qualsiasi tipo di peso dato a questo motivo. Ci sono sempre i momenti in cui ci si sente in trappola e non sempre è facile uscirne. Ripeto: non importa il tipo di trappola. Se questo vi accade – e vi assicuro che, negli ultimi giorni, a me è successo spesso – provate a disegnarvi una stella a cinque punte sul polso: vi serve un punto visibile ma che non comprometta la restistenza del disegno. Sulle mani vi andrebbe via in men che non si dica. Tutte le volte che vi sentite in trappola, guardate quella stella. La magia inizia lì e per tutti è diversa.
Che cos’è quella stella?

La gente più razionale – o la mia parte vulcaniana – direbbe che quello è solo un diversivo. Ed è sicuramente così: creare un diversivo che permetta alla nostra testa di non focalizzarsi sul brutto che ci tornementa è la prima regola per tirarsi fuori dalle sabbie mobili morali e psicologiche che dir si voglia. In realtà, quella stella è molto ma molto altro. Per qualcuno potrebbe essere un promemoria per ricordasi che le cose belle esistono. Quando accadono – e accadono a noi – non c’è nulla di male nell’accogliere il bene che ci trovolge come un’onda impetuosa. Certe onde non fanno mai male. Per qualcuno potrebbe essere un segno per rafforzare il pensiero verso qualcuno che ci sta a cuore Per altri potrebbe essere come la chiave che apre la porta e ci conduce in un mondo più sereno. Per altri è un portafortuna. Per altri ancora un’espressione d’amore verso sé stessi, altri, o chissà quanti mondi diversi. Ho passato tutta la settimana scorsa con la mia stellina sul polso e credo che mi farà compagnia anche in questi giorni. Io la guardo e ci vedo dentro un sorriso. Ci sento dentro il vento. Ci vedo dentro tutte le volte che vorrei prendere la mia macchina per andare dove so io. Guardo quella stella e sorrido perché, con il solo sguardo verso quel disegno fatto a penna o a pennarello sui nostri polsi, noi possiamo generare due incantesimi potenti. Due magie che ci devono accompagnare in questo mondo così sbilenco e difficile. Il primo è l’Incanto Patronus: quello che protegge, che tira fuori tutta la nostra forza e ci fa affrontare anche i dissennatori più potenti. Tanto vinciamo noi. Il secondo è Protego Maxima (mi dispiace per chi non ha letto Harry Potter o, almeno, non ha visto i film), incantesimo che crea un perimetro sicuro attorno a noi. Nel crearlo, lasciate sempre una porta magica: c’è sicuramente chi si merita di entrare. E, nell’entrare, farà parte della magia stessa, compiendo il più grande degli incantesimi: farla diventare realtà.
Ricordate: c’è sempre bisogno di magia. E della magia non bisogna mai aver paura. Immaginare (e chissà mai da cosa può derivare questo verbo) è puro potere.
And above all, watch with glittering eyes the whole world around you because the greatest secrets are always hidden in the most unlikely places. Those who don’t believe in magic will never find it.
Roal Dahl – The Minpins – 1990-91
La foto senza caption è © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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