È un normale mercoledì di gennaio mentre scrivo questo post. Attiglio, il tiglio che vive fuori dalla mia finestra, affronta fiero l’inverno e sembra già aver voglia di mostrare le gemme pronte a crescere. Sul pavimento della stanza dove lavoro c’è la mia valigia rosa aperta a libro. Segno di un viaggio volto al termine. Alcuni vestiti sono già in lavatrice; altri aspettano fiduciosi. Non so se per voi sia la stessa cosa ma quando metto i vestiti a lavare mi sembra di tradire il viaggio appena fatto. Lavo via l’esperienza in modo fisico e tangibile ma tengo tutto dentro al cuore. Quello stesso cuore che in volo sembrava pieno di sassi e che ora mi fa scrivere tutte le parole che seguiranno. Tornare da Tenerife per me è sempre dura. A settembre avevo capito quanto fosse una questione d’amore. Ora ho capito qualcosa di più.
Qualcosa di diverso
Ieri (ovvero martedì, mentre ero in volo) l’aereo ha seguito una rotta diversa per riportarmi in Italia. A pensarci bene, c’è stato molto di diverso: c’era la pioggia leggera sulla costa sud dell’Isola (mai vista prima). C’erano le nuvole dense a coprire il Teide e a vietarmi di guardarlo con gli occhi della nostalgia. C’era il posto 20F anziché il mio solito 19F. C’era il maglione rosa anziché quello grigio chiaro. C’era la mia amica Ele vicino a me e non il mio solito viaggio in solitaria. Sulla Spagna – l’avevo sentito alla radio – imperversava la tempesta Gloria. Questo ci ha vietato di volare sopra la penisola Iberica. Io guardavo fuori dal finestrino, persa nel mio consueto film che riepiloga nella mia mente, i miei giorni passati a Tenerife. Una mano quasi sul cuore, pronta a lenire lievemente quella sensazione di pensantezza che, mista alla tristezza, mi prende appena sento “boarding completed” e vengono chiuse le porte dell’aereo. Nel mezzo della mia perditudine totale, i miei occhi hanno colto qualcosa di diverso: la costa dell’Africa e poi un color ruggine intenso. C’erano le dune, c’era un silenzio totale che si poteva cogliere malgado l’altitudine, malgrado ci fosse la struttura dell’aereo a contenere me e i miei pensieri. Quello era il deserto. Prima il Marocco, poi l’Algeria. Poi il Mediterraneo. Poi casa. Una frenata brusca mi aveva riportata al mio presente. Viaggiare sopra il deserto mi ha fatta ragionare sulle differenze: nessun viaggio – seppur nello stesso posto – è mai uguale all’altro. E questo… cosa mi aveva dato?
Raccontare, con passione
In questo viaggio ho capito che amo raccontare quell’Isola. Amo trasmettere la mia passione, il mio amore, quello che so e – forse – posso dire di riuscire a farlo. In questo viaggio ho scoperto che i ritorni, in genere, fanno bene: sono tornata in tanti posti dove ero già stata molte volte. L’ho fatto perché sono speciali, sono belli, sono quelli che vanno mostrati per far conoscere Tenerife: Garachico, Los Silos, la Isla Baja, la piscina di Altagay alla Punta del Hidalgo. E poi c’è stata Punta Prieta. E poi c’è stato il caffé a La Laguna. E poi c’è stato il “senti come batte il sole“. E poi la Tejita, quel pomeriggio che sembrava il classico pomeriggio di fine vacanze. E poi i miei pensieri.
Quello che ho capito
Quello che ho capito volando verso casa, cercando di ascoltare quel dolore che mi viaggiava dentro, è stato perché mi sentissi così in quel momento. Il mio giorno del magone, per questo viaggio, è stato lunedì. Soprattutto lunedì pomeriggio, quando il vento giocava con i miei capelli dalle parti del Mèdano. Non vi siete mai fermati ad ascoltare un dolore che vi viaggia dentro? Il dolore parla, parla con la stessa intensità di un sorriso, della felicità e della gioia. Immersa in quell’ascolto mi sono resa conto che, in realtà, non stavo sentendo la verità enunciata da quel dolore. Come se stessi ascoltando con un orecchio solo. Molti miei ritorni da Tenerife mi avevano fatta sentire così: io mi dicevo “è perché non vuoi tornare a casa, non vuoi tornare alla routine“. E come darmi torto? Vivere con i sandali, sempre. Non soffrire mai il caldo ma averne a sufficienza per stare al caldo. Avere a portata di mano un posto che va da zero a 3700 metri, dove posso avere mare e montagna allo stesso tempo. Ovvio che si sta male a tornare nel mezzo della pianura padana, no!? Figuriamoci in una stagione in cui, a ogni respiro, corrisponde una dose di inquinamento così grande da non riuscire nemmeno a mandar giù l’aria. E allora mi dico… Giovy, è davvero così o stai ascoltando solo quello che vuoi? Già, Giovy… ascolta più in profondità.
