Avete mai sentito parlare di Grand Tour? Si tratta di quella pratica che, a più riprese in diversi secoli, ha portato fior fior di intellettuali, scrittori e artisti in viaggio in Italia. Sono famosi i Grand Tour di Goethe, per esempio, o quello di Thomas Mann. Se, in una certa epoca, eri un artista di qualche genere, dovevi fare il tuo viaggio in Italia. Il tutto è partito nel Rinascimento ed è andato avanti almeno fino agli albori del secondo conflitto mondiale. Se, invece di parlare direttamente di luoghi parlassi, invece, delle tematiche che hanno guidato tanta gente in Italia (e citassi poi i posti?)?
Il perché del Grand Tour in Italia
Quello che vedete è Passignano sul Trasimeno e questo luogo mi serve per fare da copertina allo spiegone sul Grand Tour in Italia. Perché Passignano? Perché alcuni Grand Tour sono passati di lì e dall’Isola Maggiore proprio di fronte quella piccola città dell’Umbria. Uno fra tutti, quello di Lord Byron. Detto questo… perché fare un Grand Tour? Perché era un po’ uno status quo. Se potevi permettertelo (come Byron o Goethe, per esempio) era una sorta di tappa obbligata della tua vita. Soprattutto se eri un uomo: partivi, facevi la bella vita al sole dell’Italia, poi tornavi in patria e ti sposavi. E continuavi la tua vita ricordando i bei giorni al sole. Se non avevi i soldi per farlo in grande stile, partivi lo stesso e cercavi di vivere della tua arte: Dürer, per esempio, fece così nel Rinascimento passando per la Val di Cembra. In senso contrario, invece, Canaletto si fece dei grandi viaggi in Europa pagandoli con i suoi dipinti. Così come, per quelli della mia generazione (ovvero chi era adolescente negli Anni ’90), la tappa obbligata era l’Interrail e poi l’Erasmus o qualche viaggio zaino in spalla in Europa, così a quei tempi il Grand Tour stabiliva l’entrata in una certa parte della propria vita. Oppure sanciva il fatto che tu fossi un gran figo, così tanto da poter raccontare l’Italia. Detto questo – e tra poco lo spiegone è finito – fu il periodo del Romanticismo a farla da padrona nel Grand Tour in Italia. Perché? Perché a quel tempo andavano di moda determinate tematiche:
- Lo stordimento che si prova davanti all’arte
- L’esaltazione del passato
- La voglia di perditudine (il sentirsi perso di fronte alla bellezza del mondo)
- La ricerca di qualcosa di magico
- La Natura come forza suprema
Detto ciò ( e se scrivo detto ciò o leitmotiv ancora potete frustarmi), mi viene da farmi e farvi una domanda: non vi sembra che queste tematiche reggano ancora la nostra voglia di viaggiare e scoprire il mondo? Secondo me, sì.
Lo stordimento di fronte all’arte: da Laocoonte a Stendhal

Quello che vedete è un particolare del Gruppo del Laocoonte, la statua di epoca ellenistica che potete ammirare ai Musei Vaticani. La statua venne nel 1506 e diede il via, a livello artistico, al Rinascimento. C’erano artisti da tutta Europa che si recavano in Italia a vederla, studiarla, disegnarla e ammirarla. La schiena di Laocoonte fu un vero e proprio modello per Michelangelo, per esempio. Questa statua è ammirata ancora oggi e, nel XIX Secolo, era un must di tutti i Grand Tour in Italia. Benché non sia questa statua l’esatto motivo che fece descrivere a Stendhal l’omonima sindrome, sicuramente ne fu la causa in qualcuno dei giorni italiani dello scrittore francese. Il libro da leggere, in questo caso, è Roma, Napoli, Firenze. Si tratta del diario di viaggio di Stendhal e racconta proprio il suo Grand Tour in Italia. Fu scritto nel 1817 e non è solo un racconto della bellezza capace di rapire, bensì presenta anche una forte componente storico-politica molto interessante.
