
Nell’intervista di oggi si parla di musica. Io, credo l’abbiate capito dai tanti riferimenti qui nei miei post e sui social, non vivo senza musica. Passo la giornata con la radio accesa o con qualche cd pronto a suonare nel mio stereo. Ogni volta mi sorprendo di quanto la musica possa essere una forza capace di sostenere. A doppio senso: sostiene me e sostiene chi fa musica. Da poco tempo, è uscito Cosmic Rambler, l’album solita di Francesco Fry Moneti. Francesco è conosciuto per essere il violinista dei Modena City Ramblers, gruppo che per me è stato ed è sinonimo di famiglia. In tutto e per tutto. Ho pensato bene di farci raccontare le suggestioni che hanno dato vita all’album. Ma non solo.
Ciao Francesco, raccontaci in poche parole chi sei.
Sono un fresco cinquantaduenne di Arezzo che ha trasformato in lavoro le sue passioni. Amo viaggiare ma amo soprattutto tornare. Ho sempre cercato di godermi le cose belle della vita e sono decisamente un edonista. Mi piace tanto circondarmi di belle persone ma ho dei momenti in cui adoro stare da solo. Sono un po’ lunatico, come tutti gli acquario.
È uscito da poco Cosmic Rambler, il tuo album da solista: com’è nato il progetto e com’è stato fare il tuo lavoro di mucista in tempi di pandemia?
Mah, un’urgenza espressiva, una serie di circostanze fortunate tipo l’ aver trovato un team di lavoro formidabile che mi supporta. Ma anche una voglia di mettersi in gioco e mai sedersi sulla comfort zone che rappresenta la fine del musicista. Cosmic Rambler è uscito da molto poco e ho ricevuto ottime recensioni dalle riviste e webzine musicali. Oltre a questo ,per alcune persone ha rappresentato una vera e propria spinta, un boost per far altre cose! Per dirti, ricevo mail di ragazze che mi scrivono cose tipo: “avevo smesso di dipingere, ma da tre giorni metto il tuo disco e disegno per ore” oppure: “stavo scrivendo un libro, l’ho interrotto anni fa ma la prima cosa che faccio ogni mattina è mettere il tuo disco e cominciare un capitolo“. Oppure ancora, mi scrivono musicisti che avevano registrazioni sepolte negli hard disk che, vista l’attenzione che sta ricevendo il mio lavoro interamente strumentale, si son rimessi in carreggiata e si son decisi a pubblicare anche loro i rispettivi progetti inediti. Questo è davvero bellissimo e mi inorgoglisce molto.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda devo dirti che fare il musicista in tempi di pandemia è disastroso. D’altronde, il nostro mestiere “campa” di assembramenti e siamo stati il primo settore a essere chiuso e saremo gli ultimi a riaprire. Io mi son messo, nel frattempo, a lavorare un po’ in studio e do lezioni online.

Il viaggio e la musica hanno tanto in comune: che mondi possiamo trovare dento il tuo album?
Ah guarda, il mio disco è davvero un gran viaggio, un caleidoscopio di suoni dal mondo. C’è molta”Africa”: ci sono molti strumenti provenienti da più parti del mondo come la kalimba, loud e il salterio ad arco. Credo d’aver vissuto la gestazione del cd come se stessi praticando un esorcismo. Il mio mantra era: siamo costretti a vivere tra quattro mura? Bene: io invece con la musica viaggio e adesso vi porto tutti in viaggio con me.
Da perfetto rambler hai viaggiato tanto: ci dici tre luoghi e tre pezzi musicali che ti porti nel cuore? E, ovviamente, raccontaci perché.
Posto che ogni viaggio vale la pena di essere ricordato e ho ricordi bellissimi della Bolivia e di Cuba così, come del deserto del Sahara, accetto la sfida e ne scelgo tre ho amato tantissimo. Partiamo dai miei tre viaggi in Palestina: ritengo Gerusalemme una delle città piùbelle del pianeta. Credo che il brano “Ya Rayah” di Rachid Taha, con quel liuto arabo che serpeggia sensuale sotto la voce. Questa canzone può essere la colonna sonora giusta per addentrarsi nei vicoli di questa misteriosa città.
Poi ho lasciato un pezzo di cuore in Sudafrica e direi che “Nerya”di Oliver Mtukudzi, una splendida ballad composta e suonata da questo iconico chitarrista dello Zimbabwe ti teletrasporta in un secondo in quei meravigliosi posti.
