
Sono giorni, come dicevo su Instagram l’altro giorno, che mi chiedo davvero cosa mi faccia felice. O meglio, lascio che ciò che mi fa felice si manifesti sotto forma di concetto e esploda dentro la mia mente in una sorta di epifania totale. Detto questo (e daje con sto detto questo, Giovy) ho pensato di raccontarvi i posti che mi hanno cambiato la vita: per ciò che lì possa essere o non essere accaduto, per chi ho conosciuto, per l’intensità che quel luogo mi ha regalato. Insomma… I motivi possono essere tanti e i luoghi – va detto – possono aggiungersi giorno dopo giorno, anno dopo anno. Questa è la mia personale lista dei luoghi che hanno cambiato la mia vita finora, fine novembre 2020. Non può essere solo la pandemia a cambiare la nostra esistenza, vero?
Dove la vita cambia, quando la vita cambia

Ho sempre scritto durante i miei viaggi. Mi portavo dietro delle vecchie agende, ora dentro un baule, dove mettevo giù parole ed emozioni. La prima fu quando avevo 6 anni. Davvero. Una delle agende più potenti, in quanto a contenuto, è quella che avevo tra i 19 e i 22 anni circa. Una persona scrisse lì sopra una frase per me e ancora la ricordo come se fosse oggi: “grazie per avermi incontrata per strada“. Ho pensato che, in fondo, la nostra vita fosse proprio un eterno incrociarsi, come una sorta di rete di rette. Perdonate il gioco di parole. Quella rete mi ha portata in luoghi che ora sono dentro al mio cuore:
- Un’isola alla quale farei un monumento e dove vorrei tornare
- La Svizzera, perché lì sono davvero diventata grande
- L’Emilia, che è sempre stata presente
- Manchester, perché è simbolo di tante cose
- Seattle, perché mi ha insegnato che i sogni si avverano
- Le Canarie, perché sono casa, forza, famiglia
- L’Umbria, perché mi ha insegnato a rinascere
Non sono pochi, eh!? Anch’io pensavo fossero meno. E invece…
Palmaria: la prima isola, la mia isola

Era il giugno del 1997 quando misi i piedi in Palmaria per la prima volta. Si tratta dell’isola che vedete davanti Portovenere, in Liguria, luogo che citavo anche parlando del Grand Tour in Italia di Lord Byron. Chissà quante volte gli occhi di Lord Byron avranno osservato la Palmaria. Non sto qui a dilungarmi sul perché fossi lì a studiare per la maturità e, soprattutto, come mai tornai lì subito dopo. Quello che posso dirvi, con immensa certezza dopo 23 anni da quel giorno, è che ho fatto bene a tornare e che quell’estate resterà per sempre best days of my life. Come cantava Brian Adams in The Summer of ’69. Io, assieme a chi era protagonista in quella sorta di film, dovremmo riscrivere quella canzone. Perché mi ha cambiato la vita l’Isola di Palmaria? Da quel giorno mi definiscono e mi definisco donna delle isole. Da quel giorno ci sono certezze mai tramontate.
La mia Svizzera
Gli Anni 2000 della mia vita, i primi 8 anni del 2000, sono stati caratterizzati dalla Svizzera. In un certo momento della mia esistenza, ho fatto lo zaino e mi sono trasferita. Con immensa felicità di mia madre che mi fa “tu intanto parti. Gli scatoloni li faccio io“. In poco tempo, la mia camera in quel del Veneto non fu più la mia camera. La mia vita si era trasferita in Canton Ticino. Prima ho vissuto con una mia grande amica d’infanzia che, con me, condivideva quell’avventura. La cosa che più mi faceva sorridere è che, da piccole, avevamo giocato non so quante volte a vivere assieme e lavorare assieme. E poi è successo. Da lì avrei già dovuto capire tante cose sulle possibilità che la vita ci riserva. La Svizzera mi ha accolta e mi ha fatto diventare grande. Tra i miei 20 e 30 anni mi sono divertita e ne ho combinate di ogni. La mia amica rientrò in Italia e io rimasi lì a vivere da sola. Ho imparato che potevo stare da sola e stare benissimo. E che dovevo costruire passo dopo passo la mia vita. La Svizzera ha portato nella mia vita altre persone fondamentali che, ancora adesso, sono nel mio cuore e che adoro alla follia. Patate, vi voglio bene! La Svizzera, inoltre, mi ha insegnato quanto impegnativo potesse essere il mondo del lavoro fuori dall’Italia. Se, ora, sono il caterpillar che sono, lo devo proprio a Madre Helvetia.
