
Si chiamano tutti William… Shakespeare, Blake, Yeats, Wordsworth. Gente che adoro, gente che mi ha resa quella che sono. Oggi, 7 aprile 2020, William Wordsworth compie 250 anni e, per me, è da qualche parte che festeggia con tutti gli altri William celebri. E non solo con loro. Oggi, a modo mio, lo festeggio anch’io. Pensate un po’: mi ero segnata sull’agenda che oggi sarebbe stato il suo compleanno, tanto è importante per me. Vi ho già raccontato dei luoghi da vedere nel Lake District ispirati proprio da Wordsworth, dalla sua vita e dalle sue poesie. Oggi parliamo di viaggi, facendo riferimento un po’ più a lui e a tutto quello che, personalmente, gli devo. Già, perché in fondo tutti noi dobbiamo qualcosa a qualcuno del passato.
Chi era William Wordsworth e cosa devo a quell’uomo

Ho già dato dei cenni biografici sulla vita di William Wordsworth proprio nel post che ho linkato nel paragrafo precedente. Ora ripeterò solo alcuni cenni, in modo da inquadrare questo grande poeta inglese in modo più immediato. William Wordsworth nacque nel nord-ovest dell’Inghilterra nel 1770 e, sempre lì, morì nel 1850. Se avesse avuto un’auto, avrebbe percorso la distanza tra la sua casa natale a Cockermouth e quella in cui morì a Rydal Mount in circa 45 minuti, o poco più. Il Lake District era il suo mondo, anche se vide molti pezzi della nostra splendida terra. Cenni biografici a parte, di lui posso dirvi che:
- Veniva da una famiglia borghese ben posizionata.
- Assieme a Samuel Taylor Coleridge, viene considerato il padre del Romanticismo inglese.
- Visse anche fuori dall’Inghilterra, amò molto ed ebbe forti impeti rivoluzionari. Qualsiasi cosa “Rivoluzione” voglia dire.
- Sua sorella Dorothy fu, probabilmente, l’elemento più importante della famiglia per William.
- Natura, paesaggio, ricordo, amore ed emozione: ecco 5 elementi chiave della poesia di Wordsworth.
Detto questo, per chi non lo sapesse, questo blog si chiama Emotion Recollected in Tranquillity proprio per colpa di William Wordsworth. E della mia prof di inglese del liceo (ciao Roby!). Cosa devo, ancora, a William Wordsworth?
L’importanza e il valore della solitudine

Una delle poesie più famose di William Wordsworth è conosciuta come Daffodils ma, ufficialmente, si intitola come il primo verso: I Wandered Lonely as a Cloud, con tanto di maiuscole messe così. Al di là della bellezza di quel primo verso, la poesia racconta lo stupore del poeta di fronte a un prato pieno di narcisi gialli, di quelli che si possono davvero vedere in Gran Bretagna a primavera. Perchè questa poesia mi ha insegnato il valore della solitudine? È tutto merito di due parole, poste verso la fine del poema: bliss of solitude. Ho ascoltato la poesia letta da Jeremy Irons (e vi consiglio di farlo; la trovate su YouTube) e, al di là della magnifica pronuncia britannica, ho davvero sentito dentro me il suono di quelle due parole. La benedizione della solitudine è quel tipo di esperienza solitaria che tutti dovrebbero provare una volta nella vita. È il comprendere che la solitudine serve, la solitudine costruisce, la solitudine parla. Ed è magnifico. Andate a Friar’s Craig, a Keswick. E pensate a quelle due parole: bliss of solitude.
For oft, when on my couch I lie
In vacant or in pensive mood,
They flash upon that inward eye
Which is the bliss of solitude;
And then my heart with pleasure fills,
And dances with the daffodils.
L’importanza dello stupore e della capacità di stupirsi

William Wordsworth, come facevano tutti gli uomini di buona famiglia a quel tempo (e non solo), viaggiò molto per poi capire il suo legame con il Lake District. In uno dei suoi viaggi, raggiunse quella che – anche per me – è una delle abbazie in rovina più belle della Gran Bretagna: Tintern Abbey. Si trova in Galles ed è davvero uno spettacolo da vedere una volta nella vita. Che cosa fece William? Scrisse un poema dedicato alla sua visita, scatenando un vero e proprio interesse per il luogo. Altro che influencer! Le sue parole, scritte nel 1798, mi hanno regalato l’importanza dello stupore e della capacità di stupirsi. È spesso da una sensazione come lo stupore che nascono le parole più belle: Wordsworth insegna a descrivere anche il più comune dei momenti della giornata, come se fosse unico. Pensate al tramonto… è o non è un momento comune e quotidiano per quanto bello? Leggete Tintern Abbey, prendente il paesaggio che vedete tutti i giorni dalla finestra e stupitevi. Sempre.
And I have felt
A presence that disturbs me with the joy
Of elevated thoughts; a sense sublime
Of something far more deeply interfused,
Whose dwelling is the light of setting suns,
And the round ocean and the living air,
And the blue sky, and in the mind of man…
L’importanza di lasciare andare la paura umana

