Alzi la mano chi non ha mai pensato di vivere o di fare un viaggio in Australia. Io non sono mai stata down under da quelle parti. Quando avevo 20 anni stavo per iniziare a organizzarmi per passare un anno in Australia, dai lontani parenti che ho lì. Poi non ho fatto nulla perché, nella mia vita, è arrivato un lavoro a tempo indeterminato con l’aggiunta della voglia di andare all’università per studiare Storia. L’Australia è sempre nella mia wishlist e prima o poi ci metterò piede. Per poterne parlare in modo completo, ho pensato di intervistare una blogger che adoro per il suo modo di scrivere e di raccontare la vita in Australia. Lei si chiama Lucy The Wombat.
Ciao Lucy, raccontaci chi sei.
Ciao Giovy, grazie di ospitarmi! Definirsi per gli altri è sempre difficile, anche perché io ho mutato forma più volte. Vivevo a Parigi, ho rischiato la pelle al Bataclan nel 2015, sono rimasta lì quasi due anni e alla fine ho deciso che per dimenticare il trauma dovevo andarmene lontano. E così mi sono ritrovata a Melbourne, tra gli Aussies, e ho scoperto che mi appassiona raccontare di come si viveper condividere aspetti della vita down under. Cerco di esplorare l’Australia il più possibile, con un amore particolare per la sua fauna, bizzarra e irresistibile. Senza nascondere i contrasti e i lati oscuri del continente (e i miei, perché scrivendo mi metto a nudo): rifuggo quelle narrazioni in cui tutto è perfettamente felice. A farmi da guida, un vombato immaginario (la mascotte del blog!) che sa sempre la cosa giusta da fare.
Tu vivi in Australia da un po’: cosa ci puoi dire della vita da emigrata nel mondo down under? Quanto è difficile integrarsi e lavorare?
La vita a 16’000 km di distanza è esotica e penosa allo stesso tempo. Sono partita tutta baldanzosa, e mi sento fortunatissima ogni volta che metto il naso fuori dalla city per qualche gita fuori porta; ma dall’altro lato, però, la nostalgia per gli affetti è dolorosa, credo che alla lunga faccia invecchiare prima.
Lavorare è assai meno difficile, soprattutto se non hai paura di tornare a studiare per un po’ (io adoro studiare, ma capisco che per alcuni professionisti avviati il doversi prendere pezzi di carta ulteriori possa essere una seccatura). C’è molta più mobilità. Qui ho ricominciato da zero in un settore diverso da quello che era il mio, e nessuno mi ha mai guardata male per questo, qui è normale. Se ti metti sotto, ti si aprono delle porte a cui in Europa non credevi più.
Resto comunque un po’ turbata dal sistema delle scuole professionali dove si studia per (ri)qualificarsi: la qualità varia moltissimo, quindi un perfetto idiota con i soldi che frequenta una scuola prestigiosa avrà comunque più opportunità di uno squattrinato animato da ottime intenzioni. Almeno all’inizio. E poi anche qui contano molto le relazioni per trovare un lavoro: solo che dove noi grideremmo al raccomandato, qui si rallegrano candidamente per le “opportunities”.
Per questa e altre cose, integrarsi a un primo livello è molto semplice, ma cambiare certi nostri concetti culturali acquisiti è insidioso.
L’inglese Aussie è un po’ particolare: ci regali qualche perla del lessico australiano o qualche frase da sapere assolutamente?
Dicono che l’australiano sia l’inglese più corrotto, ma a me piace, mi mette allegria! Con la stessa indolenza con cui qui non ci toglie le infradito nemmeno nel freddo invernale, si abbrevia tutto a livelli quasi patologici: breakfast diventa “brekkie”, television “tellie”, barbecue “barbie” (usatissimo, grigliano compulsivamente!), e così via. Il benzinaio o service station per crasi diventa “servo”. Una volta compresa questa regola, e che i dittonghi sono un’opinione e come tali vanno saputi interpretare, è tutta in discesa… “Just slip an extra shrimp on the barbie for me, mate” – La frase che sentirete a Natale.
Parliamo di Australia e viaggi: ci racconti un luogo che ami, uno insolito e uno da vedere assolutamente in un viaggio da quelle parti?
Amore folle: per la Tasmania, l’isoletta a forma di mela a sud del continente. È una terra non ancora rovinata o corrotta dal turismo di massa, straricca di natura, animali, wilderness; vi si respira anche la Storia, perché dopo Sydney questa è stata la seconda area a essere colonizzata.
