“Sono uscito stasera ma non ho letto l’oroscopo, non è Rio de Janeiro ma c’è un clima fantastico…” canta Calcutta. Voi leggete l’oroscopo? Io ammetto di leggerne due ma solo uno è capace di farmi pensare: quello di Brezsny. Avete presente? Mi piace perché è poco convenzionale e mi regala sempre buoni spunti riflessivi. Quello di questa seconda settimana di settembre diceva che, alla fine della mia vita, non mi sarà chiesto se sono riuscita a risolvere – in poche parole – i problemi del mondo ma se sono riuscita a essere me stessa. Ma me stessa chi? Mi sono chiesta io. Già, perché (lo avrete notato) in questo periodo sto cercando immensamente di trovare una nuova definizione di me. Badate bene: non una nuova me. Sto solo cercando di capire un po’ chi sono, come se volessi ricordarmelo.
Partenza difficile. E lo non credevo

Ve lo dico. La partenza per Tenerife è stata difficilissima. Ed era qualcosa che temevo davvero perché, in fondo, mi conosco davvero e so come reagisto. Io sono quella che, di solito, sembra sempre calma, gioiosa e profondamente zen. In realtà dentro ho lo Sturm und Drang e non lo faccio vedere. E il problema sta proprio lì: non lo faccio vedere. E lo Sturm und Drang scava, scava, crea vortici e fa di tutto dentro di me. E io sono lì che sono sorrido e che dico “va tutto bene“. Non era così una settimana fa circa: la notte prima di prendere il primo aereo dopo 7 mesi sono stata male come non mi succedeva da anni. Vi risparmio i particolari per decedenza ma sappiate che sono arrivata in aeroporto che ero l’ombra di me stessa. Salita in aereo, ho dormito quasi tutto il tempo perché praticamente non avevo la forza di restare sveglia. Arrivata a Tenerife, ho salutato mio padre, mangiato un piatto di riso in bianco e sono andata a letto. Come se mi fosse passato sopra un carro armato. Il mattino dopo, alla domanda di papà “cosa succede?” è come se si fossero aperte le cataratte del Nilo con tutta la loro forza. Solo le onde dell’oceano mi hanno ridato serenità. E per fortuna.
Una lista per domarti…

Ho pensato bene che, per rimettermi a posto l’anima, servissero due cose (due tra le miriadi che vorrei ma queste due sono a mia disposizione): il Teide e una bella lista. Sono stata sul Teide sabato, da sola. Lassù, a oltre 2000 metri, c’era vento, c’erano le nuvole leggere, c’era l’anima leggera. C’era la mia felicità sparsa sul suolo come fosse stata seminata nel terreno di un altro pianeta. E io lì, a cantare Life on Mars di David Bowie. E la lista? Beh, rimedio subito. Pronti, via.
- Io sono quella che lavora di domenica o che sta ferma di domenica perché c’è troppa gente in giro.
- Io sono quella che si sveglia presto al mattino… e se non lo faccio mi guardo dentro e mi dico “e quindi?”
- Io sono quella che va in cerca del mondo alla fine del mondo. Ed è quello che sto facendo in questi giorni.
- Io sono quella che pensa che, da qualche parte alla fine del mondo, ci sia qualche pezzo di me stessa. Manco fossero gli Horcrux di Harry Potter.
- Io sono quella che canta “I pray every single day for Revolution“.
- Io sono quella che soffre, cade, si taglia, sanguina e poi ti guarda sorridendo.
- Io sono quella che non si arrabbia mai. E magari dovrei farlo.
- Io sono quella che, se fossi diventata madre, avrei chiamato mia figlia Olympia. Come la canzone delle Hole.
- Io sono quella che non si trucca e si piace così.
- Io sono quella che, ogni tanto, vorrebbe un abbraccio vicino. Anziché in der Ferne. Ma che vuoi farci, Giovy?
- Io sono quella che, sempre ogni tanto, vorrebbe una mappa per la propria anima e l’illuminazione di una pista di atterraggio come a dire “hey, sono qua“.
- Io sono quella che non sa dove andrà a vivere. E per il momento non è un’affermazione facile. Spero di farla diventare un afflato di opportunità.
- Io sono quella che “skippa” le canzoni della propria playlist di Spotify quando non è il momento di ascoltarle.
- Io sono quella che ancora piange solo ascoltando l’intro di Black Hole Sun dei Soundgarden.
- Io sono quella che “ma no dai… va tutto bene“. E che cazzo!
- Io sono quella che il massimo del romanticismo è Whole Lotta Love dei Led Zeppelin.
- Io sono quella che si guarda intorno e pensa, a volte, di essere sbagliata. Sembra che il mondo vada in una direzione e io nell’altra.
- Io sono quella che si sente dire “massì dai, tu sei forte“. E di nuovo… e che cazzo!
- Io sono quella che, di nuovo, si sente dire “ma tu sei così, sei un’anima libera…“. È vero. Però sticazzi!
- Io sono quella che ha sempre guardato al proprio calendario e, vedendolo pieno di partenze, esclamava “ah, così sì che va bene“. Poi è arrivato il 2020.
- Io sono quella che “dai, non dirmi che sono troppo complicata.” E invece sì.
- Io sono quella che si sente dire, dal 2005, “sei come Natalia Aspesi, solo più giovane“.
- Io sono quella che ce la può sempre fare. Un passo alla volta. Anche quando non sembra.
Io sono quella che, ora come ora, vorrebbe essere solo tenuta al sicuro- facciamo per 5 minuti – in un abbraccio forte. Anche se sono in mezzo all’Oceano Atlantico, mille miglia lontano da una casa che devo ancora capire dove sarà. Ricomincerò da lì.
Ho sognato che il vento dell’ovest mi prendeva leggero per mano
Mi posava alla fine del mondo tra isole e terre lontane…
Modena City Ramblers – Canzone dalla fine del mondo, 1996.
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