
La mia voglia di viaggi in Inghilterra mi porta oggi a parlavi di York, una di quelle città davvero molto visitate in Gran Bretagna e, per me, spesso vittima di troppi luoghi comuni. Ci sono tanti posti da visitare a York e il meglio di questa città, per me, è tanta roba. York – la vecchia York, come la chiamo io spesso – è una città che dà molto e anche di più. Dipende sempre cosa le si chiede. Lei, come tanti luoghi, è capace di rispondere. Ecco il meglio di York, per me.
Il meglio di York, per me
Tutte le volte che il treno mi porta a York, la mia prima frase una volta scesa dal treno è l’inizio del Riccardo III di Shakespeare. Metto giù il piedo dal treno e comincio “Now [pausa] is the winter…” provando una soddisfazione fuori di misura. Il treno che porta a York da altre città del nord dell’Inghilterra è quello che copre una linea che potrebbe essere essa stessa un grande itinerario di viaggio in Inghilterra: da Liverpool a Scarborough, una sorta di coast to coast made in Britain. Pensateci… come dovreste pensare al meglio di York che sto per raccontarvi. Ovvero:
- Il Minster, che è molto di più di una cattedrale
- Il fiume Ouse
- Jorvik, ovvero quando York era vichinga
- La Clifford Tower
- La birra made in York
- Gli Shambles, ça va sans dire…
Non ci sono voli diretti dall’Italia a York ma potete tranquillamente atterrare a Manchester o Liverpool e – come vi dicevo – prendere il treno. Consiglio: prima di prenotare il treno, cercate l’alloggio in città. York è gettonata anche dal turismo inglese stesso e conviene prima controllare di poter alloggiare in città.
Il Minster di York: non chiamatela cattedrale

Si tratta della più grande cattedrale del Nord Europa e, da quelle parti, la chiamato tutti Minster. La prima chiesa, su quel luogo, venne costruita nel VII Secolo d.C. e ciò che vediamo oggi è frutto costruzioni e ricostruzioni arrivate fino al XV Secolo. Il Minster di York è sempre stato – assieme alla Cattedrale di Canterbury e a quella di Salisbury – il simbolo del cattolicesimo inglese, fino ovviamente alla riforma di Enrico VIII. Da quel momento divenne il simbolo della religione anglicana. Il suo interno è magnificente e, per visitarla, si paga un biglietto che – badate bene – vi garantirà di entrare per un anno intero dal giorno in cui lo acquistate. Non buttatelo! Non si sa mai che torniate a York. All’ingresso del Minster vi verrà spiegato quante scale fare per salire sulle torri: decidete con coscienza. Per quel che mi riguarda, all’interno della chiesa c’è un insieme di sculture pronto a raffigurare tutti i re vissuti durante la costruzione del Minster: giochiamo a “Indovina chi“?
Il fiume Ouse: in barca per osservare York

A York scorrono due fiumi: il Foss e l’Ouse. Questi due fiumi sono stati la fortuna, in tempi antichi, della città. Prima per le popolazioni celtiche, poi per i Romani e, infine, anche per i Vichinghi. L’Ouse, in città, è ancora navigabile e ci sono delle barche che compiono un breve tour di questa strada d’acqua di York. Fate il giro in barca, anche se vi potrebbe sembrare la cosa più turistica del mondo. Osservare York dall’acqua è un puro regalo. Fidatevi.
Jorvik… quando York era vichinga

La zona in cui si trova York era abitata anche nel neolitico, se non prima. Con l’occupazione Romana della Gran Bretagna, questa città divenne Eboracum e poi, con la caduta dell’Impero Romano, York fu uno dei centri più importanti del Regno di Northumbria. E poi, nel 866 d.C. arrivarono i Vichinghi. La città venne occupata dagli uomini venuti dal Nord e fu la città principale dell’Inghilterra Vichinga. Fu lì che venne chiamata Jorvik, da cui poi York. Negli Anni ’70, nel centro di York iniziarono dei lavori per la costruzione di un parcheggio sotterraneo. Che cosa accadde? Venne ritrovata l’antica città di Jorvik. Da lì nacque un museo che, ancora oggi, mostra la vita vichinga di questa città inglese. Per me, una delle cose imperdibili in città. Piccola curiosità: lo sapete che a York le vie si chiamano ancora “Gate” perché la toponomastica deriva ancora dall’antico norreno (in cui via si dice Gata o Gatan)? Una meraviglia. Altro che Ragnar!
Dai vichinghi ai normanni: la Clifford Tower

Nel 866 arrivarono i Vichinghi. Nel 1066 fu la volta dei Normanni. E i Normanni lasciarono grandi monumenti in giro per la Gran Bretagna. A York hanno lasciato la Clifford Tower che, per me, resta uno dei ppiù interessanti punti di osservazione della città. Io ho adorato arrivare lassù, in balia del vento, e lasciare che gli occhi si perdessero verso l’orizzonte, sbattendo addosso alle torri del Minster, per poi volare ancora più lontano verso le colline. Gran posto, davvero.
La birra made in York

La birra nel nord dell’Inghilterra è cosa seria e a York lo sanno bene, molto bene. In città ci sono molti pub e alcuni di essi (tre, se non erro) sono proprietà della York Brewery, per me il miglior birrificio locale. Provate la birra, magari accompagnando un qualche piatto con gli Yorkie, ovvero Yorkshire Pudding. Un’altra delle bontà della città. York è un luogo perfetto per buongustai. Parola mia.
Il grande classico di York: gli Shambles

Ecco qui il grande classico di York, quella via che spererete sempre di trovare vuota ma che diffilmente sarà così. Si tratta degli Shambles, ispirazione per la Diagon Alley di Harry Potter, e via più celebre di tutta l’Inghilterra. Gli Shambles in realtà sono una via sola. Una via in cui, nel Medioevo, si concentravano le botteghe dei macellai. Ora ci sono negozi di altri tipi e il suo fascino, però, è rimasto intatto. Consiglio: andateci di mattina molto presto.
York, per me

York, per me. Mi ricordo il mio primo arrivo: era un giorno di fine agosto, zaino sulle spalle, voglia di recitare Shakespeare appena scesa dal treno. Immaginavo York dai tempi del liceo perché, nel mio libro di inglese, c’erano delle storie ambientate a York. La vecchia York, come dicevano nel libro e questa definizione mi è rimasta dentro la testa. Amo il nord dell’Inghilterra come pochi altri posti in Gran Bretagna. York è una sorta di piccolo grande gioiello da ammirare, magari fuori stagione. Mi piacerebbe tornarci in inverno. Con il freddo. Con il volto avvolto nella sciarpa e un sorriso che arrivi da qui all’eternità.
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