Un luogo insolito dove sono stata benissimo è il regno di Naracoorte, in South Australia, patrimonio UNESCO. Enormi grotte – visitabili – che custodiscono un tesoro di fossili animali, inclusa la megafauna, le bestie giganti oggi estinte. C’era il leone marsupiale e anche il wombat di tre metri! Tutt’intorno si fanno passeggiate selvagge nel bush nella quiete più assoluta, interrotta solo dal “thump-thump-thump” dei canguri.
Imperdibile: a Sydney sono rimasta sconvolta dall’Opera House. Banale, direte, ma è ben più di quello che sembra. Sapevo che è bellissima, ma nessuno mi aveva detto che irradia proprio un alone di magia. Non appena ti sposti di un passo, le sue vele mutano posizione, come mosse dal vento per davvero. Percorrerne il perimetro e ammirarla trasformarsi per ore, anche dal battello, è stata un’esperienza poetica.
Non si parla (quasi mai) di cosa mangiare in Australia: hai qualche consiglio per noi?
Intanto di mettervi comodi, armarvi di pazienza e santità perché dall’ingresso in un ristorante australiano a quando effettivamente metterete in bocca il primo boccone, farete in tempo a trovarvi un capello bianco in testa. E i camerieri commetteranno una serie di errori basilari nel servizio che, anche se siete pacifici come me, vi porteranno a voler fare una strage. Ciò detto, nelle città si mangia di tutto e bene: una terra di immigrazione non può che riflettere la sua varietà anche nel cibo, ed è una cosa bellissima. Ci sono persino dei buoni vini locali. Nei paesini però c’è molta meno scelta: quasi solo cibo da pub (spesso strafritto), e le cucine chiudono prestissimo! Ora quando ceno fuori a tarda sera in Italia, in vacanza, con la tovaglia di stoffa e i grissini, mi scende la lacrimuccia e mi sento un po’ un cliché.
[Riprendo io la parola, sono sempre la Giovy]
Ringrazio infinitamente Lucy per averci portato in Australia con questa intervista. Io leggo sempre il suo blog pieno di spundi di vita e di viaggio in stile down under. Mi piace molto il modo in cui Lucy si racconta e amo il suo essere profondamente pungente con la sua esistenza e con quella di ogni essere sul nostro pianeta. Australia a parte, se volete leggere qualcosa di intelligente, bello, ben scritto e mai banale, seguite il suo blog. Parola mia.
Tutte le foto sono © Lucy The Wombat – riproduzione vietata.
Cara Giovy, immaginami pure tutta arrossita mentre leggo cosa hai scritto di me 🙂 E’ stato un onore fare questa intervista with you <3
Per me è stato un onore intervistarti come è un onore e una bellezza leggerti sempre.
Devo ammettere che anche a me piace il modo di raccontare di Lucy, la seguo da un po’ e credo che la sua voglia di vita esca fuori ad ogni suo post mai convenzionale e con quella punta di personalitá vibrante che la caratterizza nella scrittura. Mi ha fatto piacere leggere della sua Australia anche in questa intervista.
Lucy andrebbe letta tutte le mattine per vivere meglio!
E’ stato bellissimo leggervi! Vi adoro e vi seguo entrambe e devo dire che la definizione che dai di Lucy è perfettamente calzante, lei ha un modo di scrivere che ti catapulta nelle situazioni e poi – lo dimostra anche nell’intervista – ha la capacità di giudicare con distacco vedendo pregi e difetti del mondo che la circonda.
Io adoro Lucy!
Ecco, ora ho ancora più voglia di andare in Australia. Anch’io avevo in mente di trascorrerci un anno con il Working Holiday Visa, ma poi la vita mi ha portato a Londra instead. Ma è da allora che sogno l’Australia e spero di poterci andare prima o poi e di esplorarla in lungo e in largo 🙂
Io sono fuori età per il working holiday visa ma partirei subitissimo!
La seguo da un po’ anch’io e la trovo strepitosa. Ormai mi crederà una stalker: ogni volta mi spertico in complimenti sul suo modo di raccontare e descrivere il mondo e la varia umanità. 🙂
Io la stalkero da un po’ ormai. La adoro.
Molto bella questa intervista! Conosco Lucy e adoro il suo blog, è stato bello approfondire un po’ questa conoscenza tramite le tue domande a lei
Grazie mille Virginia!
Leggo spesso il blog di Lucy perché lo trovo molto interessante, con un sacco di articoli curiosi e il suo modo di scrivere che sa intrattenere i lettori è davvero piacevole. Hai avuto un’ottima idea a fare questa intervista
Lei secondo me è splendida: un barlume di originalità in un mondo fin troppo uguale.