
Avete voglia di regalare un libro in questo strano Natale 2020? Direi che fate assolutamente bene e l’intervista di oggi è qui proprio per darvi un grande consiglio. Da un paio di settimane, il romanzo d’esordio di Isa Grassano è pronto a saltare dentro shopping bag in cotone o carrelli virtuali online per andare a occupare quello spazio vuoto nella libreria, che proprio non sta bene. Isa Grassano è una persona che stimo davvero molto e ho pensato di intervistarla per farvi raccontare con la sua voce il suo libro che si intitola Un giorno sì un altro no.
Ciao Isa, raccontaci in poche parole chi sei
Sono una lucana doc, originaria di Matera una delle città più belle al mondo, ma vivo da tanti a Bologna. Giornalista professionista freelance, collaboro con le più importanti testate nazionali, ma ho anche un blog: amichesiparte.com, per sole donne e non donne sole. In poche parole sono una donna sognatrice, ottimista patologica, determinata e autoironica.
Come nasce il tuo libro “Un giorno sì un giorno no” e come mai questo titolo?
Volevo raccontare una storia d’amore poco convenzionale in cui i due protagonisti non sanno nulla l’uno dell’altro. Soprattutto Arabella, la protagonista, sa pochissimo di Ludo, schivo e riservato. Nasce dopo tanti racconti di amiche o anche di perfette sconosciute incontrate in treno. Per tutte il comune denominatore era un uomo “non costante” nei rapporti, capace di far provare grandissime emozioni ma anche di sparire qualche giorno senza nemmeno rispondere ai messaggi. Il titolo è una conseguenza di questa presenza/assenza, «a giorni alterni come le targhe quando il livello di monossido di carbonio supera i limiti consentiti». Così ho deciso di dar vita a queste figure così misteriose creando Ludo, il protagonista maschile e costruendoci una bella storia d’amore intorno. Leggendo poi si capirà che spesso dietro questi comportamenti ci sono cose ben più profonde. Viene fuori la mia anima da giornalista di attualità che evidenzia i problemi e i disagi della società.
Senza fare troppo spoiler, possiamo dire che al suo interno si svolge una relazione figlia dei tempi moderni. Secondo te, noi quarantenni di oggi siamo come delle nuove ventenni… solo con dei mezzi di comunicazione diversi?
Credo che dinnanzi all’amore travolgente, quello che prende corpo e testa in un incastro perfetto – che è ben raro – tutte le donne, vale per le quarantenni, ma anche per le cinquantenni e forse pure le sessantenni, tornano a sentirsi delle ventenni. Talvolta pure quindicenni come accade ad Arabella che disegna cuoricini sul suo diario. O quando dice: «Non è razionale. Il mio cuore ride, balla il twist, scoppietta». Oggi la tecnologia viene in soccorso per avvicinare di più, ma allo stesso tempo divide, perché spesso si finisce per non parlare, non dare risposte e cavarsela con uno dei tanti freddi e impersonali emoji.

L’oroscopo è un vero e proprio protagonista del tuo romanzo. Come mai questa scelta?
Mi serviva un pretesto narrativo per costruire una trama e allora ho pensato a una coppia che fosse almeno benedetta dagli astri. Qual è il segno con il quale si ha più sintonia? Ce lo chiediamo spesso, e spesso è anche una delle prime cose di cui si parla in un incontro a due. Arabella non legge gli oroscopi, non ci crede, ma poi dopo l’incontro casuale con Ludo, a un vernissage di una mostra fotografica, ne diventa dipendente, quasi fosse la sua religione, visto che è poco credente. La posizione dei pianeti finisce per influenzare ogni suo movimento.
Nel libro ci sono quelle che amo definire “pillole da viaggiatrice”. Come mai questa scelta di dare indicazioni sintetiche e così precise in un romanzo che non parla di viaggio?
Amo gironzolare soprattutto per l’Italia, amo scrivere di posti da visitare, curiosità da non perdere. Non potevano mancare tra le righe. Quasi fosse “un viaggio nel viaggio“. I personaggi si muovono sullo scenario di una Roma incantevole «talmente bella da sembrare sempre “nuova”», ma non mancano excursus in altre località, come l’Abruzzo con Lanciano, le Dolomiti Lucane nella mia Basilicata (la protagonista prova l’ebbrezza di librarsi in aria con il Volo dell’Angelo, il macro attrattore del territorio), la Valle d’Itria in Puglia, fino a New York un altro mio luogo del cuore. E poi c’è l’arte, ci sono cose che si possono fare gratis, locali chic per fare la colazione. Non sono mai stato una narratrice di viaggi in termini tradizionali. Ho sempre cercato di mescolare il tema del viaggio a qualcosa d’altro. Il viaggio è sempre stato una stanza dove mi è piaciuto fare entrare delle persone, delle storie. Questa volta, nelle storie, tra le persone ho voluto far entrare i viaggi.
[Riprendo la parola io, Giovy]
Ho conosciuto Isa, anni fa, proprio in uno dei miei primi viaggi in Umbria, regione che poi avrei amato alla follia. L’ho incontrata insieme a Lucrezia Argentiero. Ho legato subito con entrambe e ne sono davvero felice. Isa è una gran brava giornalista, una persona che sa cosa vuol dire impegnarsi, lavorare, formarsi e non smettere mai di imparare tante cose. Così come non smettere mai di accettare nuove sfide, come quella di scrivere un romanzo. Come le scrivevo in privato qualche giorno fa, vorrei che tutta questa pandemia finisse anche per prendere liberamente il treno, raggiungerla e berci un caffè assieme. Ho divorato Un giorno sì un altro no e, mentre leggevo, sentivo nella mente le sue parole lette con la sua voce. Vi consiglio caldamente il suo libro soprattuttuo se avete circa 40 anni, anno più o anno meno. Ci sono tante cose lì dentro che vi faranno dire “cavolo, lo faccio anch’io“. Non appena avete letto il libro, ditemelo… Così vi chiedo, secondo voi, cosa mi ha fatto esclamare quella frase. Io ringrazio Isa per la sua disponibilità e, di nuovo, le rinnovo la mia stima che è davvero grande verso di lei. Comprate Un giorno sì un altro no, per voi o per regalarlo. Vi farà un gran bene.
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