Infine, sono rimasto colpito – perché non me l’aspettavo così bella – da Cracovia, anche se ci sono stato a suonare a febbraio e ti puoi immaginare le temperature!! Cracovia è una città d’una bellezza abbagliante e con un fascino e un carattere tutto suo. Direi che una qualsiasi canzone del fenomenale gruppo polacco Kroke Trio può rappresentare questa stupenda citta dell’Est.
Cosa possiamo fare per sostenere il tuo progetto da solista e, in generale, la musica in questo momento così difficile?
Direi che acquistare il cd originale sia l’aiuto più importante che si possa dare all’artista e al suo staff. Potete trovare Cosmic Rambler nei negozi e ai miei concerti quando ripartirà il tutto. Oppure lo si può ordinare su Bandcamp.
Parlando più in generale, questo inaspettato stop ha rappresentato un terribile terremoto per tutto il mondo musicale. Le scosse di assestamento di questo terremoto stanno tutt’ora falciando locali, teatri, agenzie di booking, proprietari di impianti voce, drivers, backliners e altro. In questo momento di transizione si può fare ben poco. Si possono però supportare gli artisti che organizzano concerti in streaming a pagamento, acquistando i biglietti per vederseli a casa e magari, per una volta, non cercare l’amico hacker per vedersi tutto gratis. Si potrebbe anche acquistare il merchandise originale o i cd che gli artisti mettono in vendita online, spesso con pacchetti a prezzi buoni e affrontabili, in modo che si possa mettere del fieno in cascina… cosa che aiuterebbe molte band a sopravvivere a questo momento davvero nero. Ti posso garantire che, però, vi sia una gran voglia di ripartire e riprendere i nostri spazi e spero e credo che, non appena il meccanisco ripartirà (seppur con fatica), ci sarà da divertirsi!

[Riprendo la parola io, la Giovy]
Cosa dicevo? La musica è sostegno, in due sensi. Non esistono, per me, sensi unici quando si parla di espressione. Può essere un quadro, un romanzo, una poesia, una fotografia, un piatto cucinato con amore, una sinfonia oppure un semplice ritornello con due accordi. Non importa la forma. Ciò che conta – e qui citerò in eterno in C.S.I. – è la sostanza (detto tra noi, ascoltate Forma e Sostanza, per l’appunto). La musica, così come ogni altra espressione dell’animo umano, è scambio. Di energia, di sentimenti, di ispirazione, di tutto ciò che volete. E la musica fa bene. Noi, per primi, dobbiamo essere quelli che fanno del bene alla musica e a tutto ciò che le gira attorno. Tanto per citare Fossati, visto che parliamo di musicisti. Sta a noi, aiutare la musica e ridarle indietro il bello che ci porta. Francesco dice bene: compriamo i cd originali, viviamo un concerto ufficialmente dal divano di casa, riempiamo le nostre giornate di parole, note ed emozioni. Stimo tantissimo Francesco per il suo impegno e per il modo che ha di raccontare la quotidianità di un musicista: reinventarsi in questo ultimo anno è stato doveroso per tutti. Figuriamoci per chi viveva di folla ed eventi. Quello che l’uscita di Cosmic Rambler ci insegna, per me, è che la nostra sostanza è davvero tutto: possiamo suonare davanti a una folla, metterci in mezzo a un prato da soli oppure chiuderci in studio col migliore team possibile… resteremo sempre dei musicisti. Se è questo che siamo nell’anima. Io potrei scrivere per una persona o centomila: sarei sempre la Giovy. E Fry è sempre Fry. In un anno in cui tutto ha provato a cambiarci, restare se stessi è sempre la più grande delle rivoluzioni.
… And I try: oh my god do I try
I try all the time, in this institution
And I pray: oh my god do I pray
I pray every single day
For a revolution
What’s up? – 4 Non Blondes – 1993
PS: I Modena City Ramblers faranno un concerto in streaming per San Patrizio. Si può acquistare il biglietto online. Forza e coraggio: tutti sul divano a pogare. Trovate i biglietti su Bandcamp.
Riproduzione vietata per tutte le foto.
Io, lo confesso, ho conosciuto i Modena City Ramblers grazie a “I cento passi”. Ne rimasi talmente incantata che, con i miei studenti di italiano C1, analizzammo la musica e passaggi dell’omonimo film nel tentativo di avvicinarli a temi un poco più complessi quali quello della criminalità organizzata. Non appena riuscirò a concedermi un’ora d’aria (e di musica!) ne approfitterò per ascoltare “Cosmic Ramblers”: non vedo l’ora!
Quella è davvero una grande canzone. Che bello che tu l’abbia messa al centro di una tua lezione!