L’esaltazione del passato: le antiche rovine in Italia
Avete mai sentito parlare di Rovinismo? Si tratta di una corrente culturale-artistica tipica di certe zone dell’Europa come Inghilterra, Francia o Mitteleuropa in genere. Ha fatto sicuramente parte di ciò che ha caratterizzato il Romanticismo e nasce dal totale interesse degli uomini e donne di cultura di quell’epoca per tutto ciò che era antico… ma in rovina. Antiche abbazie, resti di città romane come se piovesse, castelli mezzi diroccati. Tutto poi è approdato in quello che viene comunemente chiamato “senso del gotico”, ovvero quella tipica atmosfera che ha caratterizzato un sacco di arte e letteratura. Come contribuiva il Rovinismo al Grand Tour in Italia? Contribuiva portando tanta gente ad ammirare quello che restava del passato. Rovinismo ed esaltazione del passato sono alla base del Romanticismo in ogni suo ambito. Luoghi come Carsulae, Ocriculum, i fori Romani, Libarna sono perfetti per ritrovare queste atmosfere. Ma non solo. Avete presente lo sceneggiato RAI (negli Anni ’60 si chiamavano così) Il Segno del Comando? Uno dei punti chiave della storia riguarda Lord Byron e una sua poesia (inventata per lo sceneggiato) proprio su alcune rovine. Guardatelo, non ve ne pentirete. Forse Lord Byron potrebbe davvero aver scritto qualcosa così.
La voglia di perditudine: il paesaggio della Liguria come ispirazione

Siamo sempre in compagnia di Lord Byron e ci aggiungiamo allegramente i suoi amici John Keats e Percy Bysse Shelley, con la grande Mary al seguito. Loro tre – esponenti di spicco del secondo Romanticismo Inglese (il primo Romanticismo inglese si concentrò sul Lake District con Wordsworth e Coleridge) – sono stati dei veri propri influencer – per dirla con termini del 2020 – del Grand Tour in Italia. A loro apparteneva e appartiene anche oggi quella capacità di raccontare la meraviglia provata quando l’essere umano entra totalmente in alcuni luoghi. Uno fra tutti, il Golfo dei Poeti in Liguria, luogo che deve questo nome proprio a loro. Cosa possiamo leggere? Io direi il Prometeo Liberato di Shelley (scritto proprio in Italia), Hyperion di John Keats e Childe Harold di Byron, in cui si cita un sacco di Italia (anche il Trasimeno, a cui facevo riferimento all’inizio di questo post).
La ricerca di qualcosa di magico: Thomas Mann, who else!?
Usciamo per un po’ dalla vita degli artisti legati al Romanticismo inglese e approdiamo a piè pari in quel della Germania per ritrovare Thomas Mann. I luoghi legati alla vita di Thomas Mann ci portano a viaggiare nel nord della Germania ma il grande scrittore tedesco amava l’Italia ed era un ottimo sostenitore dei Grand Tour in Italia. Cito un libro subito e immediatamente: Morte a Venezia. E non ci sono bisogno di commenti. Thomas Mann amava molto la zona del Garda Trentino e Riva del Garda l’hai visto soggiornare più di una volta. Il luogo da vedere, da quelle parti, è senza dubbio la Cascata di Varone. Quel luogo è perfetto per ritrovare il senso del magico che era tipico di un certo tipo di cultura. Cosa che, sicuramente, apparteneva a Thomas Mann. Si dice che si sia ispirato proprio alla Cascata di Varone per un suo libro fondamentale… E che vi consiglio di leggere (in tedesco, se potete): La Montagna Incantata.
La Natura come ispirazione e forza suprema: Orti, giardini e boschi
Orti botanici, giardini e boschi sono da sempre fidati amici dei Grand Tour in Italia. Lo sapeva bene Goethe, perfetto grand-turista nel nostro paese. Uno dei luoghi da visitare per ritrovare lo stupore che lui provava di fronte alla natura (addomesticata) è, senza dubbio, l‘Orto Botanico di Padova. Lì, infatti, si trova quella che viene chiamata la Palma di Goethe, ovvero una palma già presente quando lui passò a visitare quel giardino di proprietà dell’Università di Padova. Detto questo, sicuramente la Natura come ispiratrice totale è percepibile in un sacco di luoghi in Italia. Che siano disciplinati e ordinati come un orto botanico o che siano liberi e selvaggi come foreste e boschi.
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