
Come creta, creta la terra che si modella. Non l’isola. Avevo pensato di intitolare questo post anche Come Pongo, ma poi avrei dovuto dire “pongo, quello che si modella. Non il cane de La Carica dei 1010“. Sto pensando, a quarantena finita (sono arrivata al giorno nr.74, poi sono uscita), a come sarà la vita, in generale, in questo 2020. Un anno con un livello di difficoltà che nessuno si sarebbe mai aspettato. Un anno di quelli nel quale avevamo riposto mille sogno… e invece siamo qui a sentirci come creta. Da modellare
La fine della quarantena

Era il 21 febbraio quando sono entrata in casa. Era il 5 maggio quando sono uscita. Sono entrata in casa col cappello, la sciarpa e la giacca a vento. Sono uscita con i sandali, i bermuda e la maglietta leggera. Sono tornata a casa, quel giorno di febbraio, col riscaldamento acceso in auto. Sono andata via, guidando e attaccando l’aria condizionata. La quarantena mi ha insegnato molte cose e la mia fantasia ha avuto una sorta di boost, inventandosi Amore e Pandemia. Da qualche giorno sono da sola in un luogo diverso da quello che vivo – per lavoro, ve lo dico – e sto riflettendo molto sulla fine della quarantena che, ahinoi, non è finita. È puramente dentro la nostra testa. Me ne sono accorta qualche giorno fa, uscendo per andare in un piccolo negozio a fare la spesa. Ho comprato poche cose ma, nel mio cuore, non vedevo l’ora di tornare nell’involucro di mattoni che sta custodendo le mie giornate.
Non posso fare a meno di chiedermi…

Non posso fare a meno di chiedermi tante cose ed è come se il mio futuro, salvo certe importantissime costanti, fosse tutto da scrivere, disegnare e costruire. Sicché, le domande sono davvero tante.
- Mi chiedo se mai torneremo a uscire senza mascherina.
- Mi chiedo se mai torneremo a girare per strada col sorriso anziché con quell’atteggiamento da sergente che ci fa chiedere “ma quello lì se le sarà disinfettate le mani“.
- Mi chiedo se torneremo mai al ristorante a chiedere a qualcuno “scusi, può spostare la sedia che non ci passo?“.
- Mi chiedo se mai tornerò a sedermi al gate dell’aeroporto, in attesa di volare verso Tenerife o verso la Gran Bretagna.
- M chiedo se mai smetteremo di essere inquisitori.
Potevamo migliorare

Nei giorni scorsi – lo sappiamo tutti – l’Italia ha dato di nuovo prova della sua poca voglia di migliorare. Abbiamo passato le settimane a dire di fare i flash mob alle 18 (io, mai fatti), di cantare l’inno, ci siamo detti mille “ce la faremo” ma, alla prima occasione importante, ci riveliamo bassi come non so cosa. Parlo al plurale ma non vorrei mettermi in quel noi. Silvia Romano è stata liberata in un periodo in cui essere liberi è più importante per tutti noi e, di nuovo, l’opionione pubblica italiana si è fatta riconoscere. Mi dispiace generalizzare. So che non tutti, per fortuna, si sono espressi negativamente ma non ho potuto fare a meno di dispiacermi del fatto che, in fondo, non abbiamo capito davvero nulla di nulla di nulla di nulla. E così, ad libitum.
Dovremo essere come creta

La cosa migliore che ci possiamo augurare è di essere come creta, la creta che si modella. La si bagna, cambia consistenza, la si modella, la si asciuga, la si cuoce. Diventa solida, dura, intensa, capace di contenere mille cose. Eppure, poco prima era quasi della semplice terra pronta a sporcarci le mani. Dobbiamo essere come creta nel rimodellare il nostro modo di vivere i rapporti, nel ridare forma alle nostre ore libere e nel riplasmare le nostra grande voglia di fare. Dovremmo impastare (e non impostare) di nuovo i nostri respiri e la nostra voglia di progettare. Se c’è un qualcosa che, più di tutto, mi ha fatto “sbarellare” in questo periodo è la mancanza di possibilità di progettare. L’essere una macchina da guerra nella progettazione del mio lavoro e di alcuni aspetti della mia vita. Ora è come se la creta tra le mie mani sfuggisse al fatto di modellare un qualcosa che sia un progetto. E questo mi fa soffrire.
Saranno mesi

Saranno mesi diversi, saranno mesi in cui dovremmo essere come pongo… la plastilina, non il cane. Saranno mesi in cui avremo, però, la possibilità di reinventarci. Saranno mesi che ricorderemo per sempre. Saranno mesi che ci faranno piangere, ridere, amare, litigare, scontrarci, ci sentiremo persi e ci sentiremo vivi. Saranno mesi che ci faranno sentire disarmati e persi. Saranno mesi in cui imparareremo (imparerai, Giovy) a vivere giorno per giorno e, probabilmente, molto per noi stessi. Saranno mesi che ci faranno sentire come se fossimo in continua formazione interiore. Saranno mesi in cui dovremmo imparare, di nuovo (o forse per la prima volta), a fidarci di ciò che ci circonda, molto più di quello che è dentro di noi. Saranno mesi… e questo è meraviglioso: il mondo ci sta regalando tempo, togliendoci libertà. Saremo come creta, in attesa del nostro eterno Demiurgo.
Raccontami
Le storie che ami inventare, spaventami
Raccontami
Le nuove esaltanti vittorie
Conquistami, inventami
Dammi un’altra identità
Stordiscimi, disarmami e infine colpisci
Abbracciami ed ubriacami
Di ironia e sensualità
Carmen Consoli – Parole di burro
Lascia una risposta