Doveva arrivare questo momento. E lo piazzo qui, sul blog, di lunedì perché così il lunedì diventa un giorno pieno di senso. Pieno del senso della Giovy per l’Umbria. Poco meno di una settimana fa ho lasciato l’Umbria per l’ennesima volta. Fino a 24 ore circa prima della mia partenza, il pensiero era di quelli che fanno soffrire alla grande: non so quando e se tornerò. Poi, magicamente (e per grande opera di qualcuno dei demoni che popolava la mia dimora) la prospettiva è cambiata. Modifiche o no, quello che mi preme dire è quanto io abbia capito di quella regione nel cuore dell’Italia. Quello che mi preme dire è che sia quasi ora di un “La mia casa“, reloaded version. Un po’ come Matrix, ma dentro il mio cuore e la mia testa. Non ci state capendo nulla, vero? Io sì. Piccola spiegazione sulle foto che vedrete: sono tre albe diverse e un imbrunire dalla mia finestra a La Fortezza Alta.
Cara Umbria, tempo fa…
Cara Umbria, o Umbrìa come dice qualcuno, tempo fa ho scritto una cosa che ho intitolato La mia casa. Facevo riferimento alla canzone di Daniele Silvestri e citavo a uno a uno i luoghi in cui io mi sentivo a casa. Proprio allora – era il 16 febbraio 2018 – ne è passata di acqua sotto i ponti. Era iniziata – benché io non lo sapessi – quella parte della mia vita in cui io avrei ripreso contatto con me stessa. Forse quel post, subito dopo il fatto di aver compiuto 40 anni tre settimane prima della stesura del post stesso, è stato la prima presa di coscienza di me stessa. Me stessa, di nuovo. In quel post ho citato ben 6 luoghi. 6 luoghi che confermo ancora oggi, così come confermo quei 13 guerrieri che sono le mie persone. A distanza di due anni e mezzo da quelle parole, oggi posso dire fermamente di aver compreso fermamente non dove io mi senta a casa (perché lo sapevo già) ma dove sia realmente casa. E tu, cara Umbria, sei una new entry destabilizzante, emozionante, come se fossi la conferma della mia essenza. Non avrei mai immaginato che fossi tu. Davvero.
Cara Umbria, le cose stanno così…
Cara Umbria, le cose stanno così. L’altro giorno, lasciandoti, ho ripensato a una cosa che scrissi a gennaio – poco prima che iniziasse la Rivoluzione (e lo scrivo con la R grande) – e che penso ancora oggi. La scrissi parlando di Tenerife perché mi resi conto di quanto quell’isola significasse per me. Quel post si intitola “Lasciare te” e l’ho appena riletto. Con una lacrimuccia pronta a solcare la mia guancia sinistra. Avevo finito quel post con un “torno presto” ma non è stato così. Giorni fa, mentre ero in auto e guardavo dietro di me le colline vicino a Todi che si allontanavano inesorabilmente, ho capito che quel “lasciare te” poteva essere riferito anche a te, cara Umbria. A te che sei stata Liberazione, Rivoluzione, Comprensione, Amore, Pensieri, Sorrisi, Pianti, Felicità, Domande. A te che mi hai presa a Maggio con le vertigini in testa, perché ero rimasta chiusa a casa 70 e passa giorni. A te che mi hai accolta nei mesi successivi come se io e te fossimo sempre unite in qualche modo. Era il 2013 quando passai un sacco di tempo sulle tue strade. Tornai a casa, quella volta, dicendo che tu – Cara Umbria – eri la regione del centro Italia che più apprezzassi. Oggi, a tanta distanza da quell’affermazione, posso dire – qui lo dico, lo ripeto, lo firmo e lo controfirmo – che tu sei la regione italiana che più sento mia. Anche più del mio Veneto, dove sento mia solo la zona dove sono nata e cresciuta. Strano, vero? Non direi. Non ci scegliamo dove nascere. Possiamo scegliere, però, i nostri amici, le persone da amare, le persone da non amare, il lavoro da fare. E possiamo scegliere un luogo capace di parlarci. E di ascoltarci.
Cara Umbria, da cara a casa cambia solo una lettera
Cara Umbria, da cara a casa cambia solo una lettera. Come se fosse una sorta di trait-d’union, anziché una differenza. Come se fosse la continuazione di un qualcosa di naturale anziché la modifica a un qualcosa. Questo post nasce per ringraziarti per ciò che hai fatto per me. Lo dicevo l’altra sera, a voce alta, quando parlavo di saluti con chi non vorrei salutare mai. Lo dicevo l’altra sera; mi sono resa conto che il magone che sentivo nel cuore era lo stesso che provo ogni volta che lascio Tenerife o Valdagno. Ma si può provare qualcosa si simile per un luogo che, in fondo, non ha mai avuto a che fare con noi stessi? La mia risposta è sì e – ti dirò di più – sto piangendo come una bimba ora che ti scrivo, ora che vorrei aprire le finestre e vedere ancora i tuoi colori, le tue colline, la dolcezza del tuo paesaggio che è dolce anche quando è aspro. Mi chiedo se tu sia arrivata nella mia vita per farmi capire davvero chi fossi e cosa volessi. E anche qui la risposta è sì.
Cara Umbria, La mia casa in versione reloaded…
Cara Umbria, La mia casa in versione reloaded inizia sempre con Valdagno. Casa mia all’ennesima potenza: le montagne e il profilo di Marana a farmi da cornice. Il mio dialetto, la mia gente, i miei ricordi, la pasta di cui sono fatta. La mia casa in versione reloaded continua con Tenerife che è certezza, roccia, colore, vento. È forza, solidità e leggerezza allo stesso tempo. La mia casa in versione reloaded approda dritta a te. A te che non avrei mai pensato di conoscere così. Di amare così. A te che che sei entrata nella mia vita come un progetto di lavoro. E poi? E poi. Punto. Solo una settimana fa ho capito davvero quanto fossi tu il punto. Il fondamento. Tu, la tua gente, come mi sono sentita e mi sento tutt’ora che ti penso. Mi chiedo il senso di tutto questo. Mi chiedo perché proprio ora. Mi chiedo se tutto questo non sia una sorta di simbolo, scossone, qualcosa che mi servisse totalmente. Ho mille cose da scrivere su di te Cara Umbria… ma non potevo procedere col mio lavoro senza dirti tutto questo. E – bada bene – mi sento quasi stupida a lasciar andare così le parole ma, lo sai, ne ho bisogno. Ho bisogno di lasciar fluire le parole in modo da metterle in ordine. Se non altro su questa pagina e un po’ – solo un po’ – nel mio cuore. Non avrei mai pensato fossi questo. E ora devo solo aspettare di tornare. Per scaramanzia non ti dico “torno presto“. L’ultimo torno presto che ho scritto ci ha portati dritti in pandemia e lockdwon. Ma l’idea, sappilo, è quella.
Will you wait, will you wait for me?
There’s always a space in my heart
I’m still caught in your gravity
No matter the distance between us
Our joy lives in the moments we share
Biffy Clyro – Space, 2020
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
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