
Oggi parliamo di Seattle. Già vi vedo fare le smorfie e dire “Giovy, ci racconti ancora del tuo viaggio a Seattle?“. Beh, io vi racconterò per sempre del mio viaggio nella città del Grunge, in primis perché è stato la realizzazione di un sogno. E ai sogni bisogna sempre credere e cercare di farli diventare realtà. Oggi, però, non sarò io a parlarvi di Seattle bensì Valeria Sgarella. Lei è davvero innamorata di quella città e la conosce così bene da avere anche scritto un libro a riguardo. Si chiama – guarda caso – Seattle La città, la musica, le storie. Il libro è edito da Odoya ed è una sorta di guida sentimentale e molto ben scritta a una parte di questa città americana, quella parte che risuona sulle note del Grunge. Avete voglia di visitare Seattle e di dedicarvi alla musica nata lì? Bene, il libro di Valeria è ciò che fa per voi. Ovviamente, non potevo perdere l’occasione di intervistare una donna capace di tanto amore per la musica.
Ciao Valeria, raccontaci in poche parole chi sei.
In sintesi, sono una giornalista freelance. Ho lavorato per più di 20 anni nel mondo della radio, come speaker e autore. Ho lavorato per diversi anni a MTV e mi sono sempre occupata di musica. A un certo punto nella mia vita c’è stata una deviazione, che mi ha portato direttamente a Seattle. Nel 2014 ho deciso di scrivere la storia di un ragazzo di nome Andy Wood, e da lì è cominciata la mia… seconda vita.

Che cos’è Seattle per te e perché hai scritto un libro su quella città?
Seattle per me è la città delle grandi sfide. Scrivendo della scena grunge, prima con Andy Wood, e poi raccontando la storia della casa discografica Sub Pop Records, mi sono resa conto che questa città è morta e risorta diverse volte. Ho dunque sentito la necessità di raccontare cosa è diventata dagli Anni ’90 in poi, e di trovare un filo conduttore tra la sua eredità musicale e la sua esistenza attuale. Anche per non relegare l’era grunge in un angolo della nostalgia. Dopo il Grunge, ultima rivoluzione rock della storia, pareva che questa città non avesse nient’altro da offrire. Eppure, già nel suo cuore pulsavano futuri colossi tecnologici, come Microsoft e Amazon. In pratica, Seattle è diventata col tempo la nuova Silicon Valley americana, Ma non solo: per via della sua posizione geografica, stretta tra due laghi e un istmo di nome Puget Sound (Lo Stretto di Puget), Seattle regala scenari naturali fantastici. In ultimo, ma non meno importante, Seattle non compare spesso nei grandi dibattiti su politica e attualità americana. Se ne parla solo a proposito della flanella e degli Anni ’90. Ed è un vero peccato, perché un noto detto recita: «Quello che succede a Seattle, succede in tutto il mondo». Che è il sottotitolo nascosto di questo libro.

Quanto ci è voluto per scrivere un libro così e qual è stato il tuo “incontro indimenticabile” a Seattle?
Per esigenze editoriali, ho impiegato solo 9 mesi. Che è stato un tempo record, per un lavoro così. Un po’ mi dispiace, perché, nella mia mente, avevo molte altre cose da raccontare, ma ho dovuto organizzare il lavoro in modo certosino, il che non ha lasciato molto spazio alle divagazioni. E poi, c’è un fattore importante da considerare. Ho cominciato a scrivere il libro prima della pandemia, e ho proseguito durante la pandemia, mentre il mondo intero chiudeva e questa città, come tutte le altre, cercava di fare i conti con questa tragedia. L’ultimo mio viaggio a Seattle è stato nell’ottobre 2019, dunque quattro mesi prima dell’inizio di tutta questa brutta storia. Ora la vedo nelle immagini e nei filmati, e patisco per non essere stata testimone oculare di questa grande trasformazione. Ho dovuto adattare il racconto a questo momento, prestando attenzione ai luoghi e non-luoghi della città, quelli che presumibillente sarebbero rimasti in piedi, e quelli che non ci sarebbero stati più. È stato un lavoro struggente, ma anche interessante, dal punto di vista narrativo.
Di incontri indimenticabili ce ne sono stati molti, ma se proprio devo sceglierne uno, direi l’incontro con i fondatori della casa discografica Sub Pop Records. Che fu la prima casa discografica dei Nirvana.

Su questo blog ho scritto varie cose su cosa fare o vedere a Seattle: quali sono i tuoi 3 luoghi imperdibili e perché?
Domanda molto semplice che richiede una risposta articolata. Se si va a Seattle per riscoprire la sua eredità musicale, bisogna necessariamente trascorrere diverse ore al MoPop, il museo di arte contemporanea che ospita anche mostre permanenti a tema Grunge. Poi è d’obbligo una birra (o due) al Central Tavern, storica locanda/pub della città in piedi da oltre quarant’anni; e consiglierei anche di visitare uno degli storici studi di registrazione della città, il London Bridge Studio, dove sono stati incisi tutti (o quasi) gli album seminali del grunge. Se non si va a Seattle guidati dalla passione musicale, consiglio di percorrerla a piedi in lungo e in largo. Non solo nell’area di Downtown. Consiglio vivamente il Central District, uno dei luoghi più colorati e stimolanti della città, casa della comunità afroamericana; l’international District, che invece ospita la comunità cino/giappo/vietnamita, e infine di prendere un bus, tipo la E-Line, e percorrere per intero l’Aurora Avenue.

Una frase che riecheggia in rete dice “Grunge is not dead”: secondo te è vero?
Diciamo che il Grunge è morto ma ha lasciato un testamento molto chiaro. E anche un’eredità che durerà in eterno.

[Riprendo la parola io, la Giovy]
Lo sapete quanto io ami Seattle e ciò che rappresenta. Quando avevo 15 sognavo di approdare là ed esplorare quel luogo che mi stava dando tanta musica e così ho fatto, anche se un sacco di anni dopo. Il mio viaggio a Seattle mi ricorda, anche ora dopo averlo vissuto, quanto un sogno vada tenuto vivo e quando serva cercare di realizzarlo. Lo sapete benissimo, inoltre, quanto io tenta a intervistare persone con delle belle storie e, soprattutto, storie meritevoli. Scoprire una città attraverso la musica e le storie delle persone che hanno fatto grande quel luogo è magnifico. Trovo che il libro di Valeria (che ho divorato in 2 giorni, con tanto di commozione sparsa qua e là) sia davvero spettacolare: la scrittura è, ovviamente, perfetta ma, al di là di questo, traspare una passione totale. E questo, per me, fa davvero la differenza. Se avete intenzione, non appena si potrà, di visitare Seattle, scegliete il libro di Valeria e lasciatevi accompagnare da lei. Nel frattempo, seguite la pagina Facebook del libro e seguite Valeria su Instagram!
La foto del libro è © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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