Lasciare te
In profondità, nel settembre 2019, trovai l’amore vero per Tenerife. Quel “senza fine, tu sei un attimo senza fine” che ancora mi risuona dentro. In profondità, la settimana scorsa, ho capito la ragione di quel peso sul cuore, di quei massi mastodontici che mi pesano sull’anima. Non è tanto il tornare a casa, il tornare a una pianura che non capisco, che non voglio e che non mi appartiene. Non è il vivere un moto a luogo. È di lasciare quel determinato stato in luogo. Perdonate i riferimenti grammaticali. Non è tornare a casa, è lasciare te, isola mia. Ho capito che sarebbe lo stesso se dovessi partire e andare, per esempio, nella mia amata Manchester. Non è tornare a casa in quel luogo che casa non è. È questione di lasciare te, solo te. E quello che significhi per me. Mai, nella mia vita, avrei pensato uscissero dalle mie dita parole così. Fa paura. Mi fa paura. Ma è così. È bello e spaventa. Fa male e, allo stesso tempo, permette di guarire da ogni cosa. Torno, torno presto.
… But nothing
I said nothing can take away these blues
‘Cause nothing compares
Nothing compares to you…
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori – riproduzione vietata.
Che bello quello che scrivi, mi sembrano i sentimenti giusti di chi ha trovato “casa” e per un motivo o un altro deve lasciarla. Credo che ognuno di noi abbia al mondo un luogo dove sentirsi a casa indipendentemente da quando l’ha conosciuto e da quanto tempo ci ha trascorso (non me serve mai molto per sentirsi a casa), a volte si vaga si vaga per molto tempo prima di trovarlo, altri purtroppo si accontentano di abitare (come me e credo anche te per ora, sottolineo per ora, in padania)…beh penso che Tenerife sia la tua Casa su questo pianeta. 😉❤
Comincio a crederlo anch’io. Grazie Francesca!
Per un amore così molla tutto e torna da lui! … varrà ben qualcosa vivere nel ventunesimo secolo, no?!
@mo16anni
Il pensiero è quello, cara Monica. La mia isola, per fortuna, è la che mi aspetta.
Trovare una casa, un luogo nel mondo che sentiamo appartenerci, è qualcosa di magico e unico. Alcuni vivono “casa” come il luogo dove sono nati senza farsi troppe domande.
Io amo molto la mia città, e ne sento le sue radici in fondo alla mia anima. Tuttavia quella “casa” di cui tu parla ancora non l’ho trovata del tutto. Ci sono luoghi nel mondo che mi hanno fatto pensare “io qui ci starei bene, ci vivrei volentieri”, e però la forza di quello che scrivi qui ancora non l’ho sentita ma riesco a capire il sentimento.
Sottoscrivo ogni tua parola, Elena!
Oggi mi sento ancora in preda al più grande dei sentimenti e mi sento in bilico tra felicità e sofferenza.
Il tuo amore per Tenerife traspare da ogni parola, trasuda da ogni punto, da ogni virgola. Hai ragione. Un posto dove non si soffre il caldo ma dove il caldo e solo piacevole, e sei in ciabatte 365 giorni all’anno. Ho visto immagini al tv sulla tempesta In atto in questi giorni, davvero devastanti. Spero finisca presto per permettere agli abitanti di tornare alla loro routine.
Speriamo davvero!
Tante volte mettere per iscritto le emozioni aiuta e tanto… Anche io ho un paio di luoghi che sento come casa e che ogni volta che lascio sento come un tuffo al cuore. Non sono mai stata a Tenerife e devo dire che ora sono ancora più curiosa di visitarla
Se vai, dimmi l’effetto che ti fa.
Bellissimo: la tua anima si perde in quel luogo d’incanto a sai che c’è la routine e la città stanno diventando “stretti” un po’ per tutti, non è vita misura d’uomo
Grazie Mara!
