Sono tre le città degli Stati Uniti legate a Bruce Lee: San Francisco, Oakland e Seattle. Le prime due sono, rispettivamente, la città in cui visse da piccolo e poi una volta famoso e il luogo in cui Bruce Lee aprì le sue palestre di Kung-fu. La terza, ovvero Seattle, è la città in cui è cresciuto, quel luogo in cui tutti gli vogliono sempre bene e dove lui e suo figlio Brandon (accomunati dalla stessa morte) sono sepolti. La Chinatown di Seattle è intrisa del suo spirito e dell’Urlo di Chen, tanto per citare un suo famoso film. Quando ho visitato Seattle sono proprio andata in cerca dello spirito di Bruce Lee, del suo ricordo e dei luoghi capaci di portarlo anche nel nostro presente. Quali sono i luoghi da visitare a Seattle se si ama Bruce Lee?
Qualche parola su Bruce Lee

Le Tiger ai piedi, la tuta gialla, la sua maestria nelle arti marziali e quel suo essere timido e speciale allo stesso tempo: questo è per me Bruce Lee. Lui morì in circostanze misteriose nel 1975, quindi tre anni prima che io nascessi ma piaceva così tanto ai miei fratelli (più grandi di me di 10 e 11 anni) che, nella mia infanzia, sapevo già quasi tutto di Chen, uno dei suoi personaggi più celebri. Bruce Lee nacque nella Chinatown di San Francisco e lì studiò e divenne grande. Per seguire gli studi dell’Università, si trasferì a Seattle e lì lavorò come cameriere da Tai Tung (al 655 di King Street, dove ho scattato la foto della copertina del post). Chinatown a Seattle fu per lui molto più che un semplice luogo: quel quartiere gli restituì il senso di famiglia e fu dove lui mise su famiglia. Fu proprio all’Università dello Stato di Washington che Bruce conobbe sua moglie Linda. Tra la fine degli Anni ’60 e l’inizio degli Anni ’70 la carriera cinematografica di Bruce raggiunge il culmine. Anni prima era stato notato da un produttore cinematografico presente a una gara di karate. Mentre si trovava a Hong Kong per un film, nel luglio del 1973, Bruce morì e l’autopsia decretò una reazione allergica a un medicinale o qualcosa del genere. Dopo l’autopsia si aprirono le polemiche e le supposizioni sulla sua morte: per molti fu la mafia cinese (potentissima sulla Costa Ovest degli Stati Uniti, a quel tempo) a volerlo morto. Io non so come sia realmente andata ma quello che posso dirvi – e se avete circa la mia età ve lo ricorderete – è che nel 1993 anche suo figlio Brandon morì. Brandon stava girando Il Corvo – The Crow. Ufficialmente morì per un errore sul set (la pistola che doveva sparare a salve era, in realtà, carica)… ma ne siamo sicuri? Quello che posso dirvi è che, quando sono andata a Oakland, sono andata in cerca delle tracce delle palestre di Kung-fu di Bruce Lee e le ho trovate praticamente in rovina. Ho chiesto di lui più volte e nessuno voleva parlarne. Chiacchierando con un taxista di questa città californiana, lui mi disse che nella comunità cinese di San Francisco e in quella di Oakland c’è ancora tanta paura di ciò che accadde ai Lee padre e figlio. Ciò, per fortuna, non accade a Seattle, città che è fiera di averlo avuto tra i suoi abitanti.
