
Ve l’avevo preannunciato in un post di qualche giorno fa: avrei iniziato a ricopiare su, questo blog, i miei diari. Ho sempre scritto tanto, fin da piccola. Qui con me, dove vivo ora, ho i miei diari dal 1995 al 2007 circa. Non si tratta di diari segreti perché, per me, sono sempre stati aperti a tutti. Chiunque poteva leggere, chiunque poteva scrivere al loro interno. E così è sempre stato: tra quelle pagine ci sono non so quante parole di tante persone che, per mia immensa fortuna, sono nella mia vita ancora ora. Anche se, come già vi raccontavo, in der Ferne. Le pagine che state per leggere sono tratte da Giovy II, il diario che va da settembre del 1997 a maggio del 1999.
Giovy II: una parte fondamentale della mia vita
Giovy II nasce in un momento fondamentale della mia vita. Ve lo racconto un po’, prima di passare alle mie parole del passato. Avevo fatto la maturità e la mia vita stava compiendo una piccola rivoluzione: diplomata, non sarei più tornata al liceo, avrei iniziato a lavorare proprio (il mio primo giorno di lavoro è stato il 16 ottobre del 1997), avevo un cuore che batteva forte e – nei miei meravigliosi 19 anni – avevo tutta la vita da inventare. C’erano già delle grandi costanti e le ho ritrovate proprio rileggendomi: quella frase dei Led Zeppelin è con me fin dall’infanzia. Ed è in buona compagnia. Lo scopriremo assieme. Le parole che state per leggere sono state scritte nel giorno 8 dicembre 1997. Ero a casa mia a Valdagno e le ho scritte stesa sul mio letto che, per la cronaca, è lo stesso su cui dormo ora. Una delle cose che facevo sempre, prima di dormire, era mettermi appoggiata alla porta-finestra della mia stanza (una finestra enorme, la adoravo) e guardavo il cielo. Dalla mia finestra si vedevano le montagne. Abbracciavo con gli occhi la porzione di cielo che va da ovest verso est, col nord dritto davanti a me. Ah, ultima cosa: troverete delle parole barrate. Sono quelle che ho cancellato a penna dai miei testi.
8 Dicembre 1997: la Giovy scrive alle stelle
… Quando guardo le stelle comincio a pensare a tante cose. Devono avere qualcosa, le stelle, qualche potere, qualche attrazione, qualche forza particolare per riuscire a ipnotizzare, catturare e manipolare i pensieri di chi le guarda. Che cattive, le stelle! Rendono schiavi di un meccanismo che solo loro conoscono e che hanno il potere di applicare.
Sono e belle e sanno di esserlo. Ed ecco che i tuoi occhi vengono attratti e la tua mente non vive più ma macina instancabile tutto chò che hai dentro: ricordi, rimpianti, cose belle, amori, odi, emozioni, sensazioni e rumore. Tutto, tutto e tu diventi la pista di transito degli elementi che ti formano. Io le guardo e un brivido mi percorre. C’è una domanda che sorge sempre dentro di me “Siete ancora là o vi siete già dileguate?”. Sto ascoltando gli Alice in Chains e questa loro melodia è perfetta per questi pensieri. La domanda che mi porto dentro è sorta stasera, sorgerà domani, dopodomani e ancora il giorno dopo.
Cerca Gio, cerca nei libri la risposta. Lo sai benissimo dove la puoi trovare. Cosa ti dicono i tuoi occhi? E la tua mente? Che loro – le stelle – sono là ogni notte. E ogni notte saranno là. Alzia gli occhi… È tutto così grande. Quello è il cielo… Ma tu chi sei? Ci sono due tre costellazioni che ti attirano magicamente: l’Orsa Maggiore, con la coda orientata verso quel punto in cui il sole, di giorno, non transita mai. Poi c’è Orione, che sembra volerti salutare in ogni sera d’inverno. Infine ci sono le Pleiadi: eccole là tutte e sette. Maya, Alcyone, Elettra, Merope, Asterope, Taigete e Celeno. Sono lontane e forse è proprio per questo che ti piacciono. A cosa pensi, Gio, quando guardi le stelle?
