
La settimana scorsa, dalle mie dita è uscita una frase (non qui sul blog) che dice così: “per me esistono davvero tante forme d’amore e si portano dietro la libertà di dichiararlo e viverlo“. E l’amore per il mondo non fa eccezione. In un’epoca in cui si venderebbe la propria anima per un minuto di celebrità, io credo sia totalmente doveroso rimarcare il perché del mio viaggiare. Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare (cit.). E raccontare. Ecco perché oggi torno a parlarvi di amore. Vi voglio raccontare quello che amo della Francia, una nazione nella quale non torno da un po’ ma che ritrovo un sacco qui dentro di me.
L’amour fou

Stavo leggendo un libro la settimana scorsa. Parla di un ragazzo che, dall’Italia, si trasferisce in Francia. Una sua prof di scuola gli insegnava la differenza tra amour e amour fou. Perché in francese, come in tante altre lingue, di per sé non c’è differenza tra ti voglio bene e ti amo. Sempre di Je t’aime si tratta. L’amour fou, dicono nel libro, è quello che ti dà quel senso di stordimento, anche momentaneo, e rilascia energia dentro di te. Allora mi sono chiesta che cosa mi dia questa sensazione quando penso alla Francia. Fatti una domanda e datti una risposta. Ecco le mie:
- Città e territori che sono Francia ma, allo stesso tempo, hanno identità peculiari pazzesche.
- La preistoria: in Francia sanno bene di cosa si tratti.
- Le bontà a tavola, nelle panetterie, nei chioschi lungo la strada.
- Una basilica spesso dimenticata dal turismo di massa
Viaggiare in Francia è bello e facile: spero si possa tornare a farlo presto, sia con la propria macchina sia con i mezzi pubblici. Non so voi, mai io adoro poter pensare di organizzare un viaggio in Francia proprio usando il treno.
Il mio amore per la Francia: Toulouse, la ville rose

Iniziamo proprio dall‘amour fou, quello per Tolosa, la città rosa. Viene chiamata così per via dei tantissimi edifici di mattoni rossi che danno una connotazione cromatica davvero particolare alla città, soprattutto al tramonto, quando ogni edificio costruito con quel materiale sembra davvero rosa. Io la amo. E quell’amore è iniziato per via della squadra di rugby locale: lo Stade Toulousain. Il rugby mi ha portata in città e da lì l’amore è cresciuto. Ed è diventato folle. Manco da Tolosa da un sacco di tempo e vorrei tornarci di corsa: vorrei vedere se la sua atmosfera così accogliente sia cambiata nel corso degli anni oppure no. Tolosa è ampia e allarga le braccia per accogliere tutti. Tolosa è inclusiva, mista, colorata e piena di odori e sapori da ogni dove. Solamente camminando dalla Gare de Matabiau verso il centro, si possono sentire dialetti, lingue e sensazioni diverse. E poi’ c’è il Canal du Midi a fare il resto della magia. E la musica degli Zebda. Tolosa, l’Occitania, la Garonna che scorre lenta, i colori: ho il cuore pieno di tutto questo.
Il mio amore per la Francia: l’Auvergne

Vercingetorige, Alesia, i vulcani, le Puy-en-Velay, la pace dei luoghi silenti, città come Clermont-Ferrand da conoscere. Vado avanti? Questi sono solo alcuni dei motivi che mi riporterebbero dritti nell’Auvergne, regione francese che ho attraversato anni fa e che mi ha lasciato dentro un senso di serendipity totale. L’Auvergne è, per me, la regione della Francia in cima alla lista dei viaggi da fare non appena si potrà ricominciare a girare un po’. Ovviamente parto col De Bello Gallico bello chiaro in testa e anche nello zaino.
Il mio amore per la Francia: il Lac du Bourget (e tutto ciò che ha ispirato)

Avete mai sentito parlare del poeta francese Alphonse de Lamartine? Lui era solito passare un sacco di tempo alle terme sul Lac du Bourget, in Savoia. Non per farsi figo ma per curare un problema di salute. Lì conobbe la donna della sua vita e, ovviamente, la fine di quell’amore fu tragica e lui scrisse dei versi pazzeschi. Il Lac du Bourget è stato testimone di tutto questo. La bellezza del lago è davvero tanta e, per quel che mi riguarda, resta uno di quei posti capaci di allagarmi l’anima. Senza amore tragico, preferibilmente.
Il mio amore per la Francia: la Côte Sauvage
La Penisola di Quiberon, in Bretagna, è uno di quei posti che mi porto nel cuore. Mi sento dentro il suo vento e mi sento addosso il blu del mare. Mi sento addosso la sensazione di libertà che ho provato in quei giorni in giro per il Morbihan. Quel giorno, lungo la Côte Sauvage, non sarei uscita dalla macchina se avessi parcheggiato controvento. A un certo punto del mio viaggio, mi sono seduta sulla scogliera e sono rimasta lì a lasciarmi trapassare dal vento. Mi passava dentro e mi portava via. Sensazione meravigliosa.
Il mio amore per la Francia: le cose buone