La terra, l’Emilia, la luna
Quando penso all’Emilia, è la musica la prima cosa che mi viene in mente. Penso alla canzone di Vasco Brondi (anzi, Luci della Centrale Elettrica) che dà il titolo a questo paragrafo. Canzone alla quale pensavo mentre scattavo la foto che vedete qui sopra. Ero a Gualtieri ed era l’ottobre del 2017. Quando la guardo, oltre a vedere quel cielo di un colore spettacolare, vedo la linea dritta della pianura. E allora vado avanti a pensare all’Emilia. Ho sempre frequentato tantissimo questa regione, proprio per parte dei miei gusti musicali. L’Emilia è stato il luogo dove amicizie sono diventate pura famiglia… E lo sono ancora oggi. Quando ero in Emilia dicevo sempre “io, in pianura? Sia mai“. E invece ci vivo da oltre 12 anni. Io con la pianura, con l’umidità, con l’orizzonte che non sbatte addosso ai monti. Io con le zanzare malefiche. L’Emilia mi ha accolta e mi ha fatto vivere anni bellissimi. Ora non ho ancora capito (o forse sì) se il mio tempo con questa regione sia finito. O se sia finito solo col luogo dove vivo attualmente. Già, perché l’Emilia è grande. E l’Emilia ha colline e monti. E potrei voler conoscere quelli. L’Emilia mi ha cambiato la vita perché mi ha accolta e mi ha insegnato a vivere in una relazione stabile e forte. Che guardava al futuro. Lasciamo pure stare, ora, il fatto che quella storia sia finita. È stata importante e tale resterà.
Manchester, la Gran Bretagna, l’amore puro
Ho capito di amare la Gran Bretagna in modo viscerale e che ci fosse qualcosa di profondo tra me e quell’isola (di nuovo, la donna delle isole) nel dicembre del 2007. E quell’amore è così puro e profondo che è lì che mi alimenta da 13 anni e non smette mai. Da pulsione dentro al cuore è diventato voglia di esplorare. Da lì è tornata la mia voglia di scrivere per altri, per qualcuno che non fossi io. Da lì è nato questo blog. E da questo blog è nato il mio lavoro. Il lavoro che ho sempre voluto fare e che vorrò fare sempre. Quel lavoro che mi fa alzare ogni mattina alle 6 e mi fa iniziare a scrivere quando ho ancora il gusto dei biscotti in bocca. Quel lavoro che mi fa prendere le mie esperienze di viaggio in Gran Bretagna e le trasforma in post, suggerimenti, suggestioni. Quel lavoro che vi sta portando qui a leggere e che mi rende tanto fiera di quello che sono. Ho capito che Manchester è la mia culla, la mia casa, il mio mondo in Gran Bretagna. Come vi dicevo parlando di Afflecks, io amo lei e lei ama me. E con la Gran Bretagna è la stessa cosa. Lo senti subito quando un luogo ti corrisponde, in ogni senso. Questo è cambiare la vita a una persona. La mia, sicuramente.
Seattle: perché i sogni si avverano
Qualche settimana fa, discutevo con una persona sul fatto di credere ancora ai sogni a tutte le età. Io sono una ferma sostenitrice del fatto che sognare, anche a un giorno dalla propria morte, abbia un senso pazzesco. Io mi reputo, in questo senso, un’eterna adolescente. Una parte di me è molto adulta, pragmatica, razionale. Un’altra è ancora sognante e vuole credere nei propri sogni. Il mio interlocutore, invece, sosteneva che sognare da adulti non abbia senso e ce, invece, sia una perdita di tempo. Per confutare la sua tesi, io ho raccontato del mio viaggio a Seattle. Fatto nel 2019, mi ha portata a realizzare tanti dei miei sogni da quindicenne. Mentre giravo per la città o visitavo le location di Twin Peaks a Snoqualmie, io non smettevo di piangere dalla felicità e non smettevo di sentirmi felice. Lo raccontavo su Instagram, forse il mio arrivo a Seattle è, per il momento, il momento più felice della mia vita. Finora. Perché ho ancora tanti sogni da realizzare, sogni in cui credo fermamente e che so che, prima o poi, diventeranno realtà. Seattle mi ha cambiata la vita perché mi ha confermato che non bisogna mai smettere di credere in ciò che si sogna.
