Questo post vi porterà a conoscere un gran bel posto in Umbria, un luogo da visitare passeggiando con calma, assaporando il silenzio che viene rotto solo dalle storie che i muri di quel piccolo paese sul Lago Trasimeno vogliono raccontare. Se i muri potessero parlare… lo si dice spesso. Cosa potrebbero dire le mura delle case di Monte del Lago in provincia di Perugia? Tanto, tantissimo. Parlerebbero di bellezza, di amore, di dolore (che spesso fa rima con amore) e di un pezzo di Italia capace di portare – malgrado questi tumulti – la serenità nel cuore. Oggi facciamo un giro in Umbria, sul Lago Trasimeno, per visitare Monte del Lago.
Dove si trova Monte del Lago e come raggiungerlo
Monte del Lago si trova – guarda caso – sul Trasimeno e, per me, è uno di quei posti che valgono un paio di giorni sulle rive del mare dell’Umbria. Si trova su di un promontorio meraviglioso tra Torricella e San Feliciano, sulla sponda orientale del lago. Il luogo è molto piccolo e occorre girare a piedi: all’ingresso del paese c’è un parcheggio. Non è immenso ma spero che, come me, riusciate a trovare posto. Monte del Lago non è difficile da girare a piedi ma è poco adatto a disabili o se viaggiare con al seguito un passeggino. Poco adatto non vuol dire “non andateci” ma tenetelo presente. Attualmente, stando a quanto ho trovato, vivono circa 200 persone in quel luogo e io non so cosa darei per potermi fermare lì un po’. In passato, infatti, Monte del Lago è stato un luogo capace di regalare grande ispirazione a grandi menti. Una tra tutte: Vittoria Aganoor. Chi era?
La vita, l’amore e la poesia di Vittoria Aganoor

Si chiamava Vittoria Aganoor, veniva da una famiglia veneta di origine armena. Visse nella seconda metà del XIX Secolo e si sposò con Guido Pompilj, un politico di quegli anni che ebbe molto a che fare con l’Umbria. Guido e Vittoria costruirono una casa a Monte del Lago, perché lui aveva ottenuto un incarico a Perugia. La storia è molto più complessa di così ma vi basti sapere che Vittoria si distinse fin da giovane per la sua capacità di esprimersi attraverso la poesia. La sua casa a Monte del Lago ebbe grandi ospiti ed era un vero e proprio buen retiro culturale sul Lago Trasimeno. Vittoria scrisse anche moltissime lettere che, oggi come oggi, la rendono protagonista assoluta. Il comune di Magione (di cui Monte del Lago fa parte) ha istituito un premio a lei dedicato, proprio incentrato sulla corrispondenza. Cosa ormai quasi dimenticana – ahimé – oggi. La storia d’amore di Vittoria e Guido finì tragicamente quando lei ebbe 55 anni. Si ammalò (probabilmente di tumore) e morì. Guido, si dice per via del dolore, si uccise. Questo consegnò la loro storia al capitolo degli amori tragici e mise anche Monte del Lago dentro lo stesso capitolo.
A cosa prestare attenzione visitando Monte del Lago
Come vi raccontavo per quanto ha riguardato la mia visita a Spello, anche per visitare Monte del Lago occorre avere una buona propensione per girare lasciandosi ispirare dai propri passi, dalle mura delle case, dalle vie che si percorrono. Il paese è piccolo e non ci vuole proprio molto a girarlo. La sua posizione lo rende un qualcosa di incredibile a livello di scorci. Mentre ero lì, il mio pensiero principale era quanto assomigliasse – seppur con un livello di umbriità (passatemi il termine) immenso – a un borgo ligure. Scosceso, con il blu dell’acqua sullo sfondo e con quegli scuri in legno così belli. La vegetazione e le zone d’ombra hanno fatto il resto. Per quel che mi riguarda, nel visitare Monte del Lago dovete prestare attenzione a:
- I piccoli rumori di quel luogo: una porta che si apre, i passi di qualcuno, un gatto che miagola.
- Il gioco di luci e ombre: quel giorno, da quelle parti, era tutto così estate da rendere la mia visita a Monte del Lago un continuo alternarsi di luce e ombra.
- I dettagli: guardate le porte, i numeri civici, le finestre. Osservate come l’edera si arrampica sui muri perimetrali delle ville.
- Se la trovate aperta, entrate nella chiesa di Sant’Andrea.
Ribadisco, ancora una volta, un concetto che mi è molto caro: per visitare un posto, provare interesse e – magari -i innamorarsene non c’è bisogno di avere sempre un monumento celebre o chissà qualcosa da vedere. Occorre solo un cuore curioso e tanta voglia di lasciarsi meravigliare. La meraviglia è ovunque.
Quel giorno a Monte del Lago, per me

In greco antico c’è una parola pazzesca, tra le tante parole dall’impatto dirompente ancora oggi: θαῦμα, che si legge thauma. Il suo significato è duplice e ci porta subito a pensare come due estremi possano incontrarsi dentro lo stesso concetto, dentro la stessa parola. θαῦμα si traduce sia con meraviglia, prodigio o stupore, che con terrore. Perché, se ci pensate, il brivido che si prova davanti allo stupore è spesso un brivido simile al terrore. Meraviglia e terrore destabilizzano. Vi è mai capitato il terrore di trovarvi di fronte a qualcosa di così bello da non riuscire a reggerlo? Io ho pensato a questo a Monte del Lago. Non voglio sembrarvi estrema… Ma in quel frangente, in quel giorno d’estate 2020, in mezzo alla pandemia e a tutta la merda – perdonate il francesismo – che si era portata dietro e che ancora dispensava, mi sono detta che, secolo dopo secolo, ha sempre ragione Fëdor Dostoevskij: la bellezza salverà il mondo. Ci dobbiamo considerare fortunati perché la bellezza è ovunque: in una parola detta al momento giusto, in una carezza appena accennata, in una risata che nasce spontaneamente e che riecheggia in una casa vuota. La bellezza sta nel viaggio così come nel riuscire a trovare un senso nello stare a casa. La bellezza sta in “ti porto in un posto speciale” e rendersi conto quanto sia davvero speciale. Ecco cos’è stato Monte del Lago per me.
Può dunque una parola, una sommessa
parola, detta da un labbro che trema
balbettando, valer più d’un poema,
prometter più d’ogni miglior promessa?
Può levarsi, a quel suono, una dimessa
fronte, raggiando, qual se un diadema
la cinga, e può dar tanto di suprema
gioia, che quasi ne rimanga oppressa
l’anima?… Io credo svelga oggi dai cuori
ogni ricordo d’amarezza, ormai
sazio d’umane lagrime, il destino.
È così certo! non mai tanti fiori
ebbe la terra, e il cielo non fu mai
né così azzurro, né così vicino!
Vittoria Aganoor – Il Canto dell’Amore – 1900
Tutte le foto, salvo diversamente indicato, sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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