
L’Abbazia di Praglia, sui Colli Euganei in Veneto, è un luogo a cui sono molto legata. Non tanto per motivi religiosi ma più per ciò che pruduce: l’unguento all’arnica che tanto mi dà sollievo quando sento male alle mani ed entro in quella che ho sempre chiamato Operazione Goldfinger. A parte la mia esperienza personale, l’Abbazia di Praglia è un gioiello della zona dei Colli Euganei e, almeno una volta, andrebbe visitata per conoscere la sua bellezza e ammirare un fantastico pezzo di Veneto.
Dove si trova l’Abbazia di Praglia e come raggiungerla
L’Abbazia di Praglia si trova in provincia di Padova, in Veneto, nell’area dei Colli Euganei. Io, abintando in Emilia, l’ho raggiunta da sud percorrendo la strada normale ma, all’occorrenza, si può prendere anche l’autostrada. Il casello Terme Euganee è il più vicino, se si arriva dalla A13. La zona dei Colli Euganei è molto interessante sotto tanti punti di vista. Potete visitare, per esempio, la vicina Villa Barbarigo o fare un salto ad Arquà Petrarca. Se vi viene fame, invece, siete nella zona giusta per raggiungere la Trattoria Al Bigolaro, di cui vi ho parlato quest’estate. In tempi diversi dalla pandemia che stiamo vivendo, l’Abbazia di Praglia era molto visitata nei fine settimana di ogni stagione. Io spero possa ricominciare a vedere l’accorrere di tanta gente.
La storia dell’Abbazia di Praglia
L’Abbazia di Praglia è stata fondata nel XI Secolo ma il complesso che vedrete oggi risale alla ristrutturazione fatta nel Rinascimento e in epoche successive. Mi sono chiesta spesso che aspetto avesse avuto nel Medioevo quando, giusto per citare qualcuno di noto, Petrarca viveva da quelle parti in Veneto. Oltre a questo, mi chiedo come potrebbero essere stati i rapporti tra l’Abbazia e l’Università di Padova già nel XIII Secolo. In epoca napoleonica, come accadde anche per altri complessi monastici in Italia, l’abbazia venne soppressa. Fu riaperta in pieno risorgimento e, da allora, è stata “sciolta” una seconda volta. Dal 1904, anno del ritorno dei monaci sui Colli Euganei, non ha più cessato la sua attività. Attualmente, i monaci che la abitano sono dei benedettini.
Visitare l’Abbazia di Praglia: cosa occorre sapere
L’Abbazia di Praglia è un monastero e si può visitare guidati dai monaci stessi. Il complesso è molto interessante perché, per esempio, vanta dei chiostri pensili che io non avevo mai visto in nessun altro convento o monastero visitato. Proprio perché si tratta di un ambiente chiuso, essere accompagnati dai monaci è un atto di doveroso rispetto verso chi ha fatto di quel luogo una casa. La visita vi porterà attraverso gli ambienti accessibili dell’Abbazia di Praglia e dura circa un’ora e qualcosa. Sul sito, di solito, si possono prenotare le visite guidate ma, da quanto ho visto ora, il modulo non funziona. Se non prenotate, potete recarvi all’ingresso del negozio dell’abbazia (dove io compro l’arnica) e chiedere se c’è posto. Ci sono visite che partono ogni mezz’ora circa quindi sicuramente riscirete a entrare nell’abbazia. La visita è gratuita: magari lasciate un’offerta alla fine del percorso. Le visite sono disponibili sia in giorni festivi che in quelli feriali (escluso il lunedì). Trovate gli orari sul sito ufficiale dell’abbazia.
Visitare l’Abbazia di Praglia: i chiostri
Il chiostro è, da sempre (almeno per me), uno degli elementi di conventi, monasteri e abbazie che più emana fascino. Oltre al fascino, per me è proprio simbolo di una certa pace che, per tanti, potrebbe avere a che fare con la religione ma, per me, è più un fatto di spiritualità che di dottrina stessa. Il silenzio e l’armonia sono sempre totali nei chiostri: lo vidi (e lo sentii) nella Certosa di Pavia e ho percepito la stessa sensazione a Praglia. La particolarità dei chiostri dell’Abbazia di Praglia è che, tra di essi, c’è un chiostro pensile, posto a una sorta di primo piano dell’abbazia. Davvero particolare. Ovviamente, l’abbazia ha più di un chiostro, ognuno con una finalità particolare: c’è quello per le piante grasse, quello per altri tipi di piante, quello dedicato alla foresteria e all’accoglienza dei visitatori e così via.
Visitare l’Abbazia di Praglia: il refettorio
Il refettorio e la sala capitolare sono, solitamente, i centri di quella che potremmo definire la vita sociale di un monastero. Praticamente, per i monaci erano e sono i luoghi in cui si può stare con gli altri, al di fuori delle ore in cui si lavora. Qui, come ho già spiegato in altri post, c’è la differenza tra monastero e convento, tra monaco e frate. Il refettorio storico dell’Abbazia di Praglia è una delle tappe della visita guidata al monastero. Il refettorio, ovviamente, è monumentale e non viene usato per mangiare ma è una sorta di sala di rappresentanza – ora – aperta solo in occasioni particolari, magari per essere mostrata quando qualche personalità visita il Veneto. È a dir poco meraviglioso.
Visitare l’Abbazia di Praglia: la Chiesa
La chiesa dell’Abbazia di Praglia è la porta di collegamento tra esterno e interno del monastero. La chiesa, infatti, è normalmente aperta al pubblico per la messa e viene usata ogni giorno dai monaci per i momenti di preghiera previsti dall’ordine benedettino. L’attuale edificio è risale al XVI Secolo: di nuovo, mi viene da chiedermi come fosse la chiesa di questa abbazia nel Medioevo. La chiesa è anche il punto finale della visita guidata.
L’Abbazia di Praglia, per me
Amo le abbazie, i monasteri e i conventi per tantissimi motivi: il primo è perché mi induco al silenzio. Se mi conoscete, saprete di sicuro capire quanto sia difficile indurre al silenzio la sottoscritta ma è proprio in luoghi così che mi succede. Riesco a mettere a tacere anche i pensieri, cosa molto più difficile che mettere a tacere la bocca. Spesso guardo con una strana e sana invidia chi vive in quei luoghi: i monaci e i frati, dico. Così come le monache e le suore. Mi verrebbe da chiedere loro mille cose sulla scelta fatta di vivere secondo una regola ben precisa. Oltre a questo, amo quei luoghi per la loro storia e perché sono custodi di chissà quante storie. “Ho male alle mani, tanto“, ho detto un giorno entrando nel negozio dell’Abbazia di Praglia. “Desso te tago mi ‘na roba giusta“, mi ha detto il monaco dietro al banco della loro farmacia. Il profumo dell’arnica dell’Abbazia di Praglia, così come il colore della cera d’api usata come base, per me è totale conforto. Per me è come se la visione dell’abbazia, dalla strada che concude al parcheggio, fosse già conforto stesso. Vorrò tornare di sicuro da quelle parti, se non altro per vedere la biblioteca dell’abbazia che, nella mia ultima visita, non era aperta.
Tutte le foto, salvo diversamente indicato, sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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