Ok, qui entro in un concetto totalmente mio e molto personale. Quindi spero di riuscire a spiegarmi bene. William Wordsworth, nel 1800 esatto, pubblicò un poema (scritto due anni prima) intitolato sempre come il primo verso: A Slumber did my spirit seal. Questo componimento fa parte dei Lucy Poems, ovvero delle poesie scritte in memoria di Lucy, una ragazza inglese (idealizzata: si tratta di una sorta di personificazione più che di una persona) che morì giovane. La poesia racconta proprio del fatto che Lucy ora non prova più nulla perché morta. Io ho ascoltato la lettura di questa poesia seduta sul prato del cerchio di pietre di Castlerigg, proprio nel Lake District. Spesso, il primo verso della poesia è tradotto con “un sonno ha intorpidito il mio spirito“. Io preferisco pensare a quel verso come se una sorta di oblio fosse riuscito a sigillare il mio spirito, aiutandomi a vivere al mio interno. Portando la bellezza dell’esterno dentro di me. Seduta vicino al cerchio di pietre, guardavo la valle davanti a me e mi sono sentita così piena di Natura da mettermi a piangere. In quel momento, il mio spirito era sigillato per contenete tutto ciò che aveva assorbito. E così dovremmo sentirci ogni tanto: spugne pronte ad assorbire per poi provare a trattenere e assimilare.
A Slumber did my spirit seal;
I had no human fears…
Emotion Recollected in Tranquillity: la scrittura, per me

Che cos’è per te la scrittura, Giovy? Questo mi sono chiesta il giorno in cui, anni e anni fa, ho aperto questo blog. Subito mi è venuta in mente una frase scritta da William Wordsworth nella prefazione alle Lyrical Ballads, ovvero la racconta di poesie sue e di Coleridge. La prefazione è stata aggiunta nel 1801. L’avete mai letta? Fatelo, prima o poi. Si trova anche online in pdf. La risposta a “che cos’è la scrittura” è per me quanto segue:
I have said that poetry is the spontaneous overflow of powerful feelings: it takes its origin from emotion recollected in tranquillity…
Lo strabordare spontaneo di sentitmenti potenti. Prende origine da un’emozione raccolta in un momento di tranquillità. Questo è la scrittura per me: è vivere il mondo e godermelo fino all’ultimo. È lasciarmi prendere dall’emozione e piangere mentre sono nel mondo. È riportare tutto a casa, mettermi davanti al monitor tranquilla e richiamare il tutto alla mia mente, al mio cuore, alle mie mani. È contemplazione e azione. Azione e contemplazione. Io non smetterò mai di ringraziare William Wordsworth per quella riga e mezza di definizione. Non smetterò mai di ricordare, dentro me, il momento in cui mi è esploso il cuore mentre ero nel Lake District: ho capito lui, ho capito me e mi sono chiesta se mai sarei stata capace di raccontare il mondo e le emozioni che mi regala con le giuste parole. Questo, in fondo, dovete dirmelo voi. Per la cronaca: ero a Buttermere, sulla riva davanti a quell’albero che vedete nella foto e, manco a dirlo, ho pianto.
Grazie William. Buon compleanno!
Giovy! Hai fatto ribaltare Willie nella tomba! Un pezzo bellissimo questo su Wordsworth, che merita di essere divulgato perché è un esempio perfetto di come tra vita e letteratura non esista nessuna separatezza. E questo è l’unico molto di intenderla. Intesserla con la vita.
Un abbraccio
Roberta
Cara la mia Prof, che felicità leggere un tuo commento su questo post. Quasi quasi mi commuovo.
Un abbraccio a te e ancora grazie per avermi raccontato Wordsworth per prima, ai tempi del liceo.
Che bellissima immagine quella del cuore che danza con i narcisi… dice tutto sulla bellezza della solitudine
Wordsworth, del resto, è passato alla storia per quell’immagine.
Rileggere questo post, mi ha fatto tornare indietro nel tempo, quando ero ancora una giovincella e studiavo il romanticismo inglese per gli esami all’università! 🙂
Spero sia stato un bel viaggio indietro nel tempo!
Quanti ce ne vorrebbero, di post così, cara Giovy. Adesso vado a vedermi Jeremy Irons che legge Wordsworth. O forse no, tutto insieme è troppo.
Grazie Lucy! Un abbraccio che arrivi fino da te down under.
Io non ho ancora letto nulla di suo, ma rimedierò! Grazie per avermelo fatto conoscere meglio! 🙂
Un po’ di Wordsworth ci vuole sempre.
Non ho letto niente di suo, se non degli stralci alle Superiori, di cui mi ricordo poco purtroppo. Mi hai fatto capire che Wordsworth è però necessario. Grazie per questa (ri)scoperta <3
è davvero necessario. Leggi, Roberta, e poi fammi sapere.
Credo fermamente che la poesia aiuta soprattutto in questi momenti di sconforto 😍
Molto interessante e questo articolo
Ci vorrebbe un pizzico di poesia in ogni giorno.
Questo post ha unito tanti pallini sparsi nella mia testa… e tutto ha avuto un senso.
D’ora in avanti penserò anche io a lui nel giorno del nostro compleanno!
Grande Sandra!
Sempre un piacere leggerti e leggerlo! L’ho scoperto tardi ma ho recuperato in fretta scoprendo le opere che più mi trasmettono 💕
Per fortuna le sue poesie sono eterne.