Le Canarie: energia e sostegno
Energia, sostegno e famiglia. Ecco che cosa sono le Canarie. Stavolta, tanto per cambiare, non parlo solo di Tenerife ma anche de El Hierro. Riflettendo un po’, mi sono resa conto che una mia certa spinta verso il fatto di ritrovarmi totalmente sia iniziata proprio da quando ho iniziato a tornare sulla mia isola. E di nuovo parliamo di isole. I viaggi che facevo (e che spero di tornare a fare con regolarità) a Tenerife, stagione dopo stagione, erano per me un momento in cui vivere dentro di me e per me. Tenerife è un’isola che mi fa sentire protetta, sotto molti punti di vista, dove sento di avere più sostegno che in tante altre parti del mondo. Di nuovo mi rendo conto di quanto i luoghi che mi hanno cambiato la vita sia indissolubilmente legati alle mie persone. El Hierro, invece, è stata l’energia che ha rimesso in moto tutto ciò che sono. Ha preso i pezzi di me e li ha rimessi al loro posto. Dopo una rinascita, ci voleva. Per parlare di rinascita, vi invito a leggere il paragrafo successivo.
L’Umbria, la mia rinascita
Parlando di rinascita, non potrei che utilizzare una foto dell’alba. Dell’alba qui in Umbria. Una delle milioni di foto fatte dalla finestra del cottage che occupo qui alla Fortezza. Qui si vede, all’orizzonte, l’albero Euclide e, sulla sinistra, il Noce Gino. Tutti parte del mio mio mondo qui. Da anni – e più precisamente dal 2013 – mi dicevo che una delle regioni d’Italia che avrei voluto conoscere di più fosse l’Umbria. Ci è voluta la pandemia e questo 2020 così particolare per portarmi qui. L’Umbria è passata da essere un posto bellissimo a essere casa, a essere famiglia. A essere totalmente mia. Questa cosa mi ha sorpresa. E non poco. Sono approdata qui il 5 maggio del 2020 praticamente in pezzi. Qui sono andata, in un certo qual modo, ancora più in pezzi per poi tornare a essere più Giovy di prima. Anche grazie all’energie e il sostegno che mi sono portata via dalle Canarie. L’ho lasciato nella valigia che mi sono portata in Umbria e qui è fermentato dandomi nuova vita. Facendomi svegliare al mattino con la certezza che io ci sono, che sono mia, che possiedo la mia mente con forza totale. Per questo l’ho impresso sul mio braccio sinistro, lungo la vena che porta al cuore.
Quali sonoi luoghi che hanno cambiato la vostra vita?
Yes, there are two paths you can go by
But in the long run,
There’s still time to change the road you’re on.
And it makes me wonder
Stairway to heaven – Led Zeppelin – 1971
Tutte le foto senza caption sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
Ti seguo e ti leggo sempre con molto piacere e molto interesse. Grazie 🙏
Grazie mille, Ivana!
Interessantissimi i tuoi luoghi. Se devo pensare ai miei direi La Val Pusteria che per me sarà sempre casa, la casa del cuore: dove ho imparato a camminare e a pensare.
La Liguria, Celle Ligure in particolare, perché rappresenta la mia crescita anche in un momento molto difficile e lì ho imparato tutto il brutto e tutto il bello dell’amicizia (e dei rapporti).
Milano che mi definisce come essere umano perché è la mia terra, le mie radici e la mia storia.
E poi, uscendo da questi confini, Berlino che è stata la prima volta che ho respirato aria di casa tanto lontana da casa.
Bristol, che è stata la prima città che ho visitato in UK al di là di Londra, e lì ho capito che quell’isola mi stava entrando nel cuore.
Che bei posti anche i tuoi, Elena!
Per me è sempre magnifico quando leghiamo un luogo al nostro cambiare, oltre che all’esperienza di viaggio in sé.