I luoghi da vedere a Seattle se ami Bruce Lee
I luoghi che sto per raccontare possono essere visti camminando, per poi prendere un taxi o un altro mezzo pubblico per arrivare al posto dove Bruce e Brandon sono sepolti. La Chinatown di Seattle è ora molto più piccola di quella che era quando la città di Seattle venne fondata (o qualche anno dopo) ma resta sempre un punto saldo della cultura asiatico-americana. La gente del posto usa molto l’espressione Asian-American perché va identificare esattamente le ultime generazioni di nati in America da genitori asiatici. Bruce Lee era sicuramente un Asian-American da manuale: legato alle sue tradizioni, alla lingua cinese, al cibo della Cina dalla quale provenivano i suoi genitori ma, nello stesso tempo, era figlio di una West Coast davvero culturalmente importante in quegli anni. Sua moglie, totalmente americana, era il completamento dell’idea che incarnava. Lui era il simbolo di una generazione capace di dare un nuovo volto alla tradizione. I luoghi da vedere a Seattle se volete andare in cerca di Bruce Lee sono essenzialmente:
- La Chinatown di Seattle
- I ristoranti lungo la King Street South
- Il Wing Luke Museum
- Il Cimitero di Capitol Hill
La Chinatown di Seattle: dove si trova e come raggiungerla
Trovare la Chinatown di Seattle è facile: la noterete ancora prima di capire come arrivare allo Space Needle. Chinatown, a Seattle, è identificabile – giusto per avere un riferimento – con South King street (la troverete indicata come S King, sui cartelli). A livello di “urbanistica” la troverete anche come CID, ovvero Chinatown International District. Sorse tra il 1850 e il 1860, gli anni in cui Seattle prese vita. Le popolazioni asiatiche arrivarono in città per via della costruzione della ferrovia e per il gran fermento nato a Seattle per via delle spedizioni verso l’Alaska e il Klondike. Quella che ora è Chinatown un tempo era molto più grande e comprendeva anche Koreatown e Japantown, luoghi pressochè scomparsi dopo il 1940, con la Seconda Guerra Mondiale e la “cacciata” dei giapponesi dagli USA. I coreani non se la videro molto meglio negli anni successivi. Attualmente, la Chinatown di Seattle è un luogo culturalmente molto interessante e anche un ottimo posto dove trovare i dumpling più buoni della città. L’ingresso di Chinatown, proprio di fronte alla Union Station, è contrassegnato da un grande arco cinese. Iniziate a camminare da lì e proseguite fino al punto in cui South King Street incrocia la 10th Avenue. Lungo quel percorso troverete la Chinatown vista e vissuta anche da Bruce Lee.
I ristoranti di South King Street
Ho fatto questa foto proprio nel punto che vi indicavo nel paragrafo precedente. Questa è South King Street nella Chinatown di Seattle e quello che vedete sul fondo della foto (quella sorta di campanile) è l’orologio della Union Station di Seattle. Consiglio: pensateci bene se camminare lungo South King Street verso l’ora di pranzo perché vi verrà ancora più fame. Soprattutto se, come me, amate la cucina cinese. Da un lato e dall’altro di South King Street, tanti ristoranti fanno bella mostra di sé. La cosa che mi è più piaciuta? Il fatto che ogni ristorante guardasse un po’ ai turisti ma, essenzialmente, era lì solo (o in primis) per i locali. Bruce Lee amava mangiare in South King Street e si è anche pagato l’Università proprio lavorando in tavole calde lungo questa strada.
Il Wing Luke Museum
Il Wing Luke Museum può essere considerato l’espressione culturale della Chinatown di Seattle e vi consiglio vivamente di visitarlo a prescindere da Bruce Lee. Dedicherò a questo museo un post apposito perché vale davvero la pena di raccontarvelo nella sua completezza. Perché? Perché il Wing Luke Museum di Seattle racconta la crescita della comunità asiatica di Seattle fino al suo divenire la comunità asiatico-americana dei giorni nostri. Al piano terra c’è una mostra dedicata proprio a Bruce Lee: non ho potuto fare foto al suo interno, per espressa volontà della famiglia Lee. La mostra, infatti, è stata realizzata con delle donazioni fatte dalla figlia di Bruce Lee e racconta Bruce al di là della sua celebrità di attore. Racconta il Bruce uomo ed è davvero motlo toccante.
La tomba di Bruce e Brandon Lee a Capitol Hill
Capitol Hill è un quartiere molto bello (e residenziale) di Seattle e lì si trova il Lake View Cemetery, luogo dove Bruce Lee e suo figlio Brandon Lee sono sepolti. Io sono arrivata al cimitero utilizzando Uber (circa 10$ da Chinatown), perché era il mezzo di trasporto più veloce e più semplice da usare in quel momento. Cercate di utilizzare l’entrata lungo Federal Avenue East, nel punto in cui incrocia Blaine Street East. Da lì vi basterà camminare pochi minuti e arriverete proprio davanti alla tomba di Bruce e Brandon Lee. Quel giorno pioveva e a me sembrava quasi irreale il fatto di essere lì. Al cimitero c’era poca gente ma i turisti arrivano sempre a fotografare quelle due lapidi. Non fate gli stupidi e siate rispettosi. Quando sono arrivata io c’erano alcuni turisti (di non so dove) che facevano un casino pazzesco. Mi è nato il fastidio nel cuore. Le tombe sono semplici e su quella di Brandon, non so perché, non c’è la foto. Davanti alle lapidi c’è una piccola panca: io mi sono seduta lì per stare una decina di minuti (facciamo quasi mezz’ora) con loro.
