Mi piacciono le estremità. Geografiche. Mi piacciono tanto quanto le terre di confine. Quando sono stata alle Canarie in settembre, come vi dicevo, mi sono concessa qualche giorno per visitare l’isola de El Hierro e non vedevo l’ora. Uno dei primi luoghi che ho visto a El Hierro è stato il Faro di Punta Orchilla, un luogo davvero sperduto e un po’ lungo da raggiungere. Ne vale davvero la pena perché vi permetterà di entrare in totale contatto con un’isola molto particolare.
Dove si trova il Faro di Punta de Orchilla e come raggiungerlo
Punta de l’Orchilla è l’estremità è sud-ovest de El Hierro: praticamente un promontorio roccioso prima della grande vastità dell’Oceano Atlantico. Da lì al Brasile, praticamente solo Oceano. Che meraviglia! L’isola de El Hierro non è molto grande, anzi, ma nell’osservare i tempi di spostamento chiesti, per esempio, a Google Maps, vi renderete conto di quanto siano dilatati. Le strade sono tutte ben tracciate e tenute alla grande ma sono davvero tortuose, in alcuni posti dell’isola. Per questo motivo a El Hierro si viaggia lentamente. Per raggiungere il Faro de l’Orchilla si percorre la HI-500 per poi prendere la HI-503. Alle Canarie, le strade sono sempre definite con la sigla dell’isola (in questo caso HI. Per Tenerife è TF) e un numero. Queste che vi ho indicato sono entrambe strade molto panoramiche che vi consiglio di percorrere se non soffrite di vertigini. O meglio: chi guida è meglio che non soffra di vertigini. E anche che abbia dimestichezza con le curve. Prendetevi tempo, andate piano e godetevi tutto! Io avevo noleggiato una 500 e l’ho trovata perfetta per quelle strade, proprio per le dimensioni contenute e l’agilità.
Qualche parola su il Faro di Punta Orchilla
Il Faro di Punta Orchilla prese servizio nel 1933 e ancora oggi è uno dei punti di riferimento per chi naviga in quel tratto dell’Atlantico e passa vicino alle Canarie. Come molti (leggete tutti) i fari, ormai è governato da remoto ma dev’essere stato fantastico fare il guardiano di un faro così sperduto. Già: sperduto è l’aggettivo giusto per definire molto di ciò che ho ammirato sull’isola de El Hierro e non potrei essere stata più felice. Il faro di Punta de l’Orchilla è proprio alla fine del mondo. E non a caso quella fu la vera fine del mondo fino al 1492. A poca distanza dal faro, se la cosa vi appassiona, passa il Meridiano de El Hierro. Conosciuto anche come Meridiano del Ferro. Fino al 1815, il Meridiano del Ferro era considerato il meridiano zero. Da quella data, lo “scettro” passò per convenzione geografica a Greenwich. Il punto dove passa il Meridiano de El Hierro si trova a poca distanza dal faro e va raggiunto a piedi. Ci sono le indicazioni e non potete perdervi. L’unica cosa che vi consiglio è di portarvi un paio di scarponi da montagna: io li tenevo nel bagagliaio della macchina e mi sono serviti per quei tratti da fare a piedi. Evitate di avventurarvi sui sentieri con le infradito.
Una cosa magnifica di Punta Orchilla: perditudine e vulcani
Guidando, soprattutto sulla HI-503, verso il faro di Punta Orchilla, mi sono resa conto di quanto pazzesco (si può dire “quanto pazzesco?”) fosse il paesaggio dell’isola de El Hierro. Scendendo verso il faro, l’impressione era quella di andare letteralmente in bocca a un vulcano. L’isola de El Hierro, come vi raccontavo, mi ha sorpreso proprio per la massiccia presenza di coni vulcanici e crateri. Viaggiando verso Punta Orchilla ve ne renderete conto.
Il Faro di Punta Orchilla, per me
Una foto in bianco e nero, roccia vulcanica ovunque. L’oceano sullo sfondo, quasi fosse una linea tracciata a matita e poi un faro che sembra quasi spuntare dal nulla. Avevo questa foto ancora solo nel telefono e l’ho mandata a qualcuno, facendo riferimento a quanto quel luogo sarebbe potuto uscire da un racconto di Lovecraft. Orchilla come Innsmouth. El Hierro come i mondi creati dal grande HP Lovecraft. Anche il regno del sole (come le Canarie) possono essere un luogo dove l’ombra definisce di più della luce. E che bellezza. Il mio viaggio verso punta de Orchilla è stato lungo e anche provante. Alla fine di quel percorso, mi sono fermata e avevo gambe e braccia stanche per aver guidato un sacco. Avevo dentro, però, un’energia che non avevo mai sentito prima. In me. E la cosa mi è piaciuta da matti.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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