
Sono giorni strani, giorni chiusi in casa, giorni in cui un respiro sarebbe vita totale. Almeno per me. Sono giorni in cui penso a quanto io ami stare in casa ma quando adori, per esempio, sapere di poter andare lontano dal luogo che mi contiene. Sono giorni in cui penso alla matrilinearità della mia famiglia, a donne come mia nonna e mia madre e a quanto mi abbiano insegnato. Nella settimana che culmina con la Giornata Internazionale della Donna (non chiamiamola Festa della Donna, please), io penso a ciò che salverà il mondo, femminile o no: la libertà.
Libertà va cercando…

Sulla mia caviglia sinistra, nella parte interna, c’è un tatuaggio. Si tratta di una scritta in sanscrito che mi è saltata in mente dopo aver fatto un esame di antropologia all’Università. Quello che mi sono scritta indelebilmente addosso è uno degli oltre settanta modi che la lingua sanscrita ha per dire Libertà. Questo vocabolo contiene in sé la sillaba che dà la connotazione divina alla parola e la porta al livello più alto. Mai tatuaggio fu più azzeccato in me. Ce l’ho da quando avevo circa 22 anni e, nel farlo, ripensavo alla mia nonna – la nonna Cecilia – che mi diceva sempre una cosa, quando ero piccola. Lei è morta quando avevo 14 anni e ho iniziato a comprendere molte delle cose che mi raccontava – e perché lo facesse – solo da adulta. E lo so che lei ora sorride di questo. Lei mi diceva sempre “impara il tedesco. Ti darà la libertà“. Io ho iniziato a parlare tedesco da piccola e, nell’anno che lei è morta, io avevo già un’alta proprietà linguistica. A 19 anni, feci il mio primo colloquio di lavoro. Avevo passato una delle estati più belle e forti della mia vita. Era ottobre quando tornai a casa. Passai una settimana a mandare in giro curriculum dove l’unico pregio erano stati i miei lavoretti estivi e il fatto di sapere bene 4 lingue. Tedesco, in primis oltre l’italiano. Mi diede un lavoro dopo 7 giorni. Era a tempo determinato e si trasformò in un tempo indeterminato dopo 4 mesi. Soli 4 mesi. E grazie al mio tedesco e alla mia capacità di lavorare. Erano altri tempi, ovviamente. Ora tutto questo sembra fantascienza. Fu in quel momento che compresi quel “ti darà la libertà“. Ecco perché oggi ho capito quanto sia la libertà l’unica cosa a salvarci, da ogni cosa o da poche. La libertà, in primis, di essere ciò che si vuole.
La libertà di essere folle
Occorre essere folli, non proprio come diceva Steve Jobs, ma folli nella bramosia di essere se stessi. La libertà che ti salverà è quella scintilla che tutti dovremmo avere dentro e che ti fa essere impunemente e senza ritegno libera e fiera di ciò che sei. La libertà di essere forte, la libertà di essere debole, la libertà di piangere o di tenere per sempre un’espressione dura sul volto. La libertà di essere innamorata e di rinunciare per sempre a ciò che sei in favore di un progetto di coppia. La libertà di voler essere madre e la libertà di non esserlo mai. La libertà di concederti a un solo uomo o quella di scegliere di averne tanti. La libertà di sentirti libertina o puritana. O tutte due le cose allo stesso tempo. La libertà di non sentirti mai giudicata (sebbene tutti siano sempre pronti a farlo) e quella di non giudicare mai. La libertà di opporti a ciò che la società vuole o, al contrario, di accettare le cose così come il mondo in cui si vive vorrebbero essere fatte. La libertà di dire mille sì e mille no. La libertà di parlare schietto, diretto o di vivere in mille giri di parole. La libertà di prenderti un uomo per la vita o mille per una sola notte. Questa è la libertà che ti salverà.