La Seattle di Bruce Lee, per me
Ormai l’avete capito: Seattle per me è stata più di un tuffo al cuore. Come vi dicevo all’inizio del post, Bruce Lee è entrato nella mia vita, in primis, perché i miei fratelli guardavano i suoi film. Poi è arrivato il 1994 e io andai, nel tardo pomeriggio di una domenica d’autunno, a vedere The Crow, come fece mezzo mondo. Il film uscì abbinato al fatto di cronaca che raccontava la morte (accidentale o meno) di Brandon Lee e tutti si ricordarono, per assonanza, della morte di suo padre Bruce. Brandon era bello come pochi e The Crow era il racconto di una città immaginaria che, nella realtà, era davvero Seattle. La Seattle di cui leggevo io sui giornali di musica e che mi fece promettere a me stessa “un giorno ci andrai Giovy“. Quel giorno, mentre cercavo i luoghi di Bruce Lee a Seattle, la mia mente non poteva non proiettare l’immagine della me appena sedicenne, in lacrime, alla fine di The Crow. Non ero l’unica uscita con gli occhi lucidi dal cinema. Quando sono arriva al cimitero, iniziò a piovere. Tirari fuori la mia giacca antipioggia col cappuccio, il coprizaino e iniziai a camminare verso le tombe di Brandon e Bruce. Arrivata lì davanti e superato il fastidio per quei tipi che facevano casino, asciugai con un fazzoletto di carta la panchina e restai lì con loro due. Sono scoppiata a piangere e mi sono sorpresa di quanto mi importasse sia di Bruce che di Brandon. In quel momento, mi venne in mente una frase-chiave del film The Crow “non può piovere per sempre” e mi sono ricordata della ragazzina protagonista del film, sempre con il cappuccio della felpa e della giacca in testa. Come me, in quell’istante. Alzai gli occhi verso le tombe e – ve lo giuro – un corvo nero si era appena posato sulla tomba di Brandon. È stato come se ma le sedicenne e la me quarantunenne si fossero guardate e sorrise all’unisono. Ripeterò una cosa che ho scritto quando annunciai questo viaggio da sogno: guardatevi indietro e cercate tra i sogni che avevate da adolescenti. Prima o poi si realizzeranno. Visitare la Seattle di Bruce Lee mi ha portato a notare quanto la città sia orgogliosa di lui e lo consideri totalmente un suo figlio. La Seattle di Bruce Lee (e di suo figlio Brandon) mi ha insegnato, di nuovo, che – davvero – non può piovere per sempre.
Sometimes it rains inside my head
All the words run dry
Walls are breathing hands are reaching up
To touch my thigh
Prima di chiudere questo post, ascoltatevi questa canzone. Chiuderà il mio racconto alla perfezione.
Tutte le foto sono © Giovy Malfiori, tranne quella di Bruce Lee – riproduzione vietata.
Nel tempo di lettura di questo post mi hai catapultata nella mia infanzia (e adolescenza, visto che nel 1994 avevo già 14 anni!). Anche mio fratello era appassionato di Bruce Lee e insieme guardavamo tutti i suoi film. E mi hai rivelato una cosa che non sapevo: “Non può piovere per sempre” è una delle frasi che uso di più quando piove ma non sapevo fosse la frase chiave del film The Crow. Grazie. Sei sempre una fonte di ricordi e di notizie interessanti.
Grazie a te Raffi per il tuo commento. Per me ritrovare Bruce e Brandon Lee a Seattle è stata quasi una missione.
Ciao mi chiamo Fabrizio e sono di Mantova…
Se organizzi altri viaggi per vedere la tomba e museo di Bruce Lee, sarei molto interessato….sono sempre stato appassionato di lui…. teniamoci in contatto….grazie
Ciao Fabrizio,
grazie per il tuo commento. Io non organizzo viaggi ma racconto quelli che faccio io.
Nel caso tornassi a Seattle (come spero accada), te lo dico. Promesso.