Il cibo francese, dunque. Di cosa parliamo, però, per quel che mi riguarda? Croque Madame e Croque Monsieur. Entrambe. Non so decidere tra le due. E poi ci sono le galette bretonne, magari mangiate aspettando la barca per l‘Isola di Gavrinis. E poi c’è il Sidro Brut, una delle cose più buone che io abbia mai bevuto. E la cucina del sud? Beh, le panisses di Nizza e le merguèzes mangiate a Tolosa. Potrei andare avanti all’infinito ma concludo con ciò che, solitamente, fa iniziare le mie giornate francesi: il pain au chocolat. Adoro.
Il mio amore per la Francia: Nizza e il suo carattere speciale
Parliamone: Nizza non era Francia e forse, in qualche modo, non lo è ancora oggi. Io amo quella città per tanti motivi: ha tutta l’allure della Costa Azzurra addosso ma, allo stesso modo, vive di una semplicità totale. La città è uno di quei luoghi da vivere all’aperto sempre e comunque. E in inverno è pazzesca. Amo il blu che indossa, così come le tinte ocra di Vieux Nice, la parte storica della città. Ecco, tornerei anche lì. In treno. Ora.
Il mio amore per la Francia: la basilica di Saint Denis
Ecco l’unico pezzo di Parigi che fa parte di questo elenco che racchiude ciò che più amo della Francia. Non fraintendetemi: Parigi mi piace moltissimo e non mi stancherei mai di esplorarla. Così come amo praticamente tutte le grandi cattedrali gotiche francesi. Le trovo splendide ed è proprio per questo che metto in questo elenco la prima scintilla del gotico francese: la basilica di Saint Denis. Si trova – come dice il nome – nella zona di Saint Denis, fuori dal centro di Parigi. Chi ama il rugby, conoscerà sicuramente quel quartiere perché lì c’è lo stadio dove si giocano le partite del Sei Nazioni. La basilica di Sain Denis, oltre a essere il primo esempio di gotico nel mondo, è l’edificio che custodisce le spoglie dei tutti i sovrani francesi. Visitarla è come fare un viaggio nella storia e non solo nell’arte. Per me è un must dei miei giri parigini. Ultimo consiglio: prima di visitarla, guardate La Reine Margot, il film, e, ancora meglio… leggete il libro di Dumas padre.
La Francia, per me
Un piccolo bar chiuso e dimenticato nel quartiere di Plaisance fa da copertina al paragrafo conclusivo di questo post su ciò che amo della Francia. Avrei potuto metterci di tutto ma ho scelto questa foto perché mi ricordo esattamente il momento in cui la scattai: stavo per andare in aeroporto per tornare in Italia, dopo qualche giorno proprio a Parigi. Guardai quel bar chiuso e dimenticato e, nella mia mente, si sono create le immagini di mille storie accadute lì dentro. Ci ho visto sicuramente Maigret prendere una birra, benché Plaisance non sia una delle sue zone. Ci ho visto gente chiacchierare di tutto. Ed è stato allora che ho pensato a cosa possa essere la Francia, per me. Io ho creato nella mia testa l’immagine della Francia facendo riferimento alle vite e alle vicende di chissà quanti scrittori. All’università ho scelto di fare l’esame di francese, anziché di inglese o tedesco, perché adoravo il fatto che, nel programma, ci fossero i romanzi francesi del XIX Secolo. E non parliamo della mia passione per quelli del XX. Simone de Beauvoir resta una delle mie icone, nonché colonna portante della mia vita. Ed è lì che io ritrovo la Francia: nel tavolino di un bar, con un pastis appoggiato sul sottobicchiere in carta o in stoffa. Magari verde. Non so perché ma lo vedo di quel colore. E a quel tavolino con me c’è proprio lei, Simone. E poi c’è Colette, c’è Marguerite Duras e la sua omonima Yourcernar. Ci mettiamo anche Camus ma non Sartre. Lui lo lasciamo in disparte. Tra noi parliamo di Francia, di quella Francia più intima che, però, è capace di raccontarsi. Ecco. J’adore.
Le foto senza caption sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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