Apri le porte, buttale giù

Avrai (e dovrai avere) la libertà di fare ciò che vuoi: di lavorare agli ordini degli altri o quelli solamente tuoi. Avrai la libertà di imparare e di sbagliare. La libertà di cambiare strada o di non cambiarla mai. La libertà e la forza per liberarti dalla consetuidine o la voglia di nuotarci dentro per tutta la vita. La libertà di pensare sempre al sesso o non pensarci mai. La libertà per raccontarlo o tenere tutto per te. Ti infilerai nel percorso della tua totale libertà quando finirai di raccontarti balle, diventerai matura al punto in cui lo capirai. Sarai la donna che vorrai il giorno in cui ti alzerai dal letto e ti guarderai allo specchio dicendoti che vai bene così come sei. Sempre e comunque. Capirai di essere libera il giorno in cui ciò che senti non striderà con nulla e, se anche stridesse, non te ne fregherebbe nulla. Arriverai a questo camminando, cadendo, implorando di farti portare avanti da qualcuno ma nessun qualcuno camminerà per te.
Storie dal mio passato

Mia nonna e mia madre erano arrivate a tutto questo e mi avevano presa, messa in piedi sul sentiero e, con un calcio sul mio generoso di dietro, mi avevano detto vai. Mia nonna, non appena sposata (stiamo parlando di una donna nata nel 1910) non si era piegata alla consuetudine della famiglia di mio nonno. Come accadeva in quei tempi, si viveva tutti nella casa del campo famiglia. Mia nonna lavorava dall’età di 15 anni, portava i soldi a casa e si teneva qualcosa per sé, per la sua libertà di donna. Non appena sposata, suo suocero voleva che lei non lavorasse più ma che si occupasse, come le altre nuore in famiglia, della casa. Mia nonna è resistita poche settimane. Poi ha spezzato questa cosa: si è trovata un lavoro da operaria, come mio nonno, e ha preso su suo marito cambiando casa. Perché quella era per lei la libertà. Mia madre, dal canto suo, non è caduta tanto lontana dall’albero. Con due figli fatti appena ventenne (io sarei arrivata di lì a 10 anni circa) e un lavoro che tante donne le invidiavano, si è licenziata ed è tornata a scuola per formarsi secondo ciò che sentiva nel cuore. Voleva fare un altro lavoro, pieno di mille sacrifici in più rispetto a quello di prima, ma voleva quella. E io?
Matrilineare…

Io non ho praticamente rimpianti nella mia vita finora, se non proprio un paio. Forse tre. Uno di essi riguarda proprio mia madre e mia nonna, assieme come fossero sedute in un bel salotto pronte ad ascoltare ciò che ho da dire loro. Mia madre è morta nel 2012 e, con la sua morte, mi ha dato uno spintone immenso su quel sentiero verso la libertà che vi descrivevo prima. Come lei, anch’io ho lasciato un lavoro sicuro, con 14 mensilità, in un bel posto e pieno di vantaggi per avventurarmi nella selva oscura della partita iva. Come lei, ho scelto di dare ascolto a ciò che realmente volevo, quasi come fosse una laica vocazione. E così è. Come mia nonna, invece, ho scelto di lavorare tanto, bene, di trovare la mia sicurezza non in una persona accanto ma nel fatto che sono io il pilastro assoluto della mia vita. Le persone accanto fanno bene ma, per come la vedo io ora, la mia sicurezza sono le mie gambe, il mio riuscire a reggere tutto e tutti. Ho scritto questo post perché so che, a differenza di mia madre e mia nonna, non ho e non avrò un’erede (al femminile, ecco perché ho messo l’apostrofo) a cui passare il mio “fa ciò che vuoi” personale. Il percorso matrilineare biologico fatto di donne cimbre, orgogliose e fiere è come se si interrompesse con me. Ma solo a livello fisico. Ho seminato il mio personale retaggio di libertà dove meno me lo sarei aspettata, in persone che mi sono state accanto per lavoro, per vita, per risate, per racconti, per la volontà di dirsi ciò che si è. Chiunque si senta accolto in questo gruppo, si ritenga destinatario di queste parole. La libertà, ti salverà: sii ciò che vuoi e avrai il potere più grande del mondo.
Et par le pouvoir d’un mot
Je recommence ma vie
Je suis né pour te connaître
Pour te nommer
Liberté.Paul Eluard
in Poésies et vérités 1942
Questo è il più bel monologo che abbia mai letto.
È come se tu scrivessi, ed io; muovessi le labbra.
Grazie Giovy, per aver scritto questo.
maxdiax
Grazie a te Max. Davvero.
Ho letto con interesse e passione il tuo articolo e mi sono rivista in parte di esso. Come te credo che la libertà non sia una sola, uguale per tutti, ma quella che noi sentiamo come “Libertà” e su cui dovremmo ogni tanto fermarci un istante a riflettere. Solo così troveremo davvero la nostra strada.
Grazie Helene.
Meraviglioso articolo: è proprio quello che vorrei insegnare a mio figlio e farò di tutto perché lui si senta “libero” di essere ciò che vuole! Un paio d’ali sono il miglior regalo che una madre possa fare!
Grazie mille. Tuo figlio avrà sicuramente una grande insegnante.
Ho letto tutto d’un fiato questo post e ora mi soffermo a riflettere…
Mi sono rivista in diversi passaggi, specialmente in quello “Apri una porta, buttala giù”, che per me è molto attuale visto che ho deciso di buttarne giù una proprio nel 2020.
Grazie 🙂
Mi fa piacere, Sara: poi dimmi come va. Ok?
Riflessioni importanti, come spesso mi capita di leggerne qui sul tuo blog. Io non esempi femminili forti nella mia famiglia però sto cercando di esserlo per mio figlio, vorrei che crescesse con una certa considerazione del genere femminile. Oltre che, ovviamente, con la voglia di seminare tanta libertà!
Fai bene, Daniela. Fai davvero bene.
Che perla preziosa che ci hai regalato.
Quando parli della tua famiglia emani una luce particolare, essere parte di una famiglia di donne forti è un’altra delle cose che ci accomunano.
Grazie Elena!
Anche tu hai delle donne forti dalla tua tua (e saluta la Signora Lidia)
La libertà è un valore, il più grande che abbiamo. Non sempre ne facciamo buon uso ma la dobbiamo difendere con la vita. E come al solito sono le donne a insegnare, le donne sono sempre capaci di fare la cosa giusta (o quella che in quel momento a loro sembra giusta) senza scendere a compromessi. Brave la tua nonna e la tua mamma e anche le mie che hanno sempre lavorato e difeso le loro scelte e ci hanno insegnato a farlo
Le donne sono quelle che insegnano e che vengono ascoltate meno. Spesso.
Mai come questo periodo le tue parole raccontano perfettamente quello che sento anche io e credo anche molte altre di noi.
Perfetta la poesia per esprimere il senso della libertà.
Felice di aver usato le parole giuste.
Libertà, una parola bella e importante sui cui bisognerebbe soffermarsi a riflettere spesso.
Ammiro il coraggio e la voglia di migliorarsi di tua mamma e la tua determinazione nel lasciare un lavoro sicuro per metterti in proprio. Come si dice “only the brave” e tu sei stata coraggiosa e sicuramente, seppur con difficoltà, avrai i tuoi successi! Un abbraccio
Grazie mille Valentina!
Ho una figlia femmina, con un forte spirito libero e indipendente. Io non ho avuto le possibilità di essere completamente libera nella mia vita, ma le ho insegnato che non esiste nulla di più importante per una donna della libertà e dell’indipendenza. E mi ha preso alla lettera: a 17 anni è partita per gli Stati Uniti e lì sta vivendo e studiando: con orgoglio assisto alle sue battaglie per essere e fare ciò che vuole, anche a distanza. Senza libertà non è possibile nessuna conquista, soprattutto per una donna.
Che grande tua figlia e che grande tu! Brava Paola!
Giovy, questo pezzo è bellissimo e molto topical in questo momento. Mentre noi e tanti altri ci chiediamo perché mezza nazione ha scelto di rinunciare alla libertà di movimento a favore dei passaporti blu, una generazione nuova si prepara a cercare di riguadagnarsela. E in un certo senso adesso la libertà è diventata la cosa più importante, e speriamo che nessun altro la darà mai più per scontata.
Non sai quanto piacere mi faccia il tuo commento, Viri! Hai proprio fatto centro sul senso del mio post.
La libertà è un valore importante, solo che è quando viene tolta che ci rendiamo conto della sua importanza.
Speriamo che la situazione attuale si risolva presto nel migliore dei modi
La libertà andrebbe mangiata a colazione. Sempre