Tempo fa ho ricevuto una mail: mi scriveva Matteo che mi chiedeva delle informazioni su come fare il Cammino di Santiago con un cane e su come contattare mio fratello Michi che, tempo fa, fece proprio quell’esperienza. Ne fui davvero felice e misi in contatto Matteo con mio fratello. Una decina di giorni fa, mentre ero intenta a scrivere miliardi di parole, Matteo mi ha riscritto e il cuore mi è esploso dalla gioia appena ho aperto la mail. Il testo diceva semplicemente “ce l’abbiamo fatta” e, insieme a esso, c’erano le foto di Matteo e il suo cane davanti alla Cattedrale di Santiago de Compostela. Per me è una soddisfazione pazzesca quando mi rendete partecipe dei vostri viaggi, magari organizzati proprio spulciando tutte le parole che scrivo giorno dopo giorno. Ho pensato di intervistare Matteo per farci raccontare la sua esperienza, in modo che possa essere utile anche ad altri. Piccolo spoiler: se avete il cuore tenero, preparate i fazzoletti.
Ciao Matteo, ci racconti in poche parole chi sei?
Mi chiamo Matteo Dellea, sin dalla nascita abito a Dumenza un verde pesino tra il lago Maggiore e le Prealpi Varesine a confine con la Svizzera. In questo paesino, ho sviluppato passioni forse anacronistiche come l’amore per la natura, la passione per la ricerca di funghi, l’allestire presepi artistici e un amore infinito verso i cani. Questo amore è stato il filo conduttore in questa mia avventura.
Come mai hai deciso di fare il Cammino di Santiago col tuo cane?
Questo desiderio nacque nell’inverno del 2005, quando un gruppo di giovani di tutte le valli del luinese, decise di organizzare un pellegrinaggio a Santiago de Compostela per l’estate entrante. In quegli anni la mia “Ombra a quattro zampe “ era Flipper. Un cane adottato al canile di Luino, con numerosi traumi e una brutta forma di epilessia.
Quest’ultima si manifestava in maniera acuta quando Flipper mi vedeva partire con lo zaino da montagna senza di lui. Pertanto l’idea di poter andare a Santiago con zaino,bastone, senza di lui, lo avrebbe certamente fatto stare male. Allora per vivere il pellegrinaggio senza rimorsi, decisi di affrontarlo con lui, nonostante le terribili leggi ispaniche in materia di cani e l’inospitalità negli ostelli.
Arrivò luglio, tutti eravamo organizzati per partire, quando un colloquio di lavoro fatto in Svizzera, ebbe esito positivo ed incominciai a lavorare. Ovviamente, dovetti rinviare quell’esperienza a una data consona. Una volta assunto il desiderio di fare il cammino con Flipper era un chiodo fisso, quando finalmente, ero riuscito a raggranellare un po di ferie e una macchina nuova che potesse garantirci un viaggio di quella portata in tutta tranquillità, arrivò la doccia gelida.
Dopo una stagione su e giù per le montagne a cercare funghi, pronti per partire per Santiago , una mattina trovai Flipper sotto il portico, indolenzito col naso secco e le gengive praticamente di colore bianco. Chiamai immediatamente la veterinaria. Lo portai in clinica, venne sottoposto ad un’ecografia e nel mentre chi gli veniva praticata, i veterinari, si ammutolirono, non sapevano come dirmi che aveva un tumore del sangue tra i più aggressivi, un emangiosarcoma sarcoma che gli ha distrutto la milza, metastatizzato al polmone e il ventricolo destro…non c’era nulla da fare se non che trovare il coraggio di non farlo più soffrire.
Il giorno prima della data scelta per fargli oltrepassare il “ponte dell’arcobaleno” nella maniera più dignitosa, prima che iniziassi il turno, gli tolsi il suo amato collare, e gli misi al collo la croce che portavo sempre con me dono del Cardinale Tettamanzi.
Nonostante la sofferenza, volle risalire sulla sua poltrona, e mi diede la classica leccata di saluto. Dopo neanche un’ora mi chiamò mia mamma dicendomi che non c’era più. Non ha voluto farmi scegliere della sua morte e non ha voluto vedermi soffrire. Nel pomeriggio mio zio e un amico, lo seppellirono in giardino e sopra gli piantarono un calicantus.
Saremmo dovuti parti il giorno dopo la sua sepoltura, i miei amici, vedendomi tristissimo, decisero di organizzare quattro giorni a Roma per non farmi troppo pensare.