Quella macinatrice della tua anima ti comanda in questo momento. Quante volte ti sei fermata davanti a questa finestra a guardare il cielo? Pensa alle sere passate a guardare Hale-Bopp, le sere di San Lorenzo, a quegli istanti in cui ti sentivi un tutt’uno con quel cielo che ti sovrasta. Ti avvolgeva, vero? In quel momento ti sembrava che tutto, persino il tuo cuore il tuo respiro, si potesse fermare. Il cielo è il tuo grande punto di comunicazione, non pensi? Dai… Lo dici sempre. Ecco, ora è il turno dei Pearl Jam… ti piaceranno per l’eternità?
Tornando alle stelle (dai Gio, non divagare), se due persone, seppur distanti, guardano il cielo durante lo stesso arco di tempo… beh, in quell’istante si uniscono e le stelle sono sia veicolo che testimoni di quell’unione. Brillano, brillano, splendono, scintillano e ti catturano. Cosa si saranno chiesti i primi uomini allo scintillare di quei diamanti in cielo? Molto probabilmente quello che tu, da sempre, ti chiedi. Ti ricordi Sirio e Lucifero? Ogni mattino le vedevi. Uscivi verso le sei e trenta e buttavi gli occhi prima a ovest e poi a est. Loro ti raccontavano il nuovo giorno che nasceva. Erano le testimoni di un miracolo quotidiano.
Brillate, diamanti del cielo. Brillate malgrado l’ignoranza e la cattiveria umane!
Siate testimoni eterni della vita che scorre. A dicembre, sempre, compare la Via Lattea. Sembra una strada che invita a inoltrarsi nei meandri della propria mente, della tua Gio. Resisti ancora e guarda il cielo per un’altra volta ancora. Cosa faresti se questa fosse l’ultima e, domani, i Titani si stancassero di sorreggere il cielo e lo facessero crollare? No… Il cielo è lì, Gio. Don’t worry about what I said before. Fatti catturare, lasciati prendere. Tu sai che c’è una stella che brilla anche per te. Lo sai che è la per te. Ogni volta ti chiedi come farai a riconoscerla. Ma che ne dici se fosse lei a riconoscere te? Cerchi il contatto con quella stella ma sai che non potrai averlo come desideri tu. Ci sono cose che non potrai mai controllare. Mettitelo in testa. Guarda il cielo, non stancarti mai di farlo. La tua stella Le tue stelle continueranno a brillare.
Meravigliati: è la cosa più bella che tu possa fare.
Salutale ora, loro saranno sempre là.
Ci si vede domani, stelle… ciao e buonanotte.
Gio
Il commento alla lettera alle stelle
Cosa dirvi? In primis, sono tornata io, la Gio del 2020. Quella di quasi 43 anni che ha appena finito di ricopiare le parole della se stessa di 19 anni. Quasi 20. Quella che vedete qui sopra è una foto di Giovy II, ormai sfatto ma sempre spettacolare. Almeno per me. Mi piaceva ricoprire le copertine con della stoffa e, lo ammetto, questa è proprio bella. Non mi ricordo dove l’avessi presa. Adesso facciamo un gioco: immaginiamo che io sia una super-scrittrice e abbia pubblicato di tutto. Sono già finita nelle antologie di letteratura e vengo studiata a scuola. Ho poche pretese, sì. I critici letterari, analizzando i miei scritti, direbbero che le tematiche della mia poetica sono chiare fin dai miei primi lavori. Domande, esistenza, dialogo col mondo. Cultura classica a fare da fondamento a tutto. Il fatto di iniziare la lettera con i puntini di sospensione (non ho tagliato nulla) mi dava la sensazione dello scorrere dei pensieri. Mi piace ritrovare la me stessa del passato e capire che, malgrado siano passati 23 anni da quel giorno, io sono coerente a me stessa. Un gran casino di donna attraverso il tempo, lo spazio e qualsiasi dimensione di questo mondo o di qualsiasi universo possibile. Con poche certezze… Ma profondamente eterne.
Il cielo era stellato, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva se sotto un cielo così potessero vivere uomini senza pace.
Le notti bianche – 1848 – Fëdor Dostoevskij
Tutte le foto, salvo diversamente indicato, sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
che bello! Io non ho mai avuto la costanza di scrivere i diari. Ne ho iniziati un’infinità ma poi dimenticati.
Ritrovarsi e scoprire che sì, si è cresciuti ma non cambiati è bellissimo. La fedeltà a sé stessi anche nel cambiamento costante della vita è quello che cerco con costanza.
Io credo di aver sempre scritto in tutta la mia vita. E poi, come ben scrisse Wilde “non viaggio mai senza il mio diario. Uno dovrebbe avere sempre qualcosa di interessante da leggere”.