Una vera poetessa del viaggio, riesci a stabilire un rapporto affettivo con i posti che visiti e a trasmettere sensazioni profonde a chi legge le tue esperienze. Ritornare nei posti del cuore significa ritrovare la propria seconda casa, quindi sono d’accordo con te sulla scelta di fare ritorno nei luoghi che ci hanno colpito. 👍😉
Mi hai fatto un complimento bellissimo. Grazie.
Che bello quello che hai scritto, pieno du sentimento. Si percepisce tutto l’amore che hai per questo luogo.
Grazie Cla!
È il tuo luogo del cuore. La tua casa, andare via da sempre male, il pensiero di tornarci è già una felicità quasi indescrivibile che traspare in ogni tua parola.
Il mio pensiero e la mia esigenza.
Mi oiacerebbe leggere di qualche posto del tuo luogo del cuore, al di là dei luoghi comuni e le località ioerturistiche. Hai una guida?
Qui sul blog trovi moltissimo: c’è un tag apposito per Tenerife. E chissà mai che un giorno non si trasformi in una guida.
Leggo sempre con estremo piacere i tuoi articoli perché hai la capacità, con le parole, di raccontare qualcosa di tuo e di unico quasi come fosse una melodia.
E’ evidente l’amore che provi per Tenerife ed in parte lo capisco, non ho visitato quest’isola ma bensì Lanzarote ed ogni volta che le rivolgo il mio pensiero, provo una certa nostalgia che difficilmente sento per altre località.
Ti ringrazio molto Helene.
Come ti capisco, sono stata a Tenerife due volte e ci tornerei subito, è un posto magico che ti rapisce con la sua bellezza!
Allora anche per te è tempo di tornare!
Sai già come la penso. Cogli l’attimo e trasferisciti
Comincio a pensarla così anch’io.
io ci vengo di rado eppure ho li mio cognato beato che ci vive. so bene cosa significano le tue parole le penso anche io ogni volta che riparto
Grazie Sheila…
Giovy che bello! Ma perché non ti trasferisci? Alla fine credo tu faccia un lavoro gestibile ovunque! Io se potessi tornerei subito in california e ci ho anche pensato molto l’anno scorso quando sono cambiate le mie prospettive lavorative.
Ma io ho un figlio che nn ne vuole sentir parlare di trasferitsi….forse avrei dovuto farlo quando era piccolo!
Guarda, Cri, ci sto davvero pensando.
Che bello quando viaggiando si trova una “casa lontana da casa” che ci fa battere il cuore e ci spinge a ritornarci più e più volte. Spero che tu possa tornare presto a Tenerife, se questo è quello che il tuo cuore desidera! 🙂
Torno presto, per fortuna. Altrimenti impazzirei.
Giovy, mi hai toccato in cuore! Ho sentito tutte le tue emozioni e il tuo dolore pervadermi. Ti auguro di avere la possibilità di trasferirti lì: è la tua terra che ti chiama. Io ho provato questo dolore quando sono tornata dal Sud Africa: ogni volta che penso a questo Paese mi viene il magone (esiste davvero il mal d’Africa).un richiamo ancestrale… Ho pianto per una settimana al ritorno!
Un altro posto dove tornerei subito è la Norvegia: anche in questo caso mare e montagne, fiordi e lago: tutto quello che riempie gli occhi e il cuore.
Sai che anch’io tornerei di corsa in Norvegia? Felice di averti toccato il cuore.
Capisco benissimo l’intensità del dolore che senti. Lo provo anche io, anche a me tremano le mani chiudendo la valigia. Ma è bellissimo avere un luogo in cui ti senti “a casa”. E’ bello perchè puoi tornarci quando hai bisogno di rigenerarti, quando sai che in quel luogo sei fortissima e nessuno ti può fare male (basse temperature comprese). Anche io ho il mio angolo di mondo in cui lascio il cuore ogni volta, nascosto sotto un sasso. Presto tornerò a prenderlo. E tu? Quando tornerai a prendere il tuo?
Io ci tornerò prestissimo! C’è qualche mese in mezzo ma passerà in fretta.
Anche a me è capitato di pensare finalmente ho trovato casa…appena arrivata mi hanno detto che l’isola o ti attrae o ti respinge, io mi sento profondamente attratta. L’Oceano mi trasmette sensazioni che non mi dà il mare italiano, solo guardarlo. Forse è il fascino che hanno le isole. Complimenti per il tuo blog mi piace molto come esprimi i tuoi sentimenti personali,
Grazie mille Elena!