Ricominciai il lavoro ma, arrivato a casa nella quotidianità e non trovare più il caro amico a farmi le feste, fu strazziante. Mi collegai immediatamente al sito dell’ENPA di Varese e tra l’annovero dei cuccioli in cerca di famiglia, c’era Artù, un mezzo pastorello australiano tutto orecchie. Contattati subito il numero e mi misi in contatto con gli affidatari. Organizzammo un incontro il martedì e mi dissero che ero il terzo che chiedeva quel cucciolo. Giovedì sera, mi dissero di prepararmi, che il giorno dopo, me lo avrebbero portato a casa… è stato come riaccendere una candela spenta, una ricarica morale, il sogno del Cammino di Santiago mi si è riproposto. La settimana dopo, mi recai all’anagrafe canina di zona e memore di quell’avventura che avrei voluto fare con Flipper, rinominai Artù , Santiago. Promisi a Flipper che un giorno sarei andato a Santiago con Santiago , i suoi occhi, sarebbero stati i suoi.
Il viaggio di andata è stato fatto a piedi; come ti sei organizzato col ritorno?
Non potendo contare sui mezzi pubblici spagnoli, soprattutto sui bus che non ammettono cani di grossa taglia senza trasportino, io e Daniele un caro amico svizzero, abbiamo deciso di arrivare a Sarria con la mia macchina, facendo tappa a Marsiglia, Barcellona, Burgos. Una volta giunti a Santiago, Daniele con il treno è tornato a Sarria e prendere la macchina, è venuto a prenderci e da là, siamo partiti alla volta di Finisterre. Le tappe del ritorno sono state : Madrid, Tarragona, Avignone.
Per le tappe , i vari percorsi, gli alberghi che accettavano cani, ci siamo affidati all’equivalente dell’ENPA italiana, la APACA che chi ha consigliato magistralmente come fare. Abbiamo percorso gli ultimi 115 km del cammino in 5 giorni : Sarria-Portomarin-Palas de Rei, Arzuà, Arca (O Pedrouso), Santiago de Compostela.
Raccontaci 3 consigli che, in base all’esperienza che hai vissuto, possano essere utili a chi vuole fare il Cammino come te.
- Prefissarsi bene l’obiettivo e documentarsi tramite APACA su come fare, leggi,trasporti ,credenziali canine e alloggi.
- Non dimenticarsi mai, che prima d’essere pellegrini, si è proprietari del proprio animale e lui dipende in tutto per tutto da voi. Pappa e acqua, crema per polpastrelli non devono mai mancare e attenzione massima ai randagi.
- Non pensate che al vostro cane servano cose enormi, a lui basta stare con voi, non gli importa la suite presidenziale, basta stare col suo umano, va bene pure un sacco a pelo e un soffitto si stelle.
Dai consigli alle emozioni: ci regali due momenti del tuo viaggio che non scorderai mai?
La prima emozione è stata quando misi su Facebook le prime foto del Cammino, l’incitamento di moltissime persone e i loro auguri per poterlo fare al meglio. Il sostegno morale di tanta gente, è stato meraviglioso. Anche quello dei pellegrini che incontravamo lungo le tappe. Tutti hanno avuto una buona parola per noi e per Santiago. È stato bellissimo.
La seconda l’arrivo a Santiago. Scendendo dal monte Gozo, avevo voglia di cantare una canzone che ho in cuore sin da bambino. Non riuscivo, man man o che mi avvicinavo ai campanili, a farla da padrone è stato il magone di una felicità assoluta, l’aver mantenuto la promessa fatta a Flipper. Durante il viaggio, ho sempre tenuto esposta al collo, una croce, ho fatto di tutto per trovarla, era la stessa che ha accompagnato Flipper nel suo sonno. L’ho portata con me per tutto il cammino. E giunti a Santiago e a Finisterre, ho seminato alcuni semi del Calicantus che verdeggia sul sepolcro di Flipper.
[Riprendo la parola io, la Giovy]
Mi sono commossa nel preparare il post con questa intervista perché ho pensato all’intensità di certi legami. Come quelli con gli animali che significano molto per noi che, per dirla tutta, diventano proprio delle persone a tutti gli effetti. Posso solo immaginare l’intensità del battito del cuore di Matteo all’arrivo a Santiago con il suo amico a quattro zampe al proprio fianco. Se non è amore questo, non so cosa lo possa essere. Ringrazio Matteo per avermi scritto e per aver accettato l’intervista. Mi fa sempre piacere raccontare storie così.
Tutte le foto sono © Matteo – riproduzione vietata.
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