Un viaggio in Belgio può essere ispirato da tantissimi elementi. C’è la storia, c’è il cicloturismo, c’è l’arte e c’è una natura tutta da scoprire. Personalmente, mi sono tornati in mente alcuni degli elementi che hanno guidato i miei viaggi, soprattutto in Vallonia. Ragionando cercando di fare una lista, mi sono resa conto che si tratta di puri simboli della Vallonia, elementi che – di norma – pochi considerano come belgi. Per il mondo, questi elementi sono francesi. Senza nulla togliere alla Francia, essi sono puramente Valloni. Di cosa sto parlando? Mettetevi comodi perché faremo un piccolo viaggio tra gastronomia, storia e tanta arte. Pronti?
Com’è diviso il Belgio: piccola spiegazione doverosa
Vi siete mai resi conto di quanto sia diviso il Belgio? Piccola spiegazione doverosa, solo per capire perché ci possano essere così tante differenze linguistiche e culturali in una nazione così piccola. Partiamo dalle lingue: quelle ufficiali del Belgio sono tre. Si tratta del francese, del tedesco e del fiammingo. Ma, per dirla tutta, c’è anche il vallone. Le macro-zone del Belgio sono tre: la Vallonia, le Fiandre e Bruxelles… che è come una sorta di città stato. Ora complichiamo un po’ le cose. La capitale della Vallonia è Namur. La capitale delle Fiandre è… Bruxelles che, ovviamente, è anche “capitale generale” del Belgio. Vi siete persi? Non vi preoccupate, è facile.
L’artista che tutti considerano francese ma che è belga: René Magritte

Vi siete mai chiesti di dove sia Magritte? Spesso viene etichettato erroneamente come francese. Lui, in realtà, è belga. Il luogo da visitare in Vallonia nel nome di Magritte è Lessines, un piccolo villaggio vicino a Tournai. Quest’ultima, a sua volta, è una città molto interessante vicino al confine francese. Ovviamente, una delle città più legate – in assoluto – a Magritte è Bruxelles. Ora, forse, sto per dirvi un’ovvietà ma per me non è così. Quando sarete in Belgio, ovunque voi siate, guardate il cielo: è lì che ritroverete Magritte.
Lo scrittore che tutti considerano francese ma che è belga: George Simenon
George Simenon è un figlio di Liegi e a Liegi è sempre stato legato, malgrado il suo peregrinare in Francia. Nel periodo storico in cui visse, era quasi un obbligo passare per Parigi e per la Francia per dare sfogo (e trovare concretamente un’occasione per lavorare bene) alla propria vena artistica e Simenon non fece di certo eccezione. Il suo Commisario Maigret è, ovviamente, francese ma dentro quell’uomo c’è tantissima Liegi. Così come dentro i libri di Simenon. Il luogo da visitare è il quartiere dell‘Oltre Mosa, proprio a Liegi.
Il personaggio che tutti considerano francese ma che è belga: Hercule Poirot

“Belga, signore, sono Belga“. Così dice spesso Hercule Poirot nei libri di Agatha Christie. Il famoso investigatore è spesso etichettato come francese ma lui tende sempre a specificare. Qual è il suo Belgio? Quale parte di Vallonia visitare per ritrovare questo personaggio? Dai libri della grande Agatha sappiamo che lui è della città di Spa, zona in cui passarono i romani e dove, guarda caso, ci sono delle grandi terme. Perché finì in Inghilterra? Lo so che è finzione ma Agatha Christie trovò ispirazione da fatti reali: molti belgi scapparono in Gran Bretagna durante la Prima Guerra Mondiale. E così fece Poirot.
Il cibo che tutti considerano francese ma che è belga: le patatine
Più che del Belgio in generale, le patatine fritte sono nate in Vallonia. La storia vuole che nel 1781 la Vallonia fu colpita da un gelo senza pari. La Mosa, il fiume che è anima stessa della Vallonia, si ghiacciò, impedendo di poter pescare del pesce da friggere. Fu così che gli abitanti della zona iniziarono a tagliare le patate in piccole forme, per poi friggerle. Andò davvero così? A me piace credere che sia così. In Belgio, in generale, si mangiano delle patatine fritte spettacolari. Provate quelle de L’Industrie di Liegi o quelle di Chez Léon a Bruxelles. Ovviamente, provatele con le famose cozze.
Lo strumento che tutti considerano francese ma che è belga: il Sax
Sax è l’abbreviazione di Saxophone. Italianizzato poi in Sassofono. Da dove nasce il nome di questro strumento così versatile e suonato in tanti generi musicali? Prende il nome dal suo “papà“: Adolphe Sax, un costruttore di strumenti musicali che visse nella città di Dinant. Dinant è uno dei più bei posti che io abbia visto in Belgio. Nel centro della città potete trovare la sua casa, con un piccolo museo gratuito proprio dedicato allo strumento.
L’Abbazia che nacque per volere di un’italiana: Orval

O almeno così dicono. L’Abbazia di Orval è una delle più celebri abbazie trappiste della Vallonia. No, nessuno la considera francese ma in quel luogo, così profondamente belga, c’è un pizzico d’Italia. La storia vuole, infatti, che fu Matilde di Canossa a far costruire quell’abbazia. Fu sempre la cara Matilde a concedere l’autorizzazione per la produzione della famosa birra.
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Che articolo interessante Giovy! Non sono mai stata in Belgio e fino ad oggi credevo che da vedere ci fossero solamente la capitale e la tanto apprezzata Bruges, invece scopro dal tuo post che è un Paese che offre davvero molto. Non sapevo che le french fries fossero originarie del Belgio così come non avevo mai sentito parlare della Vallonia, una regione che ora vorrei tanto visitare. Grazie
Il Belgio è una nazione “insospettabile”: è piccola ma piena di cose da fare e da vedere. La